Un esempio virtuoso di solidarietà e sostenibilità nel segno dello sport. Questa è la Venicemarathon, la gara di corsa tutta veneziana su cui si è incentrata la conviviale del Panathlon Club di Venezia, di cui è presidente Diego Vecchiato, tenutasi martedì 19 all’Hotel Ca’ Sagredo. Durante la serata Piero Rosa Salva, presidente della Venicemarathon, nonché socio Panathlon, e il giornalista Tiziano Graziottin hanno condiviso gli ultimi risultati raggiunti, raccontando il dietro le quinte dell’organizzazione della maratona nata nel 1986e diventata una delle più importanti al mondo, che con il 27 ottobre scorso è arrivata alla 38esima edizione. Nel tempo l’evento è passato dai 686 concorrenti del primo anno ai 17.500 dell’ultima edizione, divisi tra i 6000 partecipanti alla gara da 42 km, i 4.500 a quella da 21 km e i 7000 che hanno preso parte alla gara da 10 km, con più donne che uomini, in genere over 40. Oggi la Venicemarathon, gestita da una società ssd senza fini di lucro, che conta cinque dipendenti fissi, un direttore e un consulente, è diventata un evento di dimensione sempre più internazionale e si conferma la più costosa al mondo: 1,7 milioni sono infatti i soldi impiegati dalla società nel territorio per l’organizzazione. In generale però la Venicemarathon genera un indotto di oltre 10 milioni, con ricaduta diretta su hotel e ristoranti, distribuiti per il 30% nel centro storico veneziano e Lido, il 50% tra Mestre e Città Metropolitana e il restante 20% nel padovano. «Il 40% degli atleti sono stranieri e ognuno ha in media due accompagnatori» spiega Rosa Salva. La Venicemarathon è diventata un punto di riferimento nazionale, ma proprio perché l’organizzazione ha a cuore la tutela della città si è data un limite alle iscrizioni: «Abbiamo sempre avuto un approccio di rispetto volto alla sostenibilità. Già tra la domenica sera e il lunedì mattina, grazie alla capacità dei mille volontari, non si trova una cartaccia o bottiglia per terra nel tragitto della gara».
Da sempre la Venicemarathon si conferma attenta alla disabilità e all’inclusione. Ogni anno infatti una parte del ricavato della manifestazione va devoluto ad associazioni che aiutano i ragazzi con disabilità che vogliono fare sport, tra queste l’Associazione Giusy Versace. Un contributo significativo è dato anche alla campagna End Polio Now del Rotary Club volta a configgere la Poliomielite. In totale sono una dozzina le associazioni a cui quest’anno sono stati donati oltre 150 mila euro. Inoltre è stato ricordato come la Venicemarathon con l’aggiunta delle passerelle sui ponti sia stata anche d’aiuto per mamme con passeggini, anziani e gente in carrozzina. «Il primo anno sia Comune che Soprintendenza erano inorriditi dall’idea di usare delle passerelle sui ponti, ma erano necessarie. Alla fine abbiamo dato un contributo enorme alla città in termini di accessibilità» continua Rosa Salva. La Venicemarathon organizzando anche la Family Run si conferma anche come evento motivazionale per i ragazzi che spesso si trovano rifiutati dalle società: «Siamo in un periodo dove forte è la dispersione sportiva. – ha spiegato il giornalista Tiziano Graziottin – Oggi le società cercano i campioni e allontanano i giovani che vogliono fare sport ma che non hanno grandi qualità. La Family Run, che coinvolge ad allenarsi circa 16 mila ragazzi, diventa allora un’occasione di aggregazione e coesione per tutto il territorio per portare i giovani a fare sport».
Era il 1986 quando in città viene organizzata la prima edizione della Venicemarathon. Il percorso di 42 km che dalla Riviera del Brenta arrivava fino a Venezia è sempre partito da Stra, ma nella prima edizione si era concluso in Campo Santi Apostoli, nel sestiere di Cannaregio, luogo d’arrivo scelto inizialmente per essere il più diretto e di meno disturbo possibile nel tragitto da Piazzale Roma fino al cuore della città. La prima edizione la vinse Salvatore Bettiol, mentre ad aggiudicarsi la vittoria femminile fu Paola Moro. «In quegli anni, in cui non c’erano ancora gli atleti africani, i maratoneti italiani dominavano» commenta ancora il presidente Rosa Salva, che al tempo era presidente della Fondazione di atletica leggera. «I primi anni sono stati gloriosi, l’evento fin da subito ha avuto una portata economica notevole. – e ricorda – «L’idea mi venne dopo che nel 1978 arrivò a Venezia la cronometro del Giro d’Italia. Fece strano vedere le bicilette sfrecciare di corsa sui masegni della città, dove solitamente si può accedere solo a piedi. Da lì pensai che sarebbe stato bello poter organizzare una gara di corsa proprio a Venezia, città unica in tutto il mondo dove ci si muove solo a piedi, e mantenere così la sua identità. – e continua Rosa Salva – In Italia inoltre mancava una gara di questo calibro. L’idea fu subito ben accolta, in particolare dai paesi della Riviera, volevamo far capire che non era solo il territorio della Mala del Brenta e della violenza per cui era diventata famosa».
Poi un focus sull’organizzazione: «Le maratone in linea rispetto a quelle a circuito, che hanno un villaggio unico per partenza e arrivo, costano il doppio in termini organizzativi» spiega ancora Rosa Salva, dicendo che tanti sono i rischi e le responsabilità a cui si va incontro. «Ogni anno organizzammo 8 punti di raccolta per il trasporto delle persone distribuiti tra Tronchetto, Piazzale Roma, Mestre e Padova. Inoltre sono oltre 17 le mila le borse numerate che i 160 volontari devono spostare in circa due ore, dalla partenza a Stra fino a Riva dei Sette Martiri. Prima vanno trasportate su ruote, fatte arrivare al Tronchetto e infine caricate sui barconi e scaricate a mano nel villaggio d’arrivo. Per non parare del disagio che si ha nello scaricare il tutto dal tir alla barca in caso di dislivello quando l’acqua è troppo alta o bassa, con l’ansia della gente sta arrivando e bisogna essere veloci. Carico acqua bassa per caricare». Non mancano durante la serata i complimenti del Presidente del Panathlon Diego Vecchiato: «Ogni anno gravitano migliaia di persone e turisti e siete bravissimi nel gestire e regolare i flussi». Tra i soci, il dott. Alberto Scremin ha invece proposto che durante gli eventi della Venicemarathon vengano incentivate le visite medico sportive: «Una volta per gli uomini c’era il servizio militare oppure i bambini venivano visitati a scuola. Ora come forma preventiva è rimasta solo la visita medico sportiva per attività agonistica o non agonistica e dovrebbe venire incentivata in quanto resta l’unico modo per scoprire preventivamente determinate patologie e risolvere problemi prima che si manifestino. Speriamo vogliate lavorare insieme a noi del Panathlon per fare una campagna specifica su questo». Infine, il socio Osvaldo Zucchetta, auspicando nella collaborazione della Venicemarathon, ha sottolineato come il Club veneziano intenda proporsi parte attiva per il ripristino dello stadio Pier Luigi Penzo, come contenitore degli sport veneziani, in primis proprio dell’atletica leggera.
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