8 ragazzi hanno partecipato ad un’esperienza di 10 giorni in Kenya con “Young Caritas”. L’obiettivo? Imparare a contribuire in modo attivo alla società, sviluppando un forte senso di comunità e un approccio creativo ai problemi.
Dal 22 al 31 luglio, i giovani partecipanti del progetto sono stati ospiti inizialmente a Nairobi dalle Suore della Visitazione, per poi visitare e incontrare la realtà del San Martin di Nyahururu e la missione di Ol Moran, seguita da Don Giacomo Basso, sacerdote della diocesi di Venezia.
«Durante il viaggio, i ragazzi hanno avuto l’opportunità di incontrare varie realtà, tra cui un ospedale che accoglie bambini con disabilità», racconta don Gilberto Sabbadin, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale Universitaria. «Quando abbiamo incontrato Don Giacomo ci ha colpito come lui lavori per far percepire il valore di un territorio in relazione a un contesto più ampio, favorendo il dialogo tra diverse realtà scolastiche e promuovendo un forte senso di comunità, spesso assente nel nostro mondo occidentale».
Il progetto “Young Caritas” rappresenta un’iniziativa innovativa volta a sostenere giovani nel loro percorso di crescita attraverso esperienze di incontro con diverse realtà di servizio, missione e povertà.
«Lo scopo principale è fornire ai giovani strumenti concreti per diventare attivi nel loro territorio», afferma don Gilberto Sabbadin. «Non diventano semplici esecutori di compiti, ma veri e propri protagonisti di esperienze significative».
“Young Caritas” si basa sull’ascolto e sul dialogo con i giovani, accogliendo i loro suggerimenti e valorizzando le loro idee.
Il progetto ha visto la partecipazione di otto ragazzi universitari fuorisede provenienti dalla Casa Studentesca Santa Fosca di Venezia e dalla Casa Studentesca San Michele di Mestre, giovani che avevano già collaborato con Caritas e che continueranno a essere una presenza attiva nel loro territorio.
L’esperienza in Kenya ha permesso ai giovani di confrontarsi con una realtà molto diversa dalla loro, arricchendoli profondamente.
Come afferma Agostino Calabrò, studente di informatica di 24 anni, questa esperienza è stata una delle più forti della sua vita. Ha sottolineato l’importanza del senso di comunità e l’accoglienza ricevuta dalle suore a Nairobi. «La nostra vita di fede deve far tesoro di quello che il mondo africano ci può insegnare», ha dichiarato Agostino, evidenziando come questa esperienza abbia rafforzato il suo senso di appartenenza alla comunità.
Margherita Tempo, un’altra partecipante, ha descritto la voglia di conoscere da parte di tutte le persone incontrate. «Mi ha colpito la loro capacità di reinventarsi e la forza della comunità come mezzo per risolvere i problemi. Per loro è importante riuscire ad applicare le proprie conoscenze per trovare il proprio spazio».
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