Da tempo ormai, come si è visto anche nei mesi difficili della pandemia da Coronavirus, si fa riferimento all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come prestigioso custode della salute pubblica. Ed è proprio l’OMS a presentare l’allattamento al seno come la miglior protezione dell’inizio della vita umana (qui le linee guida dell’OMS).
Negli ultimi 50 anni sull’argomento si sono fronteggiati due atteggiamenti opposti: da una parte l’idea che allattare al seno fosse un retaggio del passato assolutamente da superare in onore della modernità oppure, dall’altra, che fosse l’unica possibilità per lo sviluppo del neonato e della neonata. In gioco c’erano e ci sono notevoli interessi economici per la commercializzazione dei sostituti del latte materno, come è dimostrato dal Codice Internazionale, siglato nel 1981 da OMS, Unicef e ditte produttrici di alimenti per l’infanzia, che ne vieta la pubblicità (scaricalo qui). Fermo restando che non va colpevolizzata la mamma che allatta artificialmente il suo bimbo, vanno però considerate le ragioni che supportano l’allattamento al seno.
Partiamo dalla constatazione che per tutti i mammiferi il latte della madre è l’unico alimento specifico per i cuccioli. Lo stesso è particolarmente vero per i cuccioli della specie umana. L’idea sbagliata di passare all’allattamento artificiale perché “il mio latte è troppo acquoso, senza sostanza” deriva dal non considerare che la composizione del latte materno varia durante la poppata, in relazione alle esigenze del lattante: tanto più è assetato all’inizio della poppata, tanto più il latte sarà meno denso. Subito dopo, però, si arricchirà di maggiori sostanze nutritive per rispondere alle esigenze energetiche del piccolo.
In tutto questo la cabina di regia è il capezzolo, che orchestra la produzione e la composizione del latte materno, adeguandola al neonato e ai suoi bisogni. Questo delicato equilibrio madre-bambino/a va però protetto, consentendo un ambiente tranquillo: la poppata, non deve essere fonte di preoccupazione, più si è comode e rilassate e più le cose vanno per il meglio!
Gli studi iniziati negli anni 2000 – il biological nurturing cioè far crescere secondo natura, allattamento rilassato insomma… – affermano che la posizione assunta dalla madre e dal bambino per la poppata è molto importante, proprio per la prosecuzione dell’allattamento al seno fino ai 6 mesi e oltre. La nutrice si posiziona semi-reclinata su una poltrona, su una sedia o su un letto sorretta da cuscini. Si deve fare attenzione poi:
Con questi semplici accorgimenti, si evita il disorientamento del piccolo, che, se irrigidito in posizione eretta rispetto alla mamma, scalcia, scuote e ruota la testa, non capisce dove sia il seno, si attacca male e tira il capezzolo, provocando dolore e ragadi.
Altre preoccupazioni possono intralciare la relazione madre-bambino, ma – attenzione! – la legge sulla protezione della maternità e sulle tutele delle lavoratrici madri (Legge n° 1204/1971) all’articolo 10 consente alla madre che lavora, fino al compimento del primo anno di vita del piccolo, di fruire di due periodi di riposo retribuito di un’ora, anche cumulabili nella giornata, con diritto di uscire dal luogo di lavoro, per provvedere alle esigenze del bambino. (Per maggiori informazioni si può scaricare dal sito INAIL, sezione Comitato Pari Opportunità, il documento Quando arriva un bambino).
Altre info sul sito del Ministero della Salute: Allattamento al seno, come fare
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