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Alla Mostra del Cinema drammi e bivi della vita

Sono questi i temi dei tanti film presentati alla 81. Mostra internazionale di Arte Cinematografica. Non manca però, fuori concorso, anche la thriller comedy con George Clooney e Brad Pitt.

Ospedali, malattie, drammi famigliari, violenza e guerra. Questo è il denominatore comune della maggior parte dei film presentati alla 81. Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di quest’anno. In concorso ufficiale, in lizza per il Leone d’Oro, tra i favoriti pare esserci “The room next door” del regista spagnolo Pedro Almodóvar, che firma il suo primo film in inglese e che vede come interpreti Tilda Swinton nei panni di Martha, reporter di guerra malata terminale, e Julianne Moore in quelli della sua amica Ingrid. Impeccabile e commovente l’interpretazione delle due attrici, dove però scappa anche qualche timida risata. Il film, ispirato al libro “What Are You Going Through” di Sigrid Nunez, vede al centro della riflessione il dibattito sull’eutanasia. «Serve una legge per tutta l’Europa» ha detto Almodóvar, dichiaratamente ateo, sottolineando chiaramente la sua posizione nei confronti del tema. Un personaggio marginale del film però sottolinea quanto l’eutanasia sia inaccettabile per uomini di fede, esprimendo la voce contraria della Chiesa Cattolica. Convincono le artiste, convince la regia, ma è un film che fa male, forse più di tutti gli altri finora presentati in concorso. Varrà a Tilda Swinton almeno la Coppa Volpi per l’interpretazione?

“Leurs enfants après eux”, il coming of age francese

In gara in concorso ufficiale anche il film coming of age francese “Leurs enfants après eux”, diretto dai promettenti e giovani fratelli gemelli Zoran e Ludovic Boukherma. Il film, ispirato all’omonimo libro di Nicolas Mathieu, mette al centro il disagio e le illusioni perdute della campagna francese. Siamo nell’ Agosto 1992, il quattordicenne Anthony (Paul Kircher) vive l’estate del suo promo amore per Stephanie (Angélina Woreth), quell’amore agrodolce che segna la fine dell’infanzia e il passaggio alla maturità e per questo è difficile da dimenticare. Ma di amore nel film ce n’è poco. In due ore e mezza di proiezione, che corrispondo a quattro estati, la vita del protagonista è una turbinosa e continua sofferenza, segnata dal profondo disagio dovuto al contesto familiare e popolare in cui si ritrova. All’interno molti i temi trattati, tra cui quello dell’immigrazione e dello spaccio, per un film difficile da digerire.

Dolore e violenza: i film della sezione Orizzonti

Tematiche forti sono affrontate anche nei film della sezione Orizzonti del Festival. All’interno di questa, proprio “Nonostante” di e con Valerio Mastandrea, alla sua seconda esperienza da regista, vede come protagonisti le anime dei pazienti in coma che si trovano in ospedale ad instaurare relazioni e provare sentimenti assopiti. Ovviamente tutto è giocato sul piano metaforico e, sebbene l’idea di partenza sia interessante, il film risulta scorrere lentamente. Inoltre, l’attento cinefilo potrebbe restare deluso dal finale, soprattutto se nel film cerca, attraverso l’analisi della riscoperta di certe emozioni, prima fra tutte l’amore, di cogliervi una morale. Diverso invece il film basato su una storia vera “Familia” di Francesco Constabile, anche lui alla sua seconda regia. Al centro il dramma della violenza famigliare vissuta anno dopo anno, che sottolinea quanto la vita con un padre violento (Francesco Di Leva) possa diventare un carcere per madre e figli (Barbara Ronchi, Marco Cicalese, Francesco Gheghi) e come le vittime possano trasformarsi in carnefici. Apprezzata la regia che, attraverso determinate soluzioni e scelte stilistiche, porta ad empatizzare e ad entrare nel vivo dei sentimenti dei protagonisti. “Mon Inséparable”, invece, è il film francese, con regia di Anne-Sophie Bailly, che parla della difficoltà di una madre (Laure Calamy) nell’accettare che il figlio disabile (Charles Peccia Galletto) si renda sempre più autonomo, ora che la sua compagna è incinta. Commovente e forte, riflette sull’importanza di lasciare andare e sul diritto e i doveri che si hanno gli uni sugli altri.

Brad e George: aldilà del film simpatia e feeling

È stato il delirio domenica 1 al Lido di Venezia per la prima del film fuori concorso “Wolfs – Lupi solitari”, che ha visto il ritorno sugli schermi della coppia di attori tra le più famose di Hollywood. Stiamo ovviamente parlando dei divi George Clooney e Brad Pitt, la cui complicità fuori e dentro lo schermo ha fatto impazzire i fan, regalando 40 minuti di show anche durante il red carpet, che non solcavano insieme dal 2008. Nick (George Clooney) e Jack (Brad Pitt) sono due fixer, ovvero coloro che mettono a posto gli affari sporchi degli altri. I due non si conoscono, ma una sera vengono chiamati entrambi per far sparire le tracce di un cadavere, per una trama che si fa subito intricata. Se il thriller comedy scritto e diretto da Jon Watts – autore degli ultimi tre film di Spider-Mannon è nulla di nuovo, tanto invece c’è da dire sul feeling mostrato sullo schermo dei due attori, la cui forza attoriale, specialmente mimica, e la complicità tra di loro basta a reggere il film e a tenere gli spettatori incollati allo schermo, dove non mancano tante risate.

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