Partita in sordina, con una vera e propria esplosione di calore nel mese di giugno inoltrato, l’estate 2023 continua ad attanagliare il Veneto con le sue temperature record e i disagi provocati dal grande caldo. Tanto che Protezione Civile e Arpav hanno esteso lo stato di allarme climatico fino a dopo il 20 agosto, mettendo l’attenzione sul rischio di colpi di calore e difficoltà respiratorie per le persone fragili.
Nel prossimi giorni sono attesi picchi da 38°C a 40°C, tanto che secondo le stime pubblicate da Coldiretti su dati Isac Cnr, il 2023 rischia di essere il terzo anno più caldo della storia da quando viene misurata la temperatura, con un superamento di 0,67° di media nei primi sette mesi dell’anno. Fra le conseguenze che le ondate di calore portano con sé non c’è solo un gran caldo di base, ma anche tutta una serie di concause che estremizzano il normale funzionamento del clima del pianeta.
Con “ondata di calore” si intende la persistenza continuata per un periodo di tempo di almeno cinque giorni di un caldo anomalo, superiore di almeno 5°C alle medie stagionali registrate nelle serie storiche della rilevazione della temperatura. In questi casi il sintomo principale, oltre alla spossatezza, è la difficoltà a eliminare il calore in eccesso, soprattutto da parte dei soggetti più anziani e debilitati o da chi soffre di patologie respiratorie e cardiache, senza dimenticare chi è in sovrappeso.
Oltre a problemi di tipo sanitario, il caldo alimenta anche lo stress, rendendo quindi le persone maggiormente esposte a problematiche di tipo psicologico, senza contare che mette sotto sforzo l’intera fornitura di elettricità per il conseguente aumento dell’utilizzo di condizionatori e sistemi di raffreddamento domestico. Inoltre il rischio di incendi, siano spontanei o purtroppo dolosi, amplifica il proprio potere distruttivo col caldo.
Assieme alle temperature record bisogna prestare attenzione all’ozono. Infatti fra tutti gli inquinanti presenti in atmosfera, ovvero gas che alterano l’ambiente, nei mesi estivi questo elemento è uno dei più critici. Nonostante la sua funzione fondamentale nella parte inferiore della stratosfera, quando viene prodotto negli strati più bassi del cielo proprio attraverso l’irraggiamento solare, l’ozono diviene nocivo per l’uomo. Maggiore è l’intensità dei raggi solari, favoriti dal così detto “buco dell’ozono” e più gas viene prodotto dal contatto con l’aria nello strato più prossimo alla terra, il consiglio quindi è sempre quello di evitare i momenti più caldi per l’esposizione al sole.
L’ozono quando si presenta in alte concentrazioni diviene particolarmente fastidioso per l’uomo, infatti ha proprietà irritanti per le mucose e per l’apparato respiratorio se inalato, soprattutto in soggetti fragili o con patologie respiratorie. La norma fissa i limiti di tolleranza per la sicurezza dei fragili in 180 microgrammi per metro cubo (soglia di informazione), oltre diventa pericoloso fino alla soglia di allarme per tutta la popolazione fissata a 240 microgrammi. Nel mese di luglio alcune giornate hanno registrato in Veneto fino a 7 sforamenti della zona di informazione (dati Arpav).
Con le ondate di calore si accompagnano le così dette “notti tropicali” ovvero quelle sere in cui la temperatura non diminuisce entro certa soglia, ovvero non scende al di sotto dei 20°C. Il caldo intenso di queste notti oltre a spossare umani e animali è uno degli indicatori che descrivono la gravità dell’aumento della tropicalizzazione, utile a migliorare la comprensione e la rilevazione di cambiamenti climatici in corso.
Il grande caldo inoltre dà forma a correnti ascensionali ricche di umidità che risalendo in atmosfera quando incontrano aria fredda favoriscono violente precipitazioni o cristallizzano l’acqua in ghiaccio, alimentando il rischio che si formino grandi chicchi di grandine per questo shock termico. Questi chicchi finché sostenuti dalle correnti aumentano di dimensione fino ad essere scaricati violentemente a terra, come purtroppo si è verificato spesso quest’estate in varie aree del Veneto.
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