Uno dei principali motivi di disagio in radiologia, che può anche sfociare in un reale senso di paura, è sottoporsi a un esame che preveda l’impiego di mezzo di contrasto (m.d.c.). I mezzi o liquidi di contrasto sono sostanze utilizzate nell’ambito della diagnostica per immagini che aiutano esami già a elevata risoluzione – come, ad esempio, TAC e risonanza magnetica – a migliorare ancora di più la qualità delle immagini, mettendo in evidenza dettagli dei tessuti ed eventuali lesioni che altrimenti non sarebbero visibili.
Uso il plurale perché i mezzi di contrasto sono molti e molto diversi fra loro: i più utilizzati sono quelli da impiegare endovena per gli esami con radiazioni ionizzanti, quelli per la risonanza magnetica, i baritati o idrosolubili per lo studio delle vie digestive o le bollicine che si usano in ecografia. Già da queste prime righe si capisce che è un argomento complicato, ma conoscerlo almeno un po’ può ridurre la paura rimettendo il problema nella sua giusta dimensione.
Prima di tutto vorrei mettere in evidenza alcuni punti: negli ultimi decenni i mezzi di contrasto sono diventati molto più sicuri rispetto al passato. Vecchie storie o leggende non sono più attuali: sono farmaci sicuri… Lavoriamo negli ospedali per curare la gente, figuratevi se vogliamo farvi ammalare!
Sono farmaci, niente di più niente di meno: ogni giorno vengono utilizzati nel mondo in milioni di dosi e se avviene una reazione avversa, il medico la denuncia, denunce che sono veramente poche rispetto alle dosi impiegate. Se, poi, succede qualcosa di veramente grave la notizia finisce nel TG della sera – mi sembra non accada così spesso… – e infine se davvero c’è qualche problema siete nel posto giusto con medici, rianimatori e infermieri a vostra immediata disposizione.
Quando, allora, il mezzo di contrasto fa veramente male? Quando è usato e non serve usarlo. E chi decide? Decidono due categorie: il medico che prescrive l’esame e il medico radiologo, responsabile dell’esecuzione dell’esame. Una volta deciso di prescrivere un esame con mezzo di contrasto è necessario per il paziente sapere alcune cose e il modo migliore per conoscerle è leggere l’informativa – questo va fatto nei giorni precedente all’esame – e compilare il consenso. Tutto, poi, va rivisto anche immediatamente prima di sottoporsi all’indagine.
Talora, una volta fatta un’adeguata anamnesi e compilati i moduli, si può scoprire che iniettare a quel paziente il mezzo di contrasto può essere rischioso. Può succedere perché esiste una storia documentata di allergia a queste sostanze, magari non generica ma riguardante proprio la classe di m.d.c. che si devono impiegare per quell’esame. Oppure perché il paziente ha problemi renali, come un’insufficienza, e proprio per questo motivo viene richiesto il dosaggio nel sangue della creatinina, da cui si possono ricavare notizie sulla salute dei reni.
In questi casi, allora, bisogna correre ai ripari: si cerca inizialmente di cambiare tipo di esame per ottenere le informazioni diagnostiche necessarie. In seconda battuta, se l’esame diagnostico è veramente indispensabile, si valutano i costi e i benefici. Talvolta, infine, si chiede l’aiuto di altri medici specialisti come i nefrologi o gli allergologi predisponendo per esempio una premedicazione farmacologica.
In ogni caso, comunque, agiamo con tranquillità e avendo tutto sotto controllo perché – ribadisco con forza – utilizziamo mezzi di contrasto efficaci e sicuri.
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