Un cordone di collaborazione ideale formato da partner e programmi condivisi per cercare di limitare l’impatto dei cambiamenti climatici in tutta l’area dell’Alpe Adria, si tratta del progetto CO ADRIA, che vede l’Università Ca’ Foscari impegnata in prima linea: «Il nostro è un ruolo di team leader per la gestione delle attività fra Italia e Slovenia con un budget di oltre 800.000€ – spiega il professor Carlo Bagnoli, Coordinatore dell’iniziativa – l’obiettivo è individuare attività e buone pratiche, in ottica di collaborazione fra Paesi e culture diverse, per raggiungere il traguardo ambizioso, ma non più derogabile, della neutralità carbonica al 2050».
L’Università Ca’ Foscari di Venezia è Lead Partner del programma europeo di cooperazione transfrontaliera Interreg VI-A Italia-Slovenija, che come risultato pratico vedrà la costituzione di un gruppo europeo di cooperazione territoriale o GECT del Nord Adriatico che abbia la regia nella gestione di iniziative strategiche per l’efficienza energetica dell’area. «Nella pratica – aggiunge il docente – dopo aver compreso le condizioni in cui può operare bisogna dare forma a questo soggetto che avrà un ruolo di governo territoriale transfrontaliero unendo i due Stati, simile a quello di un GAL locale, con una portata macro-regionale e la possibilità di essere destinatario di finanziamenti per affrontare il climate change».
Il progetto, avviato a giugno 2024, avrà una durata di due anni e si concentrerà nell’area transfrontaliera, coinvolgendo sotto la guida dell’ateneo veneziano altri cinque partner. Si tratta dei comuni di Ajdovščina, Udine, Capodistria, Monfalcone e Golea, l’Agenzia locale per l’energia Goriška, a cui si aggiungono altri sette soggetti associati a sostegno dell’iniziativa: la Regione Veneto con la propria Unità Organizzativa programmazione unitaria di Area (Fesr Fsc), il Ministero dell’Ambiente, del Clima e dell’Energia, l’Agenzia pubblica per la promozione dell’imprenditorialità e lo sviluppo di progetti del Comune di Izola, il Centro di sviluppo Posoški, l’Agenzia di sviluppo regionale ROD Ajdovščina, l’Associazione dei Comuni urbani della Slovenia e l’Iniziativa Centro Europa Segretariato Esecutivo.
Le linee principali dell’attività prevedono una mappatura delle iniziative già presenti sul territorio dell’Alpe Adria per la neutralità carbonica, la progettazione del GECT dal punto di vista burocratico e di governance e, il più ambizioso, coinvolgere i cittadini sensibilizzandoli attraverso la promozione e divulgazione dei progetti in corso. «La fase preliminare è fondamentale – spiega Bagnoli – per evitare di avere tante iniziative non coordinate, rischiando di consumare i fondi senza una vera sinergia. L’attività del GECT dovrà far sì che quanto realizzato sia sostenibile anche a livello di mercato, ad esempio il PNRR terminerà nel 2025, non si può pensare che finiti i fondi le attività si blocchino, per questo comprendere a fondo il territorio e creare buone pratiche è fondamentale, come università ci occuperemo di questo coordinamento».
«A oggi esistono 89 GECT ufficialmente registrati dal Comitato Europeo delle Regioni (CdR) – aggiunge il professore – di questi l’Italia è presente in 14, di cui 8 hanno proprio sede sul nostro territorio. CO ADRIA nelle nostre intenzioni si dovrebbe aggiungere a questi, ponendo le basi a livello di strategie condivise e relazioni solide per costruire una realtà che possa mantenersi in attività in modo continuativo per ottenere l’obiettivo della neutralità carbonica. Una rete in cui la nostra università può avere un ruolo trainante, non solo per il coordinamento che le è stato assegnato, ma anche per la condivisione di saperi per un concreto impatto locale. Questi progetti non sono semplici da gestire ma sono molto interessanti per conoscersi fra enti, abbattendo la diffidenza data da lingua e culture diverse».
«Il ruolo di Ca’ Foscari nei nostri intenti – spiega Bagnoli – è anche di proposizione oltre che di coordinamento, cercando letteralmente di “fare accadere le cose”. Il nostro background è caratterizzato per una pluriennale esperienza nella ricerca dedicata al tema della sostenibilità e del cambiamento climatico, ma anche di incubatore di start-up innovative nell’ambito delle nuove tecnologie applicate a energia e ambiente. Tra queste esperienza abbiamo casi di rilievo come il programma formativo internazionale Ecotopia, il Sustainability Lab della Venice School of Management e VeniSIA, acceleratore di imprese. Questi modelli possono essere replicati, ci sono università slovene di ottimo livello, come la Primorskem di Capodistria e quella di Lubiana, con cui potremmo fare rete per estenderli e creare nuove startup oltre che mettere in condivisione azioni di tipo formativo».
Dopo la presentazione del progetto a giugno, il giorno 11 luglio al Campus Economico di San Giobbe di Ca’ Foscari si è svolta la prima riunione di kick-off per far incontrare e conoscere i diversi referenti fra gli enti partner. «Si tratta di presentarsi fra noi per definire e condividere il programma di azione e come impiegare al meglio il budget che abbiamo a disposizione in base ai tre macro obiettivi che abbiamo – chiarisce il docente di Ca’ Foscari – concentrandoci in modo importate sul coinvolgimento dei cittadini, oltre a comprendere che risorse mancano per essere incisivi. Abbiamo a disposizione due anni per arrivare al risultato di rendere sostenibile e durevole questo progetto».
Per arrivare ai cittadini bisogna portare casi pratici: «Come università in questo senso abbiamo ottenuto diversi traguardi nel trasferimento tecnologico cercando soluzioni reali al cambiamento climatico – conclude Bagnoli – integrando i frutti della ricerca o in aziende esistenti o creando startup di servizi ex-novo. Temi su cui coinvolgere e includere il grande pubblico sono quello delle comunità energetiche e della relativa gestione e monitoraggio, oltre a sistemi di intelligenza artificiale che ottimizzino il consumo e la distribuzione di energia. Lo scopo vero di CO ADRIA è anche quello di trovare modelli di business sostenibili per applicazioni tecnologiche che permettano di azzerare le emissioni al 2050, collaborando abbattendo le frontiere rendendo la sfida, oltre che più stimolante, più alla portata. Dovremmo far sapere, per accelerare il cambiamento, tutte queste attività alla persone, magari coinvolgendole anche con progetti di investimento condiviso come il crowfunding, ma soprattutto con una corretta divulgazione e informazione per affrontare insieme il tema climatico».
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