
«Ai giovani dico non perdete di vista i vostri sogni. Arrivare fino in fondo è difficile, ma continuate a seguire la stella». Adriano Sinivia ci ha sempre creduto, fin da quando aveva sette anni ed era un bambino timido. Dopo decenni trascorsi sulle scene internazionali, il regista d’opera e artista poliedrico ha scelto di tornare a vivere nella sua città. La sua carriera, iniziata tra arti figurative e teatro di ricerca, lo ha portato a lavorare nei più importanti palcoscenici d’Europa, affinando un linguaggio scenico innovativo. Nonostante il successo, il legame con Venezia non si è mai spezzato e oggi, con il desiderio di restituire alla città ciò che ha ricevuto, Sinivia sogna di creare un laboratorio di ricerca teatrale e gestuale, coinvolgendo giovani artisti in nuove sperimentazioni. «Ora», osserva Sinivia, «mi rendo conto che è mio compito quantomeno fare sapere che sono qui e che il mio obiettivo è trasmettere un po’ del mio bagaglio finché il mio corpo me lo permette».
Sinivia inizia giovanissima la sua ricerca espressiva tra pittura e e danza. S’iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia per studia Scenografia e, allo stesso tempo, si dedica con un gruppo all’animazione teatrale al servizio di cause sociali in quartieri disagiati e centri psichiatrici. «Ero molto affascinato dall’universo circense», racconta, «non a caso ho dedicato il mio lavoro di tesi al Circo di Moira Orfei in cui sono stato ospitato per diversi mesi». Tra domatori e funamboli, Sinivia osserva instancabilmente il lavoro dei clown. «Ero profondamente affascinato dal loro spirito scherzoso e scanzonato», osserva, «riuscivano a trasformare ogni caduta in una risata ed affrontare la vita con un’ironia disarmante». Appena diplomato, lascia Venezia e vola a Parigi, determinato a perfezionare la sua arte alla Scuola Nazionale di Circo Annie Fratellini. L’anno successivo, s’iscrive alla Scuola Internazionale di Mimodramma di Marcel Marceau. «Arrivavano centinaia di giovani venuti da tutto il mondo», ricorda, «fra teatro, danza, acrobazia, e mimica la formazione era completa». Ottenuto il diploma nel 1981, Marceau lo sceglie come partner di scena per una tournée mondiale. «Mi sembrava di vivere in un film», scherza, «lo osservavo per ore mentre incantava con il grande pubblico con il suo magnetismo». Tra una performance e l’altra, Sinivia conosce anche il lato più intimo del maestro leggendario. «Mi ospitò con altri trenta ragazzi nella sua villa in campagna», ricorda, «ci ritrovammo nell’erba alta ad imitare i cavalli al galoppo, senza nessun animale presente. Fu una scena surreale».
Nel 1982 la Biennale di Venezia gli offre per la prima volta l’opportunità di scrivere e dirigere i suoi spettacoli come “Mezz’Ora Di Luna” e “Una Delle Ultime Sere di Carnovale”. «Tentai di rivoluzionare il teatro goldoniano», spiega, «portando in scena una performance di mezz’ora che si concludeva con la segatura che precipitava dall’alto». Nello stesso anno fonda e dirige a Parigi una compagnia di ricerca teatrale e creazione coreografica: il Memory Movement Theater. Un giorno, squilla il telefono con una proposta inaspettata. Dall’altro capo, una voce gli chiede di mettere in scena una delle sue produzioni all’Opéra di Parigi. «Avevo ventisette anni», racconta, «passai una buona mezz’ora ad insultare chi mi aveva chiamato, convinto che fosse uno scherzo». Ma non lo era affatto. Da quel momento, gli viene proposto di mettere in scena svariate opere liriche nei luoghi più prestigiosi teatri d’Europa. Parallelamente, diventa docente di teatro al CDAS di Parigi e viene invitato a tenere workshop in scuole di formazione artistica come la TNS di Strasburgo, l’Atelier Lyrique de l’Opéra de Lyon, la Haute École de Musique de Genève e Stage Entertainment France. Così, tra spettacoli ed insegnamenti per i giovani talenti, Sinivia continua a tracciare il suo percorso, guidato dalla stessa passione che anni prima lo aveva portato tra i tendoni circensi.
«Sono tornato da poco a vivere nella mia città natale», racconta Sinivia che, nonostante i molti anni passati all’estero, ha ancora molti amici e gode di grande stima fra calli e campielli. «Vorrei creare un laboratorio di ricerca teatrale e gestuale», confessa, «un luogo d’incontro per chi condivide la mia passione per l’arte della scena» I primi passi sono già stati mossi. Grazie a suo figlio Alvise, Sinivia ha conosciuto una nuova generazione di artisti che spaziano dal video alla musica sperimentale. «Mi piacerebbe lavorare a loro fianco», aggiunge, «mescolare linguaggi, dare vita a qualcosa di nuovo». Ma c’è anche il desiderio di riallacciare i fili con chi, come lui, ha fatto della ricerca artistica una missione. «Vorrei riprendere il dialogo con amici di lunga data, come Gianni De Luigi, attore e regista, e Giannantonio De Vincenzo, fondatore della Scuola di musica Suono Improvviso», aggiunge, «e poi collaborare con istituzioni come l’Accademia di Belle Arti, l’Università Ca’ Foscari, il Conservatorio ed il Teatro dell’Avogaria. Vorrei finire la mia vita continuando a fare ciò che amo». Il sogno nel cassetto è presentarsi al pubblico veneziano sul palcoscenico della Fenice: «là dove 45 anni fa in calzamaglia da mimo ho inaugurato il Carnevale accanto all’immenso Marceau».
C.I.D. s.r.l. Società a Socio Unico – Casa editrice del settimanale Gente Veneta – CF e PI 02341300271 – REA: VE – 211669 – Capitale Sociale 31.000 euro i.v. – Dorsoduro,1 – 30123 Venezia
Iscriviti a VE-NICE e non perderti nessun aggiornamento, ti invieremo 1 volta a settimana i nuovi articoli!