8 Maggio, una morsa decisa e i denti della pinza dell’escavatore affondano fra il cemento e i mattoni del tetto di una delle strutture dell’ex asilo Sacro Cuore di Piazza San Antonio a Marghera, che non oppone troppa resistenza, è l’inizio dei lavori per il nuovo centro poliambulatoriale dell’ULSS3. «Sarà una fra le più grandi delle 99 Case di Comunità della Regione – ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin – avranno un ruolo fondamentale nel nuovo disegno del sistema sanitario del Veneto per avvicinare l’assistenza ai cittadini».
«Questa è una giornata importante, si abbatte una scuola che ha fatto comunità per fare crescere uno strumento strategico per rinforzarla – ha affermato il Direttore Generale dell’ULSS3 Serenissima Edgardo Contato – sono anni che stiamo cercando di soddisfare i bisogni sanitari del territorio di Marghera in modo nuovo e questo progetto sarà determinante in questo senso e siamo arrivati qui grazie al lavoro di squadra con il sostegno di Regione, Assessorato e Comune. Questo luogo è importante nella storia della Municipalità. La scuola materna, è stata un simbolo, dal suo abbattimento sorgerà un altro edificio che ci auguriamo avrà pari importanza come strumento strategico per i servizi alla comunità». Come ha fatto eco Simone Venturini, assessore comunale alla Coesione sociale: «Questo sarà il centro nel nostro progetto di riqualificazione dell’intera area».
«La casa accoglierà tutti i servizi sanitari per la popolazione di questa fascia di territorio che sta rifiorendo attraverso importanti interventi – ha precisato Venturini – si inserisce nel filone dell’intervento di rigenerazione urbana della “Città Giardino”, per migliorare la vivibilità anche attraverso l’urbanistica e la riprogettazione degli spazi cittadini. Marghera è un luogo unico per storia e identità, merita di essere valorizzata». Come ha aggiunto il Presidente di Municipalità Teodoro Marolo: «La demolizione permetterà di ridurre il rischio degrado a cui era giù soggetta la struttura, oggetto di diversi sgomberi, contribuendo così al rinnovamento urbano di Marghera migliorandone anche la sicurezza».
«Dalla prospettiva di avere un buco nero nel centro della municipalità – aggiunge Marolo – si passa alla nuova certezza di avere un presidio di medicina nel cuore dell’area, in prossimità di servizi e di mezzi di trasporto, rilanciando così un’intera zona cittadina». Come ha poi aggiunto Venturini: «Della creazione di un distretto sanitario per Marghera si parlava da anni, restava l’incognita se ristruttura una struttura esistente o dove realizzarne una nuova. Diciamo che il Covid in questo ha aiutato perché ha permesso di costruire delle relazioni con la Regione e l’ULSS3 che ha consentito di portare a casa il risultato presentando in soli due mesi un progetto di finanziamento PNRR che siamo riusciti a ottenere e che si aggiunge ai prossimi interventi di abbattimento delle “casette gialle” e della realizzazione della Questura in via Ulloa».
«Questo progetto s’inserisce in un percorso di rinnovamento della sanità che attraverserà tutto il Veneto – ha spiegato l’assessore Lanzarin – fa parte della pianificazione della nuova organizzazione per la medicina territoriale di prossimità, che si compone di 99 Case di Comunità, di cui 11 sorgeranno nel solo territorio di competenza dell’ULSS3 Serenissima e avranno un ruolo importante di collaborazione con la parte ospedaliera sia per Venezia insulare che per Mestre con l’ospedale dell’Angelo. Attraverso i fondi PNRR realizzeremo una rete di presidi che garantirà un collegamento tra territori e ospedale, saranno veri e propri luoghi di salute e non solo decentramenti, per avvicinare l’assistenza ai cittadini».
«Siamo anche favorevoli alla ristrutturazione di edifici dismessi o al recupero di terreni che avessero già un utilizzo sociale per il valore simbolico di rinsaldare punti di ritrovo per la comunità territoriale – ha spiegato – questo di Marghera è un intervento da 10 milioni di euro, in parte coperti dal PNRR e in parte dal fondo sanitario regionale, avrà una dimensione e un bacino importante, infatti sarà fra le più grandi Case di Comunità, per potenziare la medicina territoriale e il lavoro dei medici di famiglia, unificando in un unico presidio servizi accessibili, anche pensando al trend di invecchiamento della popolazione».
La Casa di Comunità di Marghera, che dovrebbe essere ultimata entro il 2026, sarà in stretta collaborazione con gli ospedali di Venezia, con l’obiettivo di divenirne un collegamento per avvicinarsi ancora di più alle esigenze della medicina territoriale. Si estenderà per più di 1100 mq e attorno sarà dotata di più di 2000 mq di verde. L’attuale distretto sociosanitario di via Tommaseo continuerà a essere attivo fino all’inaugurazione della nuova struttura, in seguito l’area sarà destinata a uso residenziale.
«La struttura offrirà un insieme di servizi di primo intervento – spiega il DG Contato – come la guardia medica e gli esami diagnostici, assistenza ambulatoriale e domiciliare, servizi sociali e punto prelievi, oltre alla neuropsichiatria infantile. Il cambiamento del modello della sanità è in corso, perché stanno variando soprattutto le richieste del tessuto sociale, il futuro sarà completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto finora, luoghi come quello che sorgerà a Marghera dovranno essere all’avanguardia per portare i servizi sempre più alla portata degli utenti, soprattutto quelli in difficoltà come gli anziani. A regime impiegheremo circa 150 persone fra medici, infermieri, operatori socio-sanitari e assistenti sociali».
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