La “Boîte-en-valise”, ovvero Scatola in una valigia del 1935-41, è sicuramente l’opera attorno a cui ruota la mostra appena inaugurata alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia “Marcel Duchamp e la seduzione della copia”, a cura dell’esperto di Duchamp Paul B. Franklin, visitabile fino al 18 marzo. Si tratta della prima, grande personale che il museo veneziano dedica a Marcel Duchamp (1887-1968), tra gli artisti più influenti e innovativi del Novecento, che rifiutò di rispettare le gerarchie culturali e commerciali dettate dal mondo dell’arte di quel periodo. Un’esposizione che vuole finalmente omaggiare lo storico amico nonché consigliere della mecenate americana Peggy Guggenheim. In mostra sono presenti una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968 provenienti da musei nazionali e internazionali, compresi i lavori iconici della Collezione Guggenheim. Ad affiancare questo prezioso nucleo di opere, una serie di lavori meno noti al grande pubblico appartenenti al lascito dell’artista nonché a collezioni private, di cui più della metà provenienti dalla collezione veneziana di Attilio Codognato, lungimirante collezionista che fin dai primi anni ’70 si è interessato alla produzione del dissacrante artista francese. Si tratta della prima volta che un così cospicuo numero di opere di Duchamp appartenenti alla collezione Codognato viene esposto in occasione di una mostra pubblica.
Peggy Guggenheim conosce Marcel Duchamp a Parigi intorno al 1923, ma è solo a partire dall’autunno del 1937 che l’artista diviene mentore e tra i consiglieri più fidati della mecenate, introducendola nel mondo dell’arte moderna proprio quando si trova in procinto di aprire la sua prima galleria a Londra, la Guggenheim Jeune. Fu lui a insegnarle, per ammissione della stessa Guggenheim, la differenza tra l’arte astratta e surrealista. Ma non solo, nel 1941 Guggenheim acquista direttamente dall’artista il primo esemplare dell’edizione deluxe del capolavoro Scatola in una valigia, opera esposta nella seconda sala della mostra che contiene la dedica dell’artista a mecenate, che divenne così una delle prime sostenitrici di Duchamp.
Scatola in una valigia, è un contenitore in cartone rivestito di pelle rossa e foderato di lino rosso, contenente ottanta riproduzioni in miniatura dei lavori di Duchamp realizzate con varie tecniche e su vari supporti, tra cui il famoso orinatoio e il ready made della Gioconda. Si tratta di una raccolta innovativa, realizzata in un’edizione deluxe di venti valigette da viaggio. Scatola in una valigia è la sintesi più coinvolgente mai creata dall’artista della sua passione per la replica come modalità di espressione. Per l’esemplare realizzato per Guggenheim, Duchamp sceglie di riprodurre in collotipia colorata a pochoir, come coloriage original, ovvero opera originale seconda per riproduzione e grandezza, il dipinto “Il re e la regina circondati da nudi veloci”, un olio su tela, trasposizione della teoria cubista, realizzato nel maggio del 1912. Uno dei dipinti più grandi e più complessi a livello spaziale, e uno dei più ricchi per esecuzione, per la prima volta messo in mostra in dialogo proprio con la riproduzione colorata dall’artista all’interno della Scatola in una valigia, quest’ultima recentemente restaurata dell’Opificio delle Pietre Dure di cui nel percorso espositivo una sezione scientifica multimediale racconta l’intervento.
Nonostante crei alcuni dei dipinti più noti del XX secolo, tra cui “A proposito di sorellina”, opera che apre la mostra, realizzata 1911 in cui ritrae la sorella Yvonne seduta in una posa nuda, o “Nudo (schizzo), Giovane triste in treno”, Duchamp abbandona la pittura nel 1918, a trentun anni. Nei successivi cinquant’anni si dedica a molteplici attività creative, all’epoca quasi nessuna considerata dai contemporanei vera opere d’arte. Negli anni riproduce ripetutamente le proprie opere in tecniche e dimensioni diverse. <La mostra esplora i molteplici approcci adottati dall’artista per duplicare le proprie opere senza soccombere alla copia pura e semplice, posizionando sempre un elemento nuovo rispetto al resto, così che l’opera sia insieme copia e originale> ha spiegato il curatore Paul B. Franklin. Ricreando i suoi lavori Duchamp dimostra infatti che alcuni duplicati e i loro originali offrono un analogo piacere estetico: “Un duplicato o una ripetizione meccanica ha lo stesso valore dell’originale” affermava l’artista famoso anche per i suoi ready made storici come la riproduzione serigrafata della Gioconda Leonardo Da Vinci su un canovaccio a cui aggiunge baffi, pizzetto e un collage di carta con una tavolozza e un pennello. Inoltre Duchamp è conosciuto per aver dato avvio, a partire dalla ruota di bicicletta del 1913, all’arte cinetica, a cui è dedicata un’intera sala, dimostrando di essere, oltre che artista, anche inventore e ingegnere.
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