Giovedì 3 ottobre il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha commemorato le vittime e i feriti del tragico incidente del pullman caduto dal cavalcavia della Vempa, accaduto un anno fa a Mestre.
Durante un momento di preghiera nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Mestre, il Patriarca ha parlato della sofferenza, del senso della vita e della fede cristiana, alla presenza del Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, del Questore Gaetano Bonaccorso, e di rappresentanti delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco che intervennero quella tragica sera.
«Chi non ricorda il passato, non ha presente e non ha futuro», ha affermato il Patriarca, descrivendo il dolore collettivo di una comunità ferita. Ha rievocato il momento in cui fu informato dal Sindaco Brugnaro dell’incidente, sottolineando come la sua presenza, insieme a quella delle autorità e dei soccorritori, abbia avuto un forte significato per lui. «Quella sera ho ritrovato tutte le comunità cittadine: il sindaco, il prefetto, uomini e donne della polizia di Stato, i Vigili del Fuoco. Luci, sirene e tanto silenzio».
«In questi momenti di dolore e tragedia – ha continuato il Patriarca – sorge in tutti, credenti e non credenti, la domanda più difficile: “Perché?”. La realtà ci interpella e ci obbliga a farci delle domande».
Il Patriarca Francesco ha precisato che il modo in cui si affronta questa domanda dipende dal presupposto da cui partiamo.
Il Patriarca ha chiarito che la risposta cristiana al dolore non è una semplice consolazione, ma una profonda responsabilità. «La fede non è una via di fuga, ma un modo di pensare e ragionare sulla realtà».
La sofferenza e le tragedie della vita chiedono di riflettere profondamente e la fede cristiana offre una visione che va oltre il caso o il non senso. «Il non senso o il caso eretto a criterio di verità ci lasciano senza speranza, ma la Rivelazione cristiana ci dice che Dio è amore ed è significato».
Concludendo il suo discorso, il Patriarca ha citato uno dei principi fondamentali della fede cristiana: «La Rivelazione cristiana dice che Dio è amore e che è Logos, cioè ragione, senso, significato. È questa fede che porta a trovare una risposta al dramma umano, rivelando che non tutto si esaurisce in ciò che accade in questo spazio e in questo
tempo. La vita, spesso segnata da ingiustizie, sofferenze e eventi inspiegabili, trova il suo vero senso in una realtà più grande».
In questa preghiera commemorativa, mons. Moraglia ha voluto offrire conforto non solo a chi è stato direttamente colpito dalla tragedia, ma a tutta la comunità, ricordando che la speranza cristiana non si ferma davanti alla morte, ma guarda oltre, alla Resurrezione.
Un messaggio di speranza, di fede e di unità, che ha unito nuovamente una comunità nel ricordo e nella preghiera.
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