Una carriera brillante, una grave malattia con mesi di coma e poi, quando la vita sembra aver chiuso le porte alla speranza, si apre il portone del Centro di Chirignago, intitolato a don Luigi Orione. E lì una nuova vita prende forma e consistenza.
È la storia di Nicola, raccontata dal protagonista stesso in un’intervista pubblicata nel nuovo numero del magazine Orion-e, che esce in questi giorni, in occasione della 381.a Fiera Franca di Chirignago. È una delle iniziative che il Centro Don Orione propone nella circostanza, insieme ai mercatini solidali nel parco di Villa Bisacco e allo stand gastronomico presso l’azienda agricola che è parte integrante del Centro.
«Sono andato via di casa a 23 anni – racconta Nicola nell’intervista – e ho cominciato il mio percorso lavorativo prima a Marcon, poi a Bari e poi a Roma, dove sono rimasto per 22 anni. Ho lavorato come dirigente della Carrefour di Roma avendo come principale responsabilità il non food. Ero anche il capo del Bazar a livello nazionale, di conseguenza seguivo anche gli acquisti dei vari punti vendita».
Una carriera importante in uno dei più grandi gruppi della grande distribuzione. Ma l’imprevisto può fermare tutto: «Sono stato ricoverato in ospedale a Venezia per quasi due anni in seguito ad un intervento alle gambe. L’operazione era la prima per esecuzione e specificità in Italia e, se non ricordo male, la seconda in Europa. Sono stato in coma per diversi mesi. Dopo i due anni di terapia e fisioterapia, la mia famiglia ha contattato il Centro Don Orione e qui ho cominciato un nuovo percorso».
Percorso di inserimento, perché dopo uno stop così prolungato e per ragioni così gravi, il vecchio lavoro non c’è più, le condizioni di vita sono cambiate e il futuro ha tutto un altro colore. Per Nicola si è trattato di iniziare a fare qualcosa nell’ambito dell’azienda agricola della realtà orionina. «All’inizio è stato difficile», riconosce l’uomo: «Dovevo muovermi molto e allo stesso tempo trovare una mia dimensione all’interno del Centro e del nuovo gruppo al quale appartenevo. Ma ho trovato sin da subito un ambiente lavorativo coinvolgente, tale da permettermi sia di svolgere la mia attività motoria quotidiana, sia di ritrovare una mia dimensione occupazionale».
Lavori pratici e manuali, di precisione: «Ultimamente ho creato delle bomboniere per una laurea, ma ho fatto anche lavori decorativi di vario genere, stampa di etichette, rivestimento di contenitori ed altre cose del genere. Nel complesso mi trovo molto bene e ho trovato un bel gruppo con cui potermi sperimentare sia dal punto di vista lavorativo che relazionale».
Così, per Nicola, le giornate sono tornate ad avere un obiettivo e anche il futuro ha riaperto spazi, sotto forma di progetti: «Mi piacerebbe molto, un giorno, aprire una mia cartoleria. Per me è importante scrivere, leggere e disegnare, e credo che lo sia per il mondo; così ho pensato ad una cartoleria, anche perché per un po’ ho gestito questo settore. Mi piacerebbe farlo per mia gratificazione e realizzazione personale, non tanto per il risultato economico. Vorrei non andare in perdita, ma per il resto non ho necessità di guadagno».
Ma c’è un insegnamento che esce dalla vita di Nicola – gli domanda l’intervistatore del magazine – particolarmente importante da trasmettere ai lettori? «Le persone devono capire che la vita va vissuta e che i sogni sono parte integrante di una vita piena. I sogni vanno rincorsi e si deve cercare di raggiungerli, sempre tenendo conto di non danneggiare gli altri e ricordandosi che dare forma ai propri desideri rappresenta la felicità. L’uomo ha bisogno di questi spiragli di luce perché rappresentano degli stimoli per la sua autorealizzazione».
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