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Rinasce dopo 53 anni la rivista de La Biennale di Venezia

Il primo numero del trimestrale è stato presentato giovedì 24 alla Biblioteca della Biennale alla presenza del Ministro della Cultura Alessandro Giuli

Riflessioni e analisi per leggere e progettare il futuro attraverso le arti. Rinasce dopo 53 anni dalla sua ultima pubblicazione la storica rivista de La Biennale di Venezia. Il nuovo numero, intitolato “Diluvi prossimi venturi / The Coming Floods”, è stato presentato giovedì 24 alla Biblioteca della Biennale ai Giardini dal Presidente Pietrangelo Buttafuoco e da Debora Rossi, vicedirettrice generale della Biennale, responsabile dell’Archivio storico, nonché direttrice editoriale della rivista. Presenti anche il Ministro della Cultura Alessandro Giuli e Aziza Chaouni, docente di Architettura all’Università di Toronto, tra gli architetti invitati alla Biennale Architettura 2023 specializzata nella progettazione di tecnologie sostenibili per climi aridi, che per l’occasione ha tenuto una lectio magistralis. Suo il contributo dal titolo “Designing for an Arid Future” presente tra le pagine della rivista, tutta dedicata al tema dell’acqua, in cui racconta come i paesi più colpiti dalla siccità affrontino il problema. La rivista, di cui è direttore Luigi Mascheroni e redattore responsabile Paolo Lughi, avrà cadenza trimestrale e ogni numero seguirà una trattazione monografica su un argomento di volta in volta diverso.

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Vecchi e nuovi settori, con un’ottica rivolta al futuro

«L’archivio è il luogo dove, concluse le attività e le mostre, si consolidano i contenuti che diventano nuova materia di studio e conversazione. La rivista nasce proprio da queste attività. – ha esordito Debora Rossi – Con l’arrivo di Pietrangelo Buttafuoco abbiamo ragionato sullo sviluppo delle attività dell’Archivio e la necessità di riattivare la rivista». Da sempre improntato sulla ricerca e dal carattere interdisciplinare, fin dall’inizio il trimestrale si è occupato di arte, cinema, teatro, musica e moda: «Quest’ultima, pur non essendo trattata direttamente dalla Biennale, è stata mantenuta perché con il suo processo creativo di sperimentazione e ricerca si allinea alla progettazione artistica. – spiega Rossi – Non c’erano invece architettura e danza, settori diventati autonomi alla Biennale solo successivamente, ora inseriti tra gli argomenti da trattare insieme ad approfondimenti di scienza e letteratura». La rivista, edita dalla Biennale esclusivamente in forma cartacea per farne anche un oggetto da collezione oltre che di studio, presenta una forma grafica innovativa progettata da Studio Tomo Tomo e inserzioni in carte diverse e di diversa consistenza come agli inizi. La pubblicazione dei contenuti è principalmente in italiano e in inglese, ma anche in altre lingue per testi di carattere letterario, che avranno traduzione nelle pagine finali. L’apparato iconografico della rivista sarà corredato da immagini selezionate provenienti principalmente dalla Fototeca dall’Archivio Storico.

Il primo nuovo numero

Tanti sono gli spunti che ruotano attorno al primo numero dedicato all’acqua. A partire dalla  copertina, illustrata con un’immagine fotografica di Yuri Ancarani realizzata durante le riprese del film “Atlantide”. All’interno il docente di Ca’ Foscari Carlo Barbante con la sua memoria e archivio dei ghiacci racconta l’evoluzione delle ere e quella climatica. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, fa invece un interessante e attuale parallelo tra la sete del mondo e la sete dell’anima. Tra le pagine anche le conversazioni con il premio Nobel per la letteratura Orham Oamuk e con lo scrittore e poeta John Kinsella. Voce ancora agli architetti quali Giulia Foscari, che parla delle riserve d’acqua dell’Antartide, e Kongjian Yu, che racconta delle città spugna. Il prof. Andrea Rinaldo, Premio Nobel per la ricerca sull’acqua, prefigura invece le future “Venezie” possibili in una visione di speranza non apocalittica, mentre Gilda Palusci porta a riscoprire l’antico Sabir, la lingua dell’acqua parlata nel Mediterraneo. «Il tema dell’acqua in una città come Venezia era un omaggio doveroso. – ha detto Luigi Mascheroni, che anticipa – Il prossimo numero sarà legato alla parola “archivio”, non solo nel senso di memoria, ma come qualcosa che dà ordine al caos». Ogni numero conterrà interventi, testimonianze, interviste, dialoghi e contributi inediti ed esclusivi di personalità italiane e internazionali del mondo della cultura e della società civile come artisti, studiosi, direttori artistici, artisti, storici, ricercatori filosofi e scienziati che in qualche modo riflettono sui contenuti dell’Istituzione.

La storia della rivista

Era il luglio del 1950 quando la rivista nacque sull’onda della ripresa della XXIV Biennale d’Arte del ’48 dopo la pausa della Guerra. Il presidente Giovanni Ponti decise di pubblicare una rivista trimestrale intitolata “La Biennale di Venezia” con l’intenzione di farne l’organo ufficiale di promozione delle sue manifestazioni.Edita dalla Vittorio Alfieri di Firenze, era costituita da 50 pagine di testo, 5 tavole a colori e 65 tavole in bianco e nero. Il numero doppio 36/37 luglio-dicembre 1959 è l’ultimo di una fase di transizione. La direzione della rivista venne presa in mano da Umberto Apollonio, fin dagli inizi nel comitato di redazione, che diede un orientamento meno accademico dando spazio all’arte delle nuove generazioni e aumentando contributi di carattere critico: «Ci furono interventi incredibili, come quelli di Umberto Eco che parlava di arte e sperimentazione, e la presenza di una Rubrica osservatorio destinata a giovani artisti e critici emergenti come Germano Celant» spiega Rossi. Venne inoltre deciso di pubblicare la rivista proprio dalla Biennale. Questa linea editoriale si conserva fino agli anni ‘70 quando, dopo 68 numeri, al posto della rivista a partire dal 1975 vennero pubblicati gli Annuari. «Siamo un’istituzione pubblica che fa servizio pubblico. Importante è sostenere il lavoro culturale e artistico, perché di questo si tratta» ha detto Pietrangelo Buttafuoco. Gli dà ragione il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli: «Dobbiamo ricordarci che c’è dell’acqua dietro questa rivista. Il corpo umano e tutto ciò che è creatività nasce in un liquido amniotico e questo è il liquido amniotico di una grande storia che ricomincia dopo tanto tempo. Iniziative così devono essere ben finanziate». La nuova rivista, dalla tiratura inziale di 5 mila copie, si può acquistare al prezzo di 28 euro nei bookshop della Biennale, sul sito, a Ca’ Giustinian e nelle librerie.

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