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Aricò: 35 anni del Monumento al soldato d’Italia

Il 2 ottobre, alla Scuola Grande di San Rocco, il racconto dell’opera di Gianni Aricò. Tanti altri saranno poi gli appuntamenti a due anni dalla scomparsa dell’artista

Il “Monumento al soldato d’Italia” a Pederobba sul fiume Piave ha compiuto 35 anni. Realizzato da Gianni Aricò (1940-2021) e dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, il monumento in venti sculture in bronzo narra le vicende salienti della guerra e della resistenza all’Austria. Un’opera la cui storia sarà ripercorsa dal Comitato per le celebrazioni in omaggio a Gianni Aricònell’incontro dal titolo “Lungo fiumi di pace”, in programma per lunedì 2 ottobre, alle ore 18, alla Scuola Grande di San Rocco, in collaborazione con il Rotary Club di Venezia. L’evento vedrà testimonianze, racconti e contributi critici sul monumento e il suo attualissimo messaggio di pace, compresa una presentazione del nuovo video di riprese aeree di Roberto Moro e Marco Sabadin. Inoltre, la serata sarà allietata dal Coro della Scuola Grande di San Rocco diretto da Zoya Tukhmanova. Mancato due anni fa all’età di 80 ani, Aricò, scultore veneziano d’adozione, era artista conosciuto a livello internazionale. Bellunese di nascita, proveniente dal paese di Quero, iniziò a lavorare la materia da ragazzo, prima ancora di trasferirsi a Mestre con i genitori. Fu noto soprattutto per le sue numerose opere pubbliche ed una vasta produzione architettonico-artistica di argomento religioso fatta da gruppi scultorei, amboni, portali e vetrate. Nella sua arte seppe coniugare l’esperienza della lavorazione del legno, acquisita in montagna, con la padronanza dei materiali più duri e sofisticati come marmo, bronzo, cemento e vetro, in opere plastiche che nell’impostazione sentivano l’influsso della sua laurea in architettura.

La genesi del monumento

A ricordare la genesi del Monumento al soldato d’Italia è l’arch. Franco Posocco, Guardian Grande della Scuola Grande di San Rocco, che era grande amico dell’artista. Fu proprio Posocco, quando stava realizzando la rettifica della Feltrina, la strada che porta da Treviso a Feltre, a proporre ad Aricò di realizzare un’opera a Pederobba. <Mi stavo occupando del progetto per la realizzazione del nuovo tratto della Feltrina. Durante i lavori si era creato un avanzo tra la strada nuova e il ciglio del burrone che guarda verso il greto del fiume Piave. Vista questa porzione libera suggerii all’Anas, che dirigeva i lavori, di mettere un monumento e proposi come artista proprio l’amico Gianni. Lui fu subito entusiasta. – ricorda Posocco – I bronzi che realizzò rappresentano un assalto dei soldati che cercano di valicare il Piave per recarsi sull’altra sponda>. Oltre al Monumento al soldato d’Italia, Aricò realizzò diverse opere anche per la Scuola Grande di San Rocco, di cui era confratello. Tra queste, un tondo bronzeo con l’immagine di Papa Giovanni e il bozzetto di una statua in gesso bianco a grandezza naturale della maternità, che per diverso tempo in alcuni periodi venne esposta sul sagrato della chiesa di San Rocco e che l’artista voleva realizzare in vetro. Ora la Scuola Grande ha incaricato la ditta Giuman di Murano di riprodurre la maternità a grandezza naturale, così come Aricò l’aveva pensata. L’opera dovrebbe essere realizzata entro un anno per poi essere esposta in chiesa.

La scoperta della plasticità

<Gianni era un entusiasta, simpatico e sempre pieno di idee> ricorda Posocco, che a 15 anni aveva conosciuto Aricò durante le sue vacanze in montagna a Falcade. L’artista viveva infatti lì perché suo padre era segretario comunale. <Con lui l’amicizia nacque andando a camminare insieme per i monti e i boschi. – ricorda Posocco – Già lì, nel modo che aveva di guardare radici e arbusti, si intuiva la sua propensione alla scultura che si sarebbe manifestata qualche tempo dopo. È proprio nei boschi che Aricò scoprì la plasticità della natura>. Suoi riferimenti furono inizialmente gli scultori montani Augusto Murer e Dante Moro, seguiti poi da Arturo Martini, Emilio Greco e Henry Moore. Un’amicizia, quella tra Posocco e Aricò, che poi continuò anche quando quest’ultimo si trasferì a Venezia, dove prese avvio la grande produzione che tutti conoscono e che l’hanno reso noto non solo in Italia ma anche all’estero. Molte sono le opere realizzate da Aricò per la città e la Chiesa veneziana. Tra quelle più famose sicuramente i portali bronzei con inserti in vetro del Teatro Goldoni, realizzati con trafori per evitare un effetto di pesantezza. Lavorò molto anche a Mestre dove realizzò la fontana in Via Piave con quattordici statue che raccontano la storia della città e le formelle bronzee del portale del Duomo San Lorenzo basate sul tema dell’Eucarestia. Celebri invece all’estero il monumento a Vienna dedicato ad Antonio Vivaldi e quello realizzato a New York per i 500 anni dalla scoperta dell’America.

Gli appuntamenti

Oltre all’evento del 2 ottobre, diverse sono le iniziative organizzate dal Comitato per le celebrazioni in omaggio a Gianni Aricò. Nella mattina di domani, sabato 30, il Gruppo Arte e Bici coordinato da Raimondo Don curerà un percorso di visita proprio ai monumenti di Aricò a Mestre dal titolo “Sulle tracce di Aricò Scultore a Mestre”. Gli incontri continueranno poi venerdì 27 novembre con il Centro Studi Storici di Mestre, di cui è presidente Roberto Stevanato, che organizzerà al Centro Candiani la conferenza “Aricò Pittore” a cura del conservatore del Museo di Ca’ Pesaro Matteo Piccolo. Il Comitato celebrazioni omaggio a Gianni Aricò ha favorito le intese che hanno portato all’installazione nel Museo di Arte Sacra di Santo Stefano delle formelle bronzee dell’artista. Inoltre, sta lavorando con operatori di livello internazionale per definire la nuova gestione dello Studiolo in Calle del Pestrin.

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