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50 ragazzi ucraini in Italia: un appello a non dimenticare

50 ragazzi ucraini in Italia: un appello a non dimenticare
Un respiro di normalità: l’accoglienza nelle diocesi di Vicenza e Bologna per 50 ragazzi ucraini dopo anni di guerra

«I botti di Capodanno? Per noi sono il suono della guerra»
50 ragazzi ucraini hanno soggiornato in Italia per vivere un “respiro” di normalità. L’incontro a Venezia con il Patriarca

La notte di Capodanno, mentre tutti si divertivano a festeggiare facendo scoppiare petardi, c’erano cinquanta ragazzi terrorizzati: erano i giovani ucraini in arrivo in Italia per vivere, ospitati dalle diocesi di Vicenza e Bologna, un’esperienza di normalità dopo due anni di guerra. 

Per loro botti e fuochi d’artificio sono tutto meno che un divertimento: assomigliano troppo alle bombe e ai missili che ogni notte devastano le loro città e le loro terre.

È una delle notazioni forti che hanno segnato il viaggio fatto in questi giorni da un folto gruppo di ragazze e ragazzi di età compresa tra i 16 ed i 24 anni, guidati da due accompagnatori: padre Roman Demush, responsabile della pastorale giovanile della Chiesa greco-cattolica Ucraina, e Yuliia Sorotitiuk, segretaria della pastorale giovanile dell’esarcato di Odessa.

«Questi giovani avevano bisogno di vivere la normalità, avevano bisogno di questa missione di fiducia e speranza», afferma il responsabile dell’esperienza, il vicentino Marco Baggio. «Abbiamo cercato di rendere la loro permanenza più serena possibile». 

Infatti, gli adolescenti ospitati provengono da Kyiv, Kharkiv, Kherson, Odessa e Donetsk, alcune tra le aree del Paese più colpite dal conflitto.

Durante la loro permanenza i ragazzi sono stati divisi in due gruppi: uno si è fermato a Vicenza, dove i giovani sono stati ospitati in diverse famiglie, mentre l’altro ha proseguito per Bologna dove i ragazzi sono stati accolti in un’unica grande struttura nel centro della città. 

In questo modo i giovani ucraini hanno potuto condividere la loro esperienza con altri coetanei italiani portando la loro testimonianza della situazione che stanno vivendo nel Paese. Spesso hanno sottolineato la loro paura: essere dimenticati dal resto del mondo.

Inoltre, nel viaggio, i giovani hanno avuto la possibilità di incontrare il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. 

Il viaggio

L’iniziativa è stata proposta 6 mesi fa a livello nazionale dalla presidenza dell’Azione cattolica.

Durante la GMG a Lisbona c’è stato un primo contatto con padre Roman e successivamente sono stati coinvolti i vescovi dei territori sui fronti di guerra, invitandoli ad indicare alcuni ragazzi che potessero vivere questo tipo di esperienza. 

Il gruppo è partito venerdì 29 dicembre e dopo tre giorni di viaggio è riuscito ad arrivare in Italia.

L’autobus è stato pagato da una onlus tedesca. «Dopo la “pioggia di missili”, i giovani sono partiti, costretti a cambiare mezzo poiché la stazione degli autobus era stata colpita dalle bombe. Purtroppo, per questo motivo, due di loro sono stati costretti a rimanere a casa, non essendo il nuovo autobus abbastanza grande per tutti», racconta Marco Baggio.

Tutti i ragazzi sono segnati dalla paura e dal dolore: infatti, quando durante capodanno si trovavano nei pressi di Vienna, erano terrorizzati dai rumori dei fuochi d’artificio. Questo evidenzia quanto questi giovani abbiano e stiano soffrendo per il conflitto presente nel loro Paese. 

Durante la permanenza sono state organizzate visite culturali e degli incontri con coetanei italiani. 

A Vicenza gli adolescenti hanno avuto la possibilità di incontrare la comunità ucraina della Chiesa greco-cattolica della zona.

L’incontro a Venezia

Inizialmente la gita a Venezia era stata organizzata per apprezzare la bellezza della città. 

«Costruendo e interfacciandosi con altre persone siamo riusciti ad organizzare un’esperienza particolare», spiega Marco Baggio. «Eravamo più di 70 persone e siamo stati accolti nel Seminario Patriarcale dove abbiamo pranzato»

Oltre alla visita nella Basilica di San Marco, i giovani ucraini sono stati ricevuti dal Patriarca Francesco ricevendo uno ad uno la benedizione. Inoltre, i ragazzi hanno cantato al Patriarca un canto natalizio tipico del loro Paese.

Accoglienza e solidarietà per i giovani dall'Ucraina

«I giovani hanno apprezzato moltissimo la nostra ospitalità», afferma il responsabile. «Noi speriamo che siano tornati carichi di affetto, speranza ed amore che abbiamo riversato in loro, cercando di trattarli come figli». 

Quest’esperienza rappresenta uno degli obiettivi principali che si erano posti in Ucraina, poiché avevano sempre di più la preoccupazione di essere dimenticati e che la loro situazione venisse trascurata.

Il viaggio è stata un’esperienza emotivamente molto forte non solo per i giovani ma anche per tutte le persone che hanno collaborato per ospitarli in Italia. «Quando cominci a sentirli parlare e piangere ti rendi conto di quanto ognuno di loro abbia storie incredibili», racconta Marco Biaggio. «Alcuni di loro sono orfani, hanno visto morire familiari, hanno fratelli in guerra; un ragazzo è un insegnante e ci ha raccontato che ha metà classe di bambini feriti dalle bombe. Sono cose inimmaginabili che se uno non vede non ci crede».

La speranza è che questa particolare esperienza diventi nota e condivisa anche in altre comunità. L’obiettivo è quello di offrire speranza a coloro che vivono nella stessa situazione, facendo loro comprendere che non sono soli.

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