«Rispetto al passato, alla nuova generazione abbiamo fatto mancare una serie di cose, prima di tutto una ricerca adeguata»: lo afferma Giuseppe Spimpolo, insegnante di religione ed educatore presso l’Istituto per l’Educazione alla sessualità e alla Fertilità di Verona, che da alcuni anni tiene incontri su temi legati al mondo della sessualità e dell’affettività.
È di mercoledì 4 ottobre scorso l’ultimo appuntamento dei tre organizzati dal Patriarcato di Venezia nel patronato della parrocchia San Giuseppe di Mestre sul tema “Vivere Eroticamente”. Durante le tre serate Spimpolo si è confrontato con i giovani della diocesi sulle tematiche delle relazioni affettivo-sessuali.
«Ho la sensazione che la nostra generazione – ritiene il 44enne docente, sposato, cinque figli – abbia tolto ai ragazzi la possibilità di cercare. Abbiamo tolto loro il diritto al sacrificio e alla sofferenza; la ricerca molte volte richiede infatti tempo e pazienza. Dall’altra parte, abbiamo abbondantemente dismesso il ruolo di educatori; pensiamo si debbano arrangiare, il che da un lato è corretto ma dall’altro, se facciamo mancare loro dei riferimenti valoriali, fa sì che non li lasciamo liberi ma creiamo in essi confusione e disorientamento».
«Oggigiorno – continua Spimpolo – tendiamo ad essere molto precipitosi nel fornire risposte ai ragazzi; spesso c’è una grande fretta nel risolvere problemi senza mettere in conto e considerare che la sessualità e l’affettività hanno bisogno di un dispiegamento e una distensione temporale importanti».
Per i giovani la necessità di esplorare è indispensabile per scoprirsi e per comprendere il loro percorso ma resta fondamentale un’adeguata informazione e consapevolezza circa le scelte da prendere.
«C’è bisogno di un cammino di maturazione rilevante che avviene, da una parte, con un percorso di ricerca e dall’altra con una proposta valorialmente chiara», suggerisce il docente.
C’è poi da fare i conti con una questione di fondo: quella della vocazione di ciascuno. Ognuno di noi è un individuo storicamente incarnato, che vive una vita con diverse sfumature e più fasi, nelle quali cresce e cambia; ogni esperienza e situazione aiuta a formare la persona che mantiene però un’identità ben precisa e che si costituisce via via nel tempo.
«La tua storia – aggiunge Spimpolo – ha un filo conduttore unitario: ci sono più stagioni della ricerca vocazionale; la capacità di esplorare e raccontare la nostra storia ci aiuta a comprendere le connessioni tra un fatto e l’altro e a comprendere la nostra vita».
L’obiettivo è quindi riuscire a fare un percorso di ricerca interiore per comprendere la propria vocazione e per instaurare al meglio le proprie vicende relazionali.
«È stato un cammino di questo tipo anche per me», conclude l’insegnante. «Avevo dubbi e perplessità ed è stato faticoso, ma mi è servito per capirmi meglio e rielaborare tutta la mia esistenza».
Gli incontri tenuti per i ragazzi permettono di riflettere e mettersi sempre a confronto con visioni diverse, così da aprire la mente e avere più prospettive sulle tematiche affrontate.
«Io sono un grande saccheggiatore delle storie degli altri, imparo molto dalla mia storia personale, dalla mia famiglia, da quello che sono chiamato a vivere ogni giorno, ma imparo anche molto dai ragazzi che incontro nella quotidianità… È quando vengo a fare questi incontri – termina Spimpolo – che mi rendo conto che le domande che mi sono proposte scoprono cose delle vite altrui e mi obbligano a riflettere; torno a casa anche io con domande e con la voglia di comprendere e capire come e cosa comunicare negli incontri successivi».
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