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500 anni fa la visita a Venezia di Ignazio di Loyola

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A cinque secoli dalla visita del Santo celebrazione al Lido di Venezia
Cinquecento anni fa, nel 1523, ci fu la prima visita di Ignazio di Loyola a Venezia. Un anniversario che ha reso ancora più solenni i festeggiamenti per il santo patrono della comunità parrocchiale che a Ca’ Bianca al Lido di Venezia porta il suo nome nella chiesa a lui dedicata.
Il parroco monsignor Cesare Zanusso ha voluto ricordare questa data, così importante, in modo semplice e familiare, sabato 29 e domenica 30 luglio, ma non per questo meno significativa. Anzi, la partecipazione della comunità è stata molto sentita: sabato 29 è stata celebrata la messa prefestiva, presieduta dal parroco, e poi un momento di preghiera con l’Adorazione Eucaristica sotto l’ulivo in piazza vicino alla chiesa dove è stata collocata un’immagine della Madonna. Sono stati letti alcuni testi del santo patrono ad accompagnare la preghiera e la meditazione.
Domenica 30 alle 18.30 la santa messa solenne presieduta dal novello sacerdote diocesano don Matteo Gabrieli, concelebrata dal parroco monsignor Cesare, e dai sacerdoti del Lido. Al termine della celebrazione è seguita la cena fraterna. E’ stata anche l’occasione per ripercorrere alcuni passaggi della prima visita di Sant’Ignazio a Venezia A questa ne seguirono poi almeno altre due: la seconda nel 1535.
1523: il viaggio di Sant'Ignazio di Loyola verso Venezia
Era, appunto, il 1523: Ignazio – raccontano alcune testimonianze della sua biografia – sentiva dentro di sé una certezza incrollabile. Non poteva avere dubbi: doveva trovare il modo per andare a Gerusalemme. Attese di ricevere la benedizione del papa Adriano VI; poi, otto o nove giorni dopo la Pasqua, partì per Venezia.
Aveva con sé sei o sette ducati che gli erano stati offerti per il viaggio da Venezia a Gerusalemme: li aveva accettati cedendo un poco al timore che gli avevano fatto venire di non poter fare il viaggio diversamente. Ma due giorni dopo la partenza da Roma cominciò a capire che la sua era stata mancanza di fiducia; provò molto dispiacere per aver accettato quei ducati e si domandava se non era meglio sbarazzarsene.
Alla fine decise di distribuirli con larghezza a quelli che incontrava (di solito erano dei poveri). Così quando arrivò a Venezia non aveva più se non poche monete che gli furono necessarie per quella notte. Durante il viaggio verso Venezia, a causa delle precauzioni imposte dal diffondersi della peste, dormiva sotto i portici. Una volta, destandosi al mattino, si trovò davanti un uomo che al primo vederlo scappò via spaventato: doveva proprio avere un aspetto terreo da impressionare. Viaggiando cosi arrivò a Chioggia, e con lui c’erano alcuni altri che gli si erano uniti lungo la strada.
La fine delle peregrinazioni e l'arrivo a Venezia
Venendo a sapere che non li avrebbero fatti entrare a Venezia, quei compagni decisero di andare a Padova per avere un certificato di sanità; e anch’egli partì con loro. Quelli camminavano così in fretta che lui non riusciva a tener loro dietro; lo staccarono abbandonandolo in aperta campagna sul calare della notte. Mentre era là apparve Cristo nel modo in cui di solito gli si manifestava, e lo confortò molto.
Sostenuto da questa consolazione, il giorno dopo, in mattinata, senza falsificare il certificato come avrebbero fatto gli altri, giunge alle porte di Padova e vi entra senza che le guardie gli domandino nulla. Lo stesso accade poi all’uscita, con grande stupore dei compagni che si erano appena muniti del salvacondotto per entrare a Venezia, mentre lui non se n’era curato affatto.
A Venezia le guardie salirono sul traghetto per controllare a uno a uno tutti quelli che c’erano, ma lui lo evitarono. In città si procurava il cibo chiedendo l’elemosina e dormiva in piazza San Marco. Non volle presentarsi all’ambasciatore dell’imperatore e neppure si diede da fare con impegno straordinario a procurarsi i mezzi per andare a Gerusalemme. Aveva nell’anima una grande certezza che Dio gliene avrebbe dato modo, e questo gli dava tanta fiducia che, per quante paure o ragioni gli opponessero, non riuscivano a scuoterlo.
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