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La Venezia di Vanessa Milan

Un viaggio tra incisioni e sfumature per raccontare l’anima liquida della città lagunare

«Mi sono innamorata di Venezia due volte: appena mi ci sono trasferita, quasi vent’anni fa, e quando ho iniziato ad esplorarla con la barca». Classe 1986, originaria di Treviso ma “veneziana per scelta”, Vanessa Milan approda in laguna venti anni fa per frequentare il corso di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti. Nel 2022, inaugura il suo atelier al 3848 di Dorsoduro in cui il profumo della carta appena impressa racconta la sua ricerca artistica. C’è la Venezia urbana, fragile ma resiliente, e quella lagunare, sospesa e rassicurante. Si dispiega tra le dodici sfaccettature del libro leoporello, piegate come onde leggere. Emerge nelle sfumature dell’azzurro e del verde che si fondono in un paesaggio avvolto nel silenzio. Viene catturata per frammenti, racchiusi in piccoli contenitori «assunti come medicine per esaudire un desiderio di viaggio». Le impressioni visive incontrano il rosa pallido delle antiche mappe idrografiche, ritrovate in una polverosa soffitta veneziana. «Un viaggio in barca, solleva sopra le acque della laguna, l’amore per questi luoghi», scriveva il poeta veneziano Francesco Giusti, «andarci, sveglia in chi lo fa racconti e leggende di marmi e uomini che lasciano l’ombra di un vissuto, immagine di una città magicamente capovolta».

©Susanna Pozzoli, Michelangelo Foundation
"Venice Alive"

«Ogni mattina a Venezia un residente si sveglia e si mette a correre. Che partecipi alla lotta allo spopolamento, all’organizzazione del Redentore o viva la sua normale giornata di lavoro, sa che qualcosa di imprevisto allungherà i suoi tempi e ne modificherà il tragitto. Non importa che tu sia un dog sitter, uno studente fuori sede o un volontario alla festa paesana: l’importante è correre più veloce degli altri per portare a termine la tua missione». Vivere la città lagunare con le sue difficoltà quotidiane non è solo una necessità, ma un obiettivo da portare a termine anche tra le mura casalinghe nel gioco da tavolo “Venice Alive”. «Ho voluto raccontare la Venezia residenziale e le storie delle persone che la vivono ogni giorno», spiega Vanessa, «in modo che il gioco potesse essere divertente non solo per chi conosce la versione “patinata” della città, ma anche per i residenti, che si rivedono negli imprevisti, nella topografia e nelle modalità di spostamento». Ogni giocatore si muove nella mappa e deve escogitare la via più breve per completare la propria missione prima degli altri: cercare il miglior posto per ammirare i fuochi d’artificio del Redentore, accendere un cero per la Festa della Madonna della Salute o rimediare al sequestro del barchino. Ci si sposta a piedi, con il vaporetto o il traghetto gondola. Proprio come in laguna, ogni percorso è disseminato d’imprevisti come l’acqua alta o gli scioperi che costringono a cambiare piani. Una partita può essere giocata da due fino a quattro giocatori dai quattordici anni in su. Oltre alle illustrazioni originali, ogni dettaglio è un omaggio all’artigianato locale: le pedine sono realizzate in vetro dalla fornace Orsoni e i sacchetti delle tessere sono pezzi unici, fatti a mano con tessuti riciclati da antiche tessiture veneziane. «Ho avuto la fortuna di rimanere in isola», racconta, «sono innamorata di questa città e questo gioco vuole essere il mio piccolo contributo per aiutare a preservarla nella sua essenza più autentica». “Venice Alive”, attualmente esaurito, sarà di nuovo in vendita da aprile sia sul sito web ufficiale che nell’atelier.

©Susanna Pozzoli, Michelangelo Foundation
Tra incisione e serigrafia

Sebbene Vanessa «lavori in modo istintivo e si lasci guidare dall’intuito», è una profonda conoscitrice e sperimentatrice di tutte le tecniche di stampa d’arte. L’incisione è la sua preferita «perchè lascia spazio alla sperimentazione». «Incido lo zinco con processi diversi e materiali naturali per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Evito vernici e acidi convenzionali, sostituendoli con alternative ecologiche come cere, solfato di rame e colori a base d’acqua», spiega, «terminata la lavorazione del metallo, inchiostro la matrice e la stampo su carta di cotone con il torchio calcografico». Le sue creazioni si alternano tra tirature d’arte limitate e pezzi unici. La serigrafia, invece, le permette di realizzare «grafiche sporche ed imperfette» in cui il colore è percepito come materia viva. «Amo sporcarmi le mani ed escogitare soluzioni inaspettate nell’errore», prosegue, «utilizzo pennello ed acrilico, ma anche collage e altre tecniche sperimentali in modo veloce ed istintivo. Ogni acetato corrisponde ad un colore che, solo o che sovrapposto ad altri, crea un fuori registro, segno autentico della manualità del processo».

©Susanna Pozzoli, Michelangelo Foundation
OIL: Ospite In Laguna

Ospite In Laguna è un progetto nato dalla collaborazione con Francesca Cattoi e dedicato al concetto di ospitalità nel contesto artistico. «Il nome stesso racchiude un gioco di significati», spiega Vanessa, «l’acronimo “OIL”, che in inglese indica sia olio che petrolio, richiama la capacità di questi elementi di coesistere con l’acqua, senza mescolarsi. Allo stesso modo, le opere degli artisti convivono nello spazio, ma mantengono la propria identità». Per trenta giorni, Vanessa invita nell’ atelier un ospite ad esporre le sue creazioni, a patto che non siano realizzate con la tecnica dell’incisione. Le opere dialogano senza sovrapporsi, dando vita ad un confronto che si rinnova ogni mese. «Il progetto s’ispira ad una riflessione più ampia sulla permanenza in città», osserva, «fa riferimento alle parole di Gianni Montieri, secondo cui vivere Venezia significa non solo prendere, ma anche restituire qualcosa alla città». In una realtà dominata del turismo di massa, OIL propone un modello di accoglienza consapevole, in cui l’arte diventa strumento di scambio, lasciando un segno che va oltre il tempo di una mostra.

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