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Jacqueline Gallo: «Per me il teatro è inclusività»

La coordinatrice del Teatro Goldoni di Venezia racconta la sua carriera trentennale: il rapporto con gli attori, gli spettacoli del cuore e il momento più buio

Dal mondo magico del teatro di Gaber e Mastroianni fino ad oggi, sulla scia dell’inclusività. Tante sono le storie e i momenti che Jacqueline Gallo, coordinatrice del Teatro Goldoni di Venezia, ricorda in oltre 35 anni di carriera. Nata nel ‘64 a Londra e trasferitasi a 9 anni a Venezia con la famiglia, Jacqueline Gallo ha iniziato a lavorare in biglietteria al Teatro Goldoni nell’88, poco più che ventenne, quando questo era ancora gestito dal Comune. «Avevano bisogno di un supporto per la campagna abbonamenti ed entrai attraverso una cooperativa» dice, ricordando gli inizi nell’antico teatro. Da lì è poi passata a lavorare con Giorgio Gaber, divenuto direttore artistico del Goldoni, e gli abbonati da 1000 scarsi passarono a 3000: «Avevano di nuovo bisogno di un aito in biglietteria. – dice – Lo staff di Gaber mi ha poi proposto di lavorare per il Goldoni in segreteria artistica e nell’ufficio stampa». Oltre a questo, Jacqueline svolgeva altri lavori: fece da supporto ufficio stampa durante il Festival di Sanremo del ‘92, inoltre per un’agenzia ha lavorato come road manager e andava in giro in tournée con gli attori. Tutti lavori che conciliava con gli impegni di madre.

Fin dalla nascita dello Stabile

Quando poi il Comune si è ritirato e nel ‘92 è nato il Teatro Stabile, il direttore Giulio Bosetti l’ha presa a lavorare con lui sempre come ufficio stampa, fino a che nel 2006 le ha chiesto di fare la coordinatrice del Teatro Goldoni, incarico che da quasi due anni ricopre anche per il Teatro Mario del Monaco di Treviso. Suo compito è coordinare tutte le attività del teatro, anche quelle esterne, predisponendo i tecnici, le pulizie e i servizi delle maschere, accogliendo le compagnie e seguendo le loro esigenze. Il periodo più caotico è da ottobre ad aprile. In base alla stagione di prosa scelta dal direttore artistico, gestisce anche tutta la parte degli affitti del teatro, compresi eventi artistici come quello ora presentato nel Foyer del tetro dove è esposta l’opera con tessuti di recupero di Olimpia Biasi. (leggi qui). Tanti sono i significati che per Gallo ruotano attorno al teatro: «Il teatro per me è una passione e un bel divertimento, ma è soprattutto un luogo di inclusioneche crea confronto e da cui se ne esce arricchiti. Un modo per discutere e alla fine degli spettacoli ritrovarsi con gli abbonati a parlare. Il teatro è come leggere un libro»

I ricordi più belli

Gli inizi con Gaber per lei sono stati gli anni più belli: «Facevamo le serate in Piazza San Marco in cui suonava al Florian, si stava lì e si chiacchierava. – ricorda con nostalgia – Era un altro mondo, altri tempi». Poi ricorda quando Marcello Mastroianni è rimasto al Goldoni per 40 giorni a provare: «In quel periodo io lavoravo ancora come ufficio stampa, andavamo a mangiare insieme tutti i giorni. Lui era molto coinvolgente, ci raccontava aneddoti di quando era ragazzino e della sua carriera. Proprio una bella persona, semplice, non si comportava da divo quale era e questo era sconvolgente. – dice, spiegando che oggi c’è più mobilità e meno tempo per condividere e stare insieme – Mi ritengo fortunata di aver iniziato con loro. Ho percepito l’essenza vera del teatro a 360 gradi».

Gli spettacoli del cuore

Tra gli spettacoli rappresentati al Teatro Goldoni che negli anni ha più apprezzato c’è “Le ultime lune” di Mastroianni e lo spettacolo clownSlava’s snowshow” tenutosi nel 2014 – 2016. Ma quello che più porta nel cuore è sicuramente “Il mercante di Venezia” portato in scena in lingua inglese dal Globe Theatre con Jonathan Price nella stagione 2016 – 2017. E ricorda un aneddoto: «Mentre Price era sul palco a provare ha indicato il Ponte di Rialto dalla parte sbagliata. – ricorda – Io lo interruppi e gli dissi che il ponte era dall’altra parte e che i veneziani ci tenevano. Mi ha ringraziato tanto. – dice – Lui e la sua compagnia sono stati meravigliosi. Quello spettacolo è stata una festa, essendo che proprio a Venezia chiudevano la tournée con cui per tre anni hanno girato il mondo». Shakespeare è il drammaturgo prediletto di Gallo: «Forse dipende dalle mie origini londinesi, tra le sue opere amo molto “Amleto”». Per quanto riguarda invece Goldoni, tra le sue commedie preferite, se ben fatte, c’è “La locandiera”“La Bottega del caffè” e “Il Bugiardo”. Tra l’altro il più grande dei suoi figli a circa dieci anni, passando per il suo ufficio, fu precettato da Bosetti per interpretare nella stagione ’96 – ’97 il garzone nella commedia “Se no i xe matti, no li volemo”, che era appena rimasto senza interprete. «Lo vide, gli fece dire una battuta in veneziano e senza chiedermi il permesso disse: “È perfetto, verrà con noi in tournée”».

Il momento più brutto

A Gallo inoltre non dispiacciono le produzioni che rivisitano i testi originali. «Non mi disturba se fanno i costumi in versione moderna o la scenografia con un ambientazione diversa, basta che il testo non venga stravolto troppo, ma soprattutto che venga specificato nella locandina». E ricorda quando il 27 Novembre 2013, all’inaugurazione della stagione di prosa, mentre stava andando in scena “Il servitore di due padroni” di Latella, il teatro è rimasto quasi vuoto. «Per me è stato un dolore, uno dei momenti più brutti. – ricorda – Dopo una ventina di minuti un abbonato si è alzato in platea e ha iniziato a urlare “Basta, vergognatevi! Andate via tutti”. Mi ha colto alla sprovvista, all’inizio pensavo fosse un attore, ma poi mentre trascinava via con sé una signora l’ho riconosciuto. La gente all’intervallo si è alzata e se ne è andata lasciando la platea praticamente vuota. – e continua – Subito ho provveduto a far scendere in platea tutti quelli che erano nelle gallerie, compresi diversi studenti di Ca’ Foscari che erano venuti ad assistere allo spettacolo. Ai giovani il testo piaceva e ridevano». A fine rappresentazione un abbonato mi si è avvicinato accusandomi di averlo invogliato ad abbonarsi dopo avergli detto che sarebbe stata una bella stagione, mi dispiacque molto. – e conclude – Quello non era Goldoni ma un adattamento dall’“Arlecchino servitore di due padroni”, e forse andava specificato meglio».

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