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Panathlon e Consorzio 3S: ora insieme per uno sport sociosanitario

Durante la conviviale del Panathlon Club di Venezia di mercoledì 16 è stato annunciato il nuovo accordo con il Consorzio che conta 10 realtà con 5 mila utenti l’anno. Tra questi l’atleta disabile Moreno Pesce

Sanità, sociale e sport sono ora in una nuova visione integrata grazie al Consorzio 3S, che punta ad un welfare sostenibile ed efficace, in una rete collaborativa tra paziente, medico, Servizio sanitario nazionale, strutture accreditate e Comitato Italiano Paralimpico (CIP). Un’unione di intenti a cui ora si è aggiunto anche il Panathlon Club di Venezia, con cui mercoledì 23 alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista è stato firmato un accordo per collaborare fattivamente nell’aiuto reciproco, insieme anche alla Fondazione Efesto. Proprio delle dinamiche virtuose del Consorzio 3S si era parlato mercoledì 16 durante la cena della conviviale del Panathlon, tenutasi all’Hotel Ca’ Sagredo, a cui erano presenti Davide Giorgi, Presidente del Consorzio 3S, Claudio Pavanello, Direttore Tecnico della Polisportiva Terraglio, e Moreno Pesce, atleta paralimpico, scalatore e testimonial della Fisiosport Terraglio. «Come Panathlon collaboreremo offrendo la nostra ricchezza valoriale, competenze e saperi a favore del contrasto alla violenza di genere e promuovendo l’inclusione, specialmente nelle scuole» ha detto il Presidente del Panathlon Diego Vecchiato.

Con lo sport dalla parte del sanitario e del sociale

«Il nostro lavoro parte da lontano. – ha spiegato Davide Giorgi – Anni fa l’idea di sport contemplava solo la preparazione olimpica e l’arrivare ad un risultato. Da quando però il Coni decise di non finanziare più l’attività sportiva per le persone con disabilità abbiamo pensato di indirizzarci sull’utilità dello sport nella parte sanitaria e nei processi riabilitativi. Questo perché negli anni 2000 ce lo iniziarono a chiedere direttamente i genitori dei ragazzi che seguivamo, che preferivano venire da noi anziché girare per gli ospedali» È così che, partendo dalla Polisportiva Terraglio, insieme con la Fisiosport che gestisce per conto della Regione attività importanti di riabilitazione, il mondo della disabilità e della cronicità è stato spostato dagli ospedali sul territorio, creando questo consorzio che oggi conta 10 realtà con piscine e palestre, per un totale di 8 impianti sportivi che partono dal centro storico veneziano e, percorrendo il Terraglio, arrivano fino alla Pedemontana. «Abbiamo trovato molte realtà che con noi condividono metodologie e valori educativi nell’utilizzo dello sport all’interno dei meccanismi sociali e sanitari. – e continua Giorgi – Siamo partiti nel 2004 e in dieci anni abbiamo avuto un’esplosione di attività» dice, spiegando che la cooperativa ad oggi ha un totale di 150 dipendenti, 450 collaboratori, 300 volontari e 14.200 soci, e ha raggiunto 42 mila persone, con una media di 5 mila utenti con disabilità cronica che ogni anno frequentano le strutture, di cui il 20% di solito intraprende poi anche percorsi per fare attività agonistiche. «Sei anni fa abbiamo iniziato a fare hockey con 6 ragazzi in sedia a rotelle. Oggi sono diventati 44. – e spiega – Essere organizzati ci permette di partecipare a bandi e ricevere aiuti da fondazioni con cui collaboriamo. Oggi abbiamo un parco di 44 carrozzine elettriche e, considerando che ciascuna costa 16 mila euro, diamo un’offerta importante».

«L’attività fisica adattata entri nei L.E.A.»

Un servizio fondamentale che ha mostrato tutta la sua importanza soprattutto nel periodo del Covid:« Se non avessimo avuto queste strutture, le persone non sarebbero più potute andare in ospedale e avrebbero dovuto interrompere la riabilitazione con pesanti conseguenze» sottolinea Giorgi, spiegando che, oltre ad essere specializzati in attività per persone croniche, lo sono anche per patologie più comuni, dal mal di schiena al diabete. «Usiamo lo sport come fase finale del processo riabilitativo. Oggi chiediamo a livello nazionale che l’attività fisica adattata per disabili venga inserita nei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza) e diventi prescrivibile dal medico curante e finanziata dal Servizio sanitario, proprio come l’attività riabilitativa». A raccontare la sua esperienza al servizio degli sportivi disabili anche Claudio Pavanello, Direttore Tecnico della Polisportiva Terraglio. Lui ha iniziato con i centri estivi per poi continuare come fisioterapista. Al  2013 risale l’incontro con l’atleta di scherma paralimpica Bebe Vio, che era arrivata in Polisportiva con un problema alla spalla: «L’ho guidata nel praticare una corretta prevenzione, tanto da seguirla alle paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. – e sottolinea – È inutile fare venti sedute di fisioterapia se poi le persone non imparano a muoversi correttamente e prevenire i problemi».

Moreno Pesce: «Io, amputato di coscia, sui monti più alti»

Dopo la voce degli operatori arriva la testimonianza di chi usufruisce direttamente dei servizi, come Moreno Pesce, atleta scalatore amputato di coscia dopo un indicente in moto, ora  testimonial della Fisiosport Terraglio, che ha parlato di come allenarsi sia fondamentale. «Il passato era vuoto, senza proposte. Io sono arrivato nel ‘97 in un mondo che non mi apparteneva, ho sfiorato la depressione ed è stato bello rinascere. Quasi non mi ricordo com’era prima. – e continua – Dopo pochi mesi dall’incidente mi diedero il preventivo per la gamba: 25 milioni di lire, ma non stavo ancora in piedi ed ero completamente a carico della mia famiglia. C’è voluto tempo per accettare la mia nuova condizione». Per un periodo era entrato nel Comitato Italiano Paralimpico per lo sci di fondo, ma non è riuscito a farsi catturare da quel mondo: «Io non sono un atleta ogni 4 anni, sono disabile tutti i giorni» dice, sottolineando però la differenza tra un amputato e uno in carrozzina. Un giorno poi lo slittino gli andò sulle costole e si fece male: «Fu così che abbandonai il CIP e con la riabilitazione conobbi la Polisportiva Terraglio. Oggi sono un papà e un compagno che ha la passione per la montagna. Quando ho deciso di voler tornare in montagna mi sono pagato la protesi lavorando. Mi alleno due ore al giorno tutti i giorni, eccetto il sabato e la domenica» racconta. La passione per la montagna e la tenacia lo hanno portato fino sulla Cima Grande di Lavaredo, sul Monte Rosa, in cima al Monte Triglav in Slovenia e a maggio sul Hvannadalshnjúkur, il monte più alto dell’Islanda. Ora la prossima impresa sarà scalare con la sua guida il Campanile di Val Montanaia. «Grazie per le vostre testimonianze preziose, ora è tempo di iniziare a collaborare» ha detto Diego Vecchiato, che infine ha ricordato l’appuntamento del 4 novembre al Teatro Goldoni con il “Panathlon Day”, dove verrà premiato anche un campione olimpico.

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