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A tu per tu con cinque capolavori di Giulia Lama

Sono cinque le opere della pittrice, appena restaurate da Save Venice, ora esposte negli spazi del Seminario alla Salute

Giulia Lama era l’unica pittrice del ‘700 a realizzare opere per la Chiesa veneziana. È quanto emerge dalla mostra “A tu per tu con Giulia Lama: una donna artista del Settecento veneziano”allestita nelle sedi espositive della Pinacoteca Manfrediniana e della Sacrestia Maggiore della Basilica della Madonna della Salute a Venezia. L’esposizione, realizzata da Save Venice e dal Patriarcato di Venezia, offre l’opportunità di osservare ad altezza d’occhio cinque opere appena restaurate dal programma “Women Artists of Venice” (WAV) di Save Venice, solitamente collocate in posizioni molto elevate dove è difficile apprezzarne il valore artistico. La mostra, aperta fino all’8 giugno, vede esposti i dipinti de “I Quattro Evangelisti” provenienti dalla chiesa di San Marziale, realizzati presumibilmente nel 1725 e ora accolti nelle sale alla Pinacoteca Manfrediniana, mentre negli spazi della Sacrestia Maggiore è collocata l’opera “Vergine in preghiera”, realizzata nel 1736 e normalmente collocata nella chiesa di Santa Maria Assunta a Malamocco. La mostra celebra Giulia Lama come una delle grandi artiste veneziane del suo tempo, attiva tra gli anni ‘20 e ‘30 del ‘700. «L’artista aveva avviato una carriera importante, in particolare per la Chiesa di Venezia, che all’epoca ha promosso il suo lavoro» spiega Melissa Conn, direttrice della sede veneziana di Save Venice.

Donna pittrice

È probabile che Lama si sia formata nella bottega del padre Agostino, anche lui pittore. Durante sua carriera, iniziata nel 1714 alla morte del padre, realizzò diverse opere anche per le chiese di San Vidal, Santa Maria Formosa e Miracoli, ma sue opere si trovano anche alle Gallerie dell’Accademia e a Ca’ Rezzonico, dove vi è una collezione di disegni e nudi preparatori per i suoi quadri. Lama si dedicò all’attività artistica fino al 1747, quando mori all’età di 66 anni. A partire dalla sua riscoperta negli anni ‘30 l’opera di Giulia Lama è stata legata al Tenebrismo, una corrente pittorica caratterizzata dai forti contrasti chiaroscurali. Tuttavia, i recenti restauri delle opere (leggi qui) hanno svelato l’uso di colori brillanti, evidenziando una maggiore varietà di pigmenti rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. Stesi con pennellate decise, questi colori prendono forma in composizioni drammatiche, delineando scorci prospettici che danno vita a effetti illusionistici e suggestivi giochi di luce. Le figure dipinte da Giulia Lama si animano, gesticolano, scrutano, interagendo non solo con lo spazio pittorico ma anche con quello reale in cui si trova lo spettatore. Particolarità delle opere di Giulia Lama è la resa del colore della pelle delle figure, realizzata unendo vari pigmenti.

L’opera dedicata alla Vergine

Per quanto riguarda la grande tela dedicata alla Vergine realizzata per la chiesa di Malamocco, l’assoluta assenza di prove documentali getta più di un dubbio sull’arrivo della tela nella chiesa di Malamocco e sul soggetto del dipinto, che è ancora motivo di dibattito tra gli studiosi. Se il soggetto precedentemente era letto come una Santa in preghiera, oggi la critica si sta domandando se identificarla come una Vergine in preghiera o un’Assunta. È possibile che il dipinto sia giunto a Santa Maria Assunta durante le soppressioni napoleoniche tra il 1806 e il 1814, probabilmente dal piccolo Monastero Benedettino di Santa Maria dell’Orazione, situato proprio accanto alla chiesa di Malamocco. Considerata la posa della figura femminile dipinta da Lama – inginocchiata e con le mani giunte in preghiera – il dipinto potrebbe effettivamente raffigurare la Vergine orante intenta a recitare il Magnificat, che per tradizione Maria intonò dopo la visita a Elisabetta attraverso cui esprime la gioia per l’attesa di Gesù. Se si considera però tutto l’insieme dell’opera è chiaro però che Maria è rappresentata al di sopra delle nuvole e questo condurrebbe al momento dell’assunzione in cielo.

I Quattro Evangelisti

Diverso è per le quattro figure degli Evangelisti di San Marziale, immersi nella scrittura dei vangeli. San Marco e San Matteo decorano i pennacchi dell’altare della Beata Vergine delle Grazie, dove è custodita una scultura miracolosa del Duecento. San Luca e San Giovanni si trovano invece sull’altare di fronte, al di sopra del “San Marziale in gloria con i Santi Pietro e Paolo” di Jacopo Tintoretto. San Luca fissa meditabondo il suo libro mentre il bue fa capolino da sotto la balaustra su cui poggia il piede nudo del santo. San Giovanni, accompagnato dall’aquila, fluttua su una nuvola con lo sguardo rivolto verso l’alto in attesa dell’ispirazione divina. Il patrono di Venezia, San Marco, appare invece più rilassato, con il Vangelo posato sulle ginocchia e il fedele leone che veglia su di lui. Alla sua destra, infine, anche San Matteo rivolge lo sguardo al cielo, mentre la sua penna riposa su una pagina del libro sostenuto dall’angelo. I pennacchi degli altri altari di San Marziale furono decorati dagli assistenti di Giambattista Piazzetta con le figure di quattro Profeti e quattro Padri della Chiesa. Il fatto che le tele di Lama parrebbero essere state le prime delle dodici a essere completate getta nuova luce sulla sua relazione con il maestro veneziano. È infatti probabile che, a differenza di un suo ipotetico alunnato presso la bottega di Piazzetta, Lama lavoròinvece in modo indipendente e, cosa più significativa, su un piano di parità. Giulia Lama ha ritrasse gli Evangelisti con vigore espressivo mentre si ergono dai loro altari trasformandoli in elementi di congiunzione tra terra e cielo. La resa di queste figure, le loro masse, i movimenti ed i gesti rappresentano un tratto distintivo dello stile della pittrice, ora dopo il restauro ancora più riconoscibile.

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