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3 vantaggi imperdibili di una comunità per universitari a Venezia

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L’impegno di Andrea Peruch si trasferisce da Santa Fosca a Casa Catecumeni

Un’occasione d’oro per una grande esperienza di umanità e di fede. Andrea Peruch l’ha già fatta come studente, ospite per due anni alla Casa studentesca Santa Fosca, a Venezia. Adesso sta iniziando a farla – e soprattutto inviterà altri studenti a farla – in Casa Catecumeni, il pensionato universitario nei pressi della basilica della Salute, sempre nella città d’acqua, da poco passato in gestione al Cpu, il Centro di pastorale universitaria.

Un’operazione da poco compiuta, che grazie alla disponibilità delle suore Salesie, proprietarie della struttura, consente che la scuola materna lì ospitata e il convitto per universitari fuori sede rimangano entrambi aperti, con gestione a carico della Diocesi. Insieme a un altro ex santafoschino, Andrea ha un compito pratico – di aiuto nella gestione – ma in particolare avrà il compito di trasportare l’esperienza di comunità nella vita quotidiana dei 49 studenti fuori sede che vivranno l’anno accademico nella struttura vicino alla basilica della Salute a Venezia.

Andrea Peruch, studente di Ca' Foscari
Le ragioni dietro la scelta di Andrea

27 anni, di Conegliano, Andrea ha fatto un percorso originale. Dopo la maturità ha optato per il lavoro: per cinque anni ha fatto l’operaio metalmeccanico. Poi il piacere di studiare e ricercare è prevalso e si è iscritto a Ca’ Foscari: ora ha quasi terminato e tra breve arriverà al traguardo della laurea triennale in filosofia e scienze umane.

Gli ultimi due anni li ha trascorsi a Santa Fosca, con notevole soddisfazione: «Ci sono tre motivi di fondo – spiega – per cui sono contento dell’esperienza fatta. Il primo è che, dopo cinque anni di lavoro, mi sono ributtato non solo nello studio ma nel contatto diretto e continuo con i giovani: è stata una stagione di spensieratezza e di tranquillità che mi ha fatto riassaporare cosa vuol dire essere giovane».

La seconda ragione? «Santa Fosca è grande perché è spazio ideale per ascoltare e raccontarsi. Ci sono la possibilità e il tempo per scambiarsi esperienze di vita e le proprie storie e si può farlo con tante persone, di provenienze diverse. Questo arricchisce molto».

Il terzo motivo per cui vale la pena di portare il “modello” Santa Fosca in Casa Catecumeni è che «da credente ho fatto un’esperienza forte di Dio, nella Casa del Cpu, anche grazie a questi racconti e all’apporto di umanità che in essi è contenuto. Come fa Dio a parlare? Anche attraverso la mia persona e quella di tanti altri studenti che mettono in comune il proprio vissuto».

I compiti quotidiani che svolgerà Andrea

E nella concretezza di tutti i giorni che cosa farà Andrea Peruch nel pensionato universitario alla Salute? «Mi occuperò innanzitutto di relazionarmi con gli studenti ospiti, mi occuperò delle questioni amministrative e di organizzare il programma formativo, con l’individuazione dei temi da affrontare negli incontri comunitari. Certo – precisa il giovane – non riprodurremo immediatamente in Casa Catecumeni quel che si fa a Santa Fosca: è giusto che l’approccio sia graduale, perché si entra in una realtà che ha la sua storia e le sue consuetudini. Ma un po’ per volta conto che si apprezzeranno sempre di più l’autogestione e la corresponsabilità, l’incontro comunitario e il progetto formativo di ispirazione cristiana».

E nella vita quotidiana che cosa cambierà per le 45 ragazze e i 4 ragazzi che in quest’anno accademico 2023-24 abiteranno nella storica struttura delle suore Salesie? «Prima veniva offerto un servizio di mezza pensione e adesso, nella logica dell’autogestione, gli studenti passeranno a gestirsi in proprio i pasti; anche le pulizie, tranne che per gli spazi comuni, saranno a cura degli ospiti. Si farà più vita insieme e cresceranno – credo – le occasioni in cui fare esperienza dei tre vantaggi della vita comunitaria di cui ho fatto splendida esperienza anch’io».

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