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A San Marco Murano illumina il mondo

Le Procuratie Vecchie di Piazza San Marco sono diventate la sede espositiva d’eccezione di dodici lampadari in vetro di Murano, nati dalla collaborazione tra artisti internazionali e fornaci

Le luci del vetro di Murano illuminano il salotto più bello del mondo. Per la prima volta le volte delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia sono diventate la sede espositiva d’eccezione di dodici lampadari in vetro, realizzati da altrettanti artisti contemporanei di fama internazionale insieme ai maestri di Murano. Il progetto, denominato “Murano illumina il Mondo”, intervento di arte pubblica unico al mondo, è stato pensato e promosso da The Venice Glass Week e dal Comune che, per la prima volta in assoluto, porta in Piazza San Marco un progetto espositivo che punta i riflettori sul vetro di Murano per sensibilizzare cittadini e turisti sul futuro del vetro artistico, non solo come industria artigianale ma anche come fucina di nuove ideee centro internazionale di sperimentazione e collaborazione. Dodici lampadari contemporanei, che ogni sera si accendono per incantare residenti e turisti, rimarranno esposti ed illumineranno la Piazza per tutto il periodo natalizio e le successive serate veneziane, fino al 29 febbraio prossimo. Il vetro di Murano incontra così l’arte contemporanea grazie alla collaborazione tra dodici artisti di fama internazionale e nove tra le più prestigiose fornaci muranesi, che hanno messo a disposizione le loro competenze, tra tradizione e sperimentazione.

Artisti e fornaci

Questi i nomi dei celebri artisti che hanno preso parte al progetto selezionato dal comitato scientifico: Philip Baldwin e Monica Guggisberg, Marcantonio Brandolini d’Adda, Federica Marangoni, Michael Craig-Martin, Ritsue Mishima, Cornelia Parker, Maria Grazia Rosin, Silvano Rubino, Lino Tagliapietra, Giorgio Vigna e Pae White, a cui si aggiungono gli alunni della Scuola Abate Zanetti di Murano. Le prestigiose fornaci che hanno prodotto i lampadari invece sono: Anfora, Simone Cenedese, Componenti Donà, Salviati in collaborazione con Nicola Moretti, Gianni Seguso, Lino Tagliapietra, Barovier&Toso, Wave Murano Glass e Scuola Abate Zanetti. Il coordinamento della produzione, e in particolare il rapporto tra artisti e fornaci, è stato affidato a Giordana Naccari. Ognuno dei dodici lampadari è stato disegnato, progettato e realizzato rispettando specifici parametri di dimensione, peso e caratteristiche strutturali per garantire il totale rispetto del luogo in cui sono installati, che tra l’altro non ha mai ospitato altre opere d’arte.

Green e sostenibilità

Spicca tra le realizzazioni “Nextstopsaturn”, il lampadario ideato da Lino Tagliapietra che si ispira ai concetti di sostenibilità e di rinnovamento. Senza ricorrere a nuove soffiature, utilizza sezioni dei suoi vasi tagliati in moduli circolari che evidenziano le differenti tecniche lavorative del vetro, mentre la forma richiama una specie di navicella spaziale, ottenuta con l’aiuto di Alessandro Vecchiato. Strizza ancora l’occhio alla sostenibilità l’opera “Morbida Macchina Silicea” di Maria Grazia Rosin che, realizzata dal maestro Davide Donà, presenta uno chandelier autosufficiente con faretti a led dotati di piccoli pannelli solari. La cifra estetica dell’opera è data da elementi in vetro soffiato blu, realizzati da Componenti Donà, che si presentano in varie forme e in tutti i toni pastello degli stucchi veneziani, ricoprendo la struttura portante in metallo. Ideato da Marcantonio Brandolini d’Adda, il lampadario “Nature di Luce” – grazie alla struttura realizzata da Paolo Rossetto – è capace invece di ospitare un ecosistema vegetale autosufficiente, dove piante e terriccio vivono e si alimentano tramite contenitori d’acqua in vetro di Murano e grazie alla luce stessa del lampadario. Il tutto è stato realizzato con la collaborazione del progettista Giacomo Bernello e del disegnatore tecnico Alberto Furtack. Il progetto vede partecipare anche l’Università di Padova e la fornace Wave Murano Glass con il maestro Roberto Beltrami.

Tra novità e tradizione

Completamente differente e innovativo è invece il “Rezzonico spoglio” di Michael Craig-Martin che ha lavorato con il maestro Simone Cenedese con l’intento di rendere visibile la struttura metallica del lampadario, solitamente nascosta, ricoprendola con centinaia di pezzi di vetro soffiato trasparente e colorato a cui conferisce un senso di assenza di peso. Con Cenedese ha lavorato anche Pae White, realizzando “Sunset in your pocket”, un lampadario in cui 72 nastri in vetro di Murano danno forma a un tramonto californiano per esplorare la luminosità e la transitorietà trasmesse e conservate nel vetro. Spicca poi “Scomposizione di un volo – Tema naturalistico dedicato a Venezia”, lampadario di Federica Marangoni, realizzato sempre con Cenedese, che si ispira ai gabbiani con lunghe zampe che corrono lungo il tubo centrale, una corona di grandi piume in cristallo e i quattro portalampada sporgenti che rappresentano le teste con lungo becco giallo-arancio, insieme agli occhietti di murrina. Infine, Philip Baldwin e Monica Guggisberg nel loro lavoro “Il Redentore” hanno invece voluto richiamare colori e forme dei fuochi d’artificio affidandosi ai maestri Barovier&Toso con cui hanno sperimentato l’utilizzo di nuove tecniche di lavorazione.

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