
Gioiosa e genuina, proprio come i suoi piatti con cui si è conquistata la quattordicesima edizione di Masterchef Italia. Anna Yilan Zhang (Milano, 1993), ormai da molti anni veneziana d’adozione, domenica 22 mattina è stata protagonista della Colazione Arcobaleno, l’evento organizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia nel giardino di San Sebastiano a conclusione dell’Art Night, la notte veneziana dedicata all’arte e alla cultura. Lì ha presentato il suo libro “Pentole e Zodiaco. Il mio gioco da tavola”, edito da Baldini e Catoldi, e ha preso parte alla giuria che premiava le migliori colazioni e mise en place, insieme al prof. dell’Ateneo Giuseppe Barbieri e Giovanni Pelizzato della storica libreria La Toletta. «Ormai Masterchef mi sembra un’esperienza successa tanto tempo fa. Il programma si registra molto prima, e ho la sensazione mi stiano già sostituendo, mi sento in bilico tra la nuova Masterchef e quella che sarà» confida Anna, dicendo che il ricordo più bello di quei momenti è «l’abbraccio alla finale con i genitori e il fratello», il momento più magico di tutto il percorso vissuto a stretto contatto con gli chef Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli. «Non sapevo cosa mi aspettasse a Masterchef, nessuno sa quello che succede lì dentro. – racconta – Quando mi hanno chiamato per dirmi che mi avevano preso il mio fidanzato mi disse che non sarebbero mai stati 45 minuti di preparazione per un piatto, invece è veramente così. Anzi, in realtà sono meno se si conta che in quel lasso di tempo bisogna anche decidere che piatto realizzare, fare la spesa e impiattare. Iniziare un piatto e chiuderlo in 35 minuti ti fa capire che puoi fare bene o male anche per una semplice svista. È un’esperienza che ti fa percepire che tutto è nelle tue mani, una continua giostra di sentimenti ed emozioni. Ho pianto tantissimo, e chi ha seguito il programma lo ha visto». Masterchef però ha saputo tirare fuori lati di Anna che lei stessa non conosceva: «Quando siamo veramente messi alle strette riusciamo a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Quando non ci sono alternative l’inventiva si accende».
La costruzione di una ricetta è un percorso molto personale che varia per ogni chef: «I miei piatti hanno un’impronta estetica importante. A me viene quindi più facile iniziare dalla fine. – spiega Zhang – Io prima vedo i colori e da lì scelgo gli ingredienti in base alla stagionalità, dopodiché decido la modalità di cottura e le consistenze» dice, spiegando che predilige cotture veloci per mantenere le proprietà organolettiche e la dolcezza degli ingredienti. Nei suoi piatti, inoltre, si ispira molto all’impressionismo, sua corrente artistica preferita. Il libro con le sue ricette realizzate a Masterchef è stato una lotta contro il tempo, scritto in sole tre settimane: «Sempre per il motivo che alle strette si dà il meglio. – scherza – Non è solo un ricettario, ma un vero e proprio progetto gastronomico. Approfondisce il rapporto tra il mangiare e gli influssi astrali». Per lei il cibo, infatti, è incontro, ricordo e amore. È un profumo che riporta all’infanzia, un sapore che racconta chi siamo, un tavolo attorno al quale ci si riunisce per condividere gusti ed emozioni. Perché cucinare non è solo nutrire, ma raccontare: «Chi cucina e mangia lo fa per ricordare. La cucina è memoria e l’essere umano senza memoria e solo un contenitore». Un linguaggio universale che unisce Oriente e Occidente, tradizione e innovazione, attenzione e rispetto per la natura e la materia prima. Ogni piatto rappresenta soprattutto un atto d’amore e di cura. Ma “Pentole e zodiaco” è anche un vero e proprio gioco da tavola a tempo, un’avventura culinaria ispirata allo zodiaco cinese che sfida a cucinare in modo nuovo, divertendosi e scoprendo qualcosa in più su se stessi. «È un libro-gioco pieno di stimoli e input, pensato perché ognuno possa scoprire il suo lato asiatico nascosto».
Anna si è avvicinata alla cucina leggendo: «A differenza di altri, che si sono avvicinati alla cucina grazie alla nonna o alla mamma, io l’ho fatto leggendo un libro su dietetica e medicina cinese. Lì ho capito che potevo dedicarmi alla cucina e avere un gesto di cura e amore verso le persone». Nata a Milano da genitori cinesi, la vincitrice di Masterchef da anni vive in laguna per amore, ma già da adolescente si era trasferita a Venezia con la famiglia, prima di tornare da grande per motivi di studio nel capoluogo lombardo. «A Venezia si respira un’energia bella e positiva che fa sentire in pace». Il suo piatto veneziano preferito? «Il baccalà mantecato. Con prosciutto crudo però è la combo perfetta». Tra le ricette a lei più care, presenti nel libro, sicuramente “Uguale a babà”, il dolce che Anna ha portato in finale a Masterchef. «Per me è la ricetta più simpatica. Mio padre parla poco l’italiano e ogni volta dice “uguale a…”. Per questo ho deciso di chiamare così il mio dolce, sperando fosse veramente uguale ad un babà». Se invece le si chiede una ricetta che parli d’amore, le viene in mente quella messa in quarta di copertina, che si chiama proprio “That’s amore”, dal carattere circolare, come un abbraccio. «Quando si è giù la scienza dice che il dolce aiuta perché è avvolgente. Per me le ricette che parlano d’amore dovrebbero essere qualcosa di caldo o tiepido, magari cotto al vapore o con una sorpresa dentro».
Poi si sofferma a riflettere sull’importanza del cibo al giorno d’oggi: «Credo che molti malesseri e nervosismi siano dati dal cibo e dal modo in cui negli ultimi 20 anni lo abbiamo consumato. C’è l’impronta degli alimenti confezionato». Oggi poi il cibo è percepito molto a livello psicologico: «Certamente c’è differenza tra un fritto e una pietanza cotta al vapore che fa sentire più leggeri». Tra i progetti futuri, anticipa che le piacerebbe realizzare un programma televisivo soprattutto orientato ai giovani: «Oggi la maggior parte dei bambini non ha la fortuna di toccare con mano le verdure di un orto. E il problema è che pensano di essere fortunati a non farlo. Il programma televisivo a scopo divulgativo che ho in mente vuole proprio arrivare ai giovani, perché tra vent’anni il cambiamento arriverà da loro». Infine parla dell’oasi che desidera realizzare: «Uno spazio per il benessere, per mangiare bene, tenersi in forma e vivere momenti di serenità, possibilmente senza zanzare» sorride. Ma se il posto troverà casa a Venezia, questo è ancora tutto da decidere.
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