Oggi andiamo alla scoperta di sua maestà l’emicrania. Banalmente si potrebbe dire che l’emicrania è una “mezza cefalea”, cioè un mal di testa che colpisce solo una metà del capo, in particolare la regione frontotemporale, cioè la parte davanti e di lato del cranio.
L’emicrania è una patologia molto diffusa – classificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la terza malattia più frequente al mondo – e invalidante, essendo considerata la seconda causa di disabilità a livello mondiale sia negli uomini sia nelle donne al di sotto dei 50 anni. Colpisce il 12% degli adulti in tutto il pianeta, ma c’è una sostanziale differenza di genere: ne soffre il triplo delle donne rispetto ai maschi.
Si parla di emicrania – l’ABC di questa patologia – quando la persona racconta di avere avuto per almeno 5 volte un mal di testa con le seguenti caratteristiche:
In estrema sintesi le caratteristiche tipiche dell’emicrania sono la localizzazione solo da un lato del cranio, la qualità pulsante, l’intensità moderata o severa, l’aggravamento in seguito ad attività fisica routinaria e l’associazione con nausea e/o fotofobia e fonofobia.
Molte sono le condizioni che possono scatenarla:
Anche la mancanza o l’eccesso di sonno possono scatenare l’emicrania, che, però, può essere anche conseguenza di traumi cranici o dell’esercizio fisico. Alcuni pazienti sperimentano una fase prodromica, cioè un’avvisaglia dell’arrivo dell’emicrania, che si verifica ore o giorni prima della cefalea, mentre taluni hanno una fase postdromica, cioè dopo che la cefalea è passata. I sintomi di queste due fasi includono iperattività, ipoattività, depressione, desiderio di cibi particolari, ripetuti sbadigli.
Grossolanamente possiamo dire che ci sono 2 tipi di emicrania: quella senza aura, una sindrome clinica caratterizzata da cefalea con caratteristiche specifiche e sintomi associati, e quella con aura, caratterizzata cioè principalmente dai sintomi neurologici focali transitori che solitamente precedono o talvolta accompagnano il mal di testa. E quali sono questi sintomi? Attacchi ricorrenti, della durata di minuti, di sintomi del sistema nervoso centrale unilaterali completamente reversibili di tipo visivo, che di solito si sviluppano gradualmente e sono appunto seguiti dai dolori classici dell’emicrania.
Tipica è l’aura visiva: prima del mal di testa compaiono seri disturbi come lampi di luce, immagini scintillanti, stelline, linee a zig-zag, difficoltà nel mettere a fuoco la visione. L’aura sensoriale, invece, consiste in disturbi di tipo, appunto, sensoriale: formicolii che si muovono lentamente dal punto di origine ed affliggono una parte più o meno estesa di un lato del corpo, del viso e/o della lingua. Meno di frequente, l’inizio dell’emicrania è preceduto da disturbi del linguaggio, di solito afasici: la persona vorrebbe parlare ma non riesce ad esprimersi.
Se consideriamo l’emicrania una particolare risposta del cervello, con probabili cause genetiche, ai ‘‘triggers’’, cioè gli stimoli esterni ed interni rispetto ai quali il cervello del paziente sembra avere una soglia più bassa, il trattamento di profilassi dovrebbe innanzitutto alzare tale soglia: aumentare, quindi, la capacità dei pazienti di resistere indenni a maggiori quantità di stimolazioni. Si dovrà pure cercare di eliminare, se possibile, i fattori scatenanti, per ridurre il numero e l’intensità degli attacchi.
Generalmente la presenza di almeno due attacchi di emicrania al mese o di emicrania per 4 o più giorni al mese, che non rispondono ai farmaci sintomatici, sono l’indicazione per iniziare una terapia di profilassi che porti a ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi e a migliorare la qualità di vita del paziente, riportandolo a un’efficienza fisica accettabile. Una riduzione del 50% della frequenza o della gravità dell’emicrania può essere considerata una buona risposta al trattamento di profilassi.
Nella profilassi primaria per questa patologia i pazienti devono identificare i propri fattori ‘‘trigger’’, così da evitarli, modificando lo stile di vita. Per facilitare tale compito è di fondamentale importanza il diario dell’emicrania, in cui i pazienti devono, per ogni attacco, registrare quali fattori sono stati potenzialmente scatenanti. E poi, una volta scritto il diario, che si fa? Semplice! Si va dal proprio medico di famiglia e ci si affida a lui. Molte sono le armi terapeutiche a disposizione in codesta lotta e spesso è un lavoro certosino trovare il rimedio appropriato e ben dosato per ciascun paziente. Lasciate fare al vostro medico di fiducia, che meglio d’ogni altro vi conosce e vi saprà consigliare.
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