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Alberto Rodríguez Serrano: l’omaggio d’oro a Venezia

In mostra al Museo Fortuny l’artista spagnolo racconta Venezia con uno sguardo inedito. Le sue tele sono realizzate con foglia d’oro a 22 carati e pigmenti luminescenti

Esplora nuovi linguaggi visivi attraverso un approccio sperimentale. Nei suoi dipinti, in cui omaggi in particolare la città di Venezia, unisce materia e luce, superando i confini della pittura classica. Le opere dell’artista spagnolo Alberto Rodríguez Serrano (Madrid, 1988) sono arrivate per la prima volta in Italia, esposte fino al 5 ottobre al Museo Fortuny a Venezia, che tra l’altro ha da poco festeggiato 50 anni di attività con un nuovo percorso espositivo (leggi qui) dedicato all’arte e alle invenzioni dell’artista e innovatore Mariano Fortuny (leggi qui). Il caso ha voluto che la prima esperienza espositiva di Serrano in Italia si tenesse proprio in un luogo con profondi legami con la Spagna, di cui Mariano Fortuny era anch’esso originario. “Ars Gratia Artis Venezia”: questo il titolo della mostra, a cura di Chiara Squarcina e visitabile fino al 5 ottobre, che presenta una selezione delle creazioni più significative realizzate dall’artista negli ultimi anni, divise in tre sezioni legate ai tre temi principali attorno a cui si articola il suo lavoro: le architetture di Venezia, la natura e gli animali. Accanto alle opere, realizzate con tecniche classiche, in acrilico ed olio su tela, ed esposte in modo tradizionale, trova spazio una tecnica innovativa basata sull’uso di pigmenti luminescenti, sia fosforescenti che fluorescenti, con cui l’artista cerca di conferire al proprio lavoro una profondità emotiva e una complessità materica, che trovano un pieno compimento durante speciali performance dell’artista, momenti in cui un raffinato gioco di luci e ombre anima le tele, offrendo al pubblico un’esperienza sensoriale intensa e coinvolgente. Attraverso uno studio attento dei materiali e della luce, Serrano crea un dialogo inedito con l’estetica di Mariano Fortuny. Un incontro affascinante tra la visione di un artista contemporaneo e l’eredità di uno dei grandi maestri del Novecento.

Gli studi in Italia e l’incontro con Papa Francesco

Serrano, artista dallo spiccato virtuosismo pittorico, vanta già una significativa presenza sulla scena contemporanea, coniugando i riflessi delle sue radici storiche con una continua esplorazione della modernità. Laureatosi presso la Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense di Madrid, si diploma in tecniche di stampa, incisione e disegno grafico presso la Fábrica Nacional de Moneda y Timbre di Madrid, il cui titolo gli è stato consegnato personalmente da Sua Maestà la Regina Sofia. Anche lui come Mariano Fortuny presto arriva in Italia. All’Accademia di Belle Arti di Firenze consolida il suo stile e approfondisce la conoscenza dell’arte classica e contemporanea. Dal 2012 Serrano lavora in modo prolifico collaborando con la Fábrica Nacional de Moneda y Timbre nella progettazione di monete commemorative e da collezione, co-fondando l’Estudio Taller de Arte Esbozos, dove insegna disegno, fotografia e aerografia. La sua carriera conosce una rapida ascesa tra il 2014 e il 2019, quando inizia a collaborare con prestigiose gallerie e istituzioni private in giro per il mondo. Durante questo periodo il suo lavoro è esposto accanto a quello di artisti come Dalí, Picasso, Tápies e Barceló. La sua carriera artistica, sviluppatasi attraverso l’incessante ricerca di nuove forme di espressione, nel 2015 vede includere un’ opera nella collezione permanente Carmen Cervera al Museo Thyssen – Bornemisza di Madrid. Inoltre, nel 2017, Serrano ebbe l’onore di presentare personalmente il suo dipinto “Pietà” a Papa Francesco direttamente a Casa Santa Marta in Vaticano. L’opera venne poi inclusa nella collezione vaticana, facendo di Serrano uno dei più giovani artisti presenti nella prestigiosa raccolta.

L’omaggio d’oro a Venezia

Centrali in mostra sono le opere in cui Serrano decide di omaggiare la citta di Venezia, con cui ha un profondo rapporto, e di cui immortala la danza tra luce e ombra e l’immobilità della sua storia giustapposta alla vivacità della vita contemporanea. Piazza San Marco è ripresa attraverso un particolare scorcio di luce, mentre più classiche risultano le vedute sul Canal Grande. Create in occasione della Biennale di Architettura, queste tele celebrano la città come spazio di creatività, innovazione e tradizione, riflettendo il suo inconfondibile fascino e il dinamico rapporto tra antico e moderno. Unica nel suo genere è la grande opera in cui Serrano, realizzando pittoricamente l’effetto del “photosphere”, riprende Piazza San Marco dall’alto, dove le architetture, appiattite e schiacciate in un gioco geometrico, prendono sagome differenti, mostrando la città da un inedito punto di vista. Nella sezione della serie Aurum, Serrano realizza anche paesaggi con foglia d’oro a 22 carati. Con questa avvolge in particolare la Basilica di San Marco e la Chiesa della Salute, elevando le strutture e le ombre dell’architettura italiana al regno del sublime, mentre la città, vibrante e dinamica, si fonde con una luminosità che trascende il passare del tempo.

La natura e la figura del toro al centro

Altra parte della mostra si concentra sulla forza resiliente della natura, sulla sua capacità di esprimere speranza, bellezza inaspettata ed equilibrio. Le altre due sezioni della mostra infatti sono dedicate ai paesaggi e ai tori della Corrida. I paesaggi naturali di Serrano sono popolati da alberi tutti caratterizzati dalle foglie rosse luminose, quasi infuocate, assunti a segni di resilienza e speranza, elevati a simboli della Natura. In mostra, tra i vari soggetti presenti, l’artista spazia in particolare sul mondo animale, concentrandosi sulla raffigurazione dei tori, simbolo di forza e metafora della natura primitiva. «I tori – afferma l’artista –  sono animali che hanno origine nella storia più profonda della terra spagnola». L’obiettivo di Serrano è catturare l’animale in movimento, nel suo stato più puro di vitalità e naturalezza, elevandolo a metafora della natura selvaggia, di quella forza primordiale e indomita che ricorda che la vita non è solo un viaggio verso la calma, ma una sfida continua. L’animale è reso da Serrano con veridicità pittorica, nella resa del manto e della polvere che alza dal suolo al suo passaggio, attorniato da tante mani in movimento. È proprio in queste opere, insieme a quelle ancora più materiche dei ballerini di flamenco e tango, in cui certe parti diventano vere realizzazioni pittoriche tridimensionali, che si palesa tutto l’ardore delle origini spagnole dell’artista.

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