«Ero stanco di vedere ogni mattina il quantitativo di acqua in bottigliette di plastica scaricate a San Marco fin dal primo mattino dalle barche che riforniscono i locali – racconta Claudio Vernier, titolare del caffè gelateria “al Todaro” – migliaia di bottigliette che poi si riversano, quando va bene, nei cestini straripanti dell’immondizia, ma se si alza un po’ di vento spesso finiscono direttamente in canale e poi in mare».
«Quindi ho deciso che io non volevo più continuare ad avere plastica nel mio locale, nel mio piccolo ho preso consapevolezza che potevo fare qualcosa e lanciare un segnale – continua l’imprenditore – Venezia e soprattutto Piazza San Marco, parlano al mondo, così anche un’azione limitata può fare molto rumore, credo che sia arrivato il momento di cambiare le nostre abitudini, soprattutto in una città fragile come questa».
E i clienti come hanno preso la novità? «Inizialmente la cosa non è stata ben vista, soprattutto dalla clientela abituale, per chi lavora eravamo un riferimento per bere un caffè e portarsi via una bottiglietta d’acqua – racconta Vernier – ma per compensare abbiamo iniziato a proporre il refill delle borracce con bottiglie di acqua minerale in vetro. Non vendere più acqua in plastica al banco ci ha fatto perdere almeno una ventina di persone al giorno, soprattutto turisti, ma non cambiamo posizione, va dato un messaggio inequivocabile».
«Anche se i gondolieri, nostri affezionati clienti che tengono molto alla laguna, si sono abituati senza problemi a bere l’acqua in vetro al banco, da solo il nostro gesto non basta se non vengono prese delle scelte da parte della città per essere tutta plastic free – continua – Venezia ha tanti difetti e soffre di eccessivo turismo, ma ci sono fontane pubbliche aperte, quindi basterebbe attrezzarsi per visitarla con una borraccia se si bandisce la plastica, limitando così anche una parte di take away».
«Certo che andrebbero convinti i leader di mercato, le grandi aziende che producono acqua e bevande a introdurre le bottiglie a rendere – continua Vernier – attualmente il vetro viene buttato quando potrebbe essere direttamente riutilizzato senza nemmeno dover subire processi di riciclo, riducendo al minimo l’impatto ambientale. Così potremmo fare un carico e scarico con le barche senza costringerle a fare giri in più, non incidendo neppure sulle emissioni di gas di scarico».
«Venice Lagoon Plastic Free la conoscevo già, così ho scritto all’organizzazione per chiedere loro se, data la nostra scelta, ci concedevano l’utilizzo del loro logo nel locale – spiega l’esercente – hanno sposato subito la nostra iniziativa e ci hanno chiesto di collaborare nella comunicazione delle loro iniziative. Ben venga se possiamo essere un esempio per altre attività e mostrare che si può fare commercio a Venezia anche senza plastica».
«Quando ci è arrivata la richiesta ci ha fatto particolarmente piacere conoscere realtà virtuose di antica tradizione in centro storico – raccontano da Venice Lagoon Plastic Free – essere appoggiati da un esercizio così antico a Venezia è importante, perché dimostra che anche chi ha una lunga storia di attività può cambiare in modo drastico la propria offerta per tutelare e salvaguardare il futuro della città in ottica di maggiore sostenibilità».
«A chi ordina la caffetteria abbiamo sempre incluso nel prezzo una caraffetta di acqua di rubinetto e per le coppette dei nostri gelati usiamo esclusivamente la carta, anche se ci costa di più, ma resta una scelta etica – precisa Vernier – anche se perdiamo un po’ di utile un luogo come Piazza San Marco merita di andare contro i nostri interessi, perché poi i rifiuti pesano su chi ne cura la raccolta e i costi a loro volta ricadono sulla collettività».
«Bisogna iniziare da piccole cose ma farlo tutti, già mettere i cestini per la differenziata in piazza sarebbe un segnale forte, ma la volontà deve venire dall’alto, dalla politica, il buon senso del singolo non è sufficiente per un cambiamento drastico di abitudini per tutelare l’ambiente – chiarisce l’imprenditore – la battaglia contro la plastica sicuramente è prioritaria ma non è l’unica, Venezia ha anche seri problemi di qualità dell’aria>>.
Un paradosso in una città senza macchine: «Le barche spesso hanno motori obsoleti, rinnovare i propulsori e usare carburanti a minore impatto aiuterebbe non poco la città, se solo chi si occupasse di servizi e logistica abbracciasse questa filosofia si avrebbe in breve tempo un netto risparmio di inquinanti nell’aria e ovviamente si dovrebbe favorire il trasporto pubblico su quello privato. Tutto il mondo sta andando apparentemente nel verso sbagliato, ma se Venezia deciderà di fare delle scelte coraggiose, potrà diventare davvero la capitale della sostenibilità».
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