Andrea Pennacchi porta sulla scena del teatro contemporaneo la maschera icona della tradizione della commedia dell’arte. Arriva dal 17 al 19 gennaio al Teatro Goldoni a Venezia lo spettacolo “ARLECCHINO?” una co-produzione della compagnia Gli Ipocriti di Melina Balsamo e del TSV-Teatro Nazionale, scritta e diretta da Marco Baliani. Goffo e sovrappeso, quello portato in scena è un’Arlecchino del tutto improbabile. È così che Marco Baliani definisce la celebre maschera della commedia portata in scena da Andrea Pennacchi. Un gran calderone che mettendo insieme pezzi di memoria della storia del teatro mescola frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia e dramma. Ad affiancare sul palcoscenico Pennacchi ci saranno anche gli attori Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Valerio Mazzucato, Elisa Pastore e Anna Tringali, interpreti di personaggi altrettanto inadeguati e assoldati da Pantalone per misere paghe. Pennacchi “strappa” dal passato la maschera di Arlecchino per portare l’autenticità del personaggio dentro alla contemporaneità. Facile prevedere il conflitto che ne scaturisce. Dal dissidio tra Arlecchino e il mondo attuale nascono così esilaranti situazioni ma anche dissacranti visioni e imperdibili scontri.
Lo spettacolo sarà un percorso ad ostacoli durante il quale Arlecchino dà il meglio di sé e attraversa, sempre con la sua goffaggine e la sua furbizia, tanti e differenti territori dello spirito umano, scoprendo ed entrando in quell’umanità che in ogni epoca mostra le sue eterne contraddizioni. «L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della commedia dell’arte. – anticipa il regista Baliani – Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una: é goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia. Gli altri personaggi infatti sono anch’essi debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati». Una molteplicità di caratteri che delinea una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla tradita.
«Per riuscire a creare un simile guazzabuglio di intenzioni e renderlo eccezionalmente vivo, occorrevano attori capaci di seguirmi in un simile delirio» continua Baliani, dicendo che ha creato una compagnia di compagni e complici capaci di interpretare contemporaneamente più ruoli. Passano infatti dalle proteste borbottanti degli attori sottopagati alle vorticose azioni dei personaggi della commedia che pur devono rappresentare: «In questo incessante salto mortale di identità è il loro talento a tenere insieme ciò che di continuo sembra sfuggire alla presa. – continua il regista – Appartengono di diritto alla grande tradizione del teatro veneto, grande perché sempre capace di rischiare per rinnovarsi, come accade su queste tavole sceniche imbandite di follia arlecchinesca. – e confessa Baliani – Durante le prove immaginavo di avere Carlo Goldoni seduto in terza fila e dovevo dirgli di fare silenzio tanto si sganasciava dalle risate».
Durante lo spettacolo le musiche di Giorgio Gobbo, eseguite dal vivo dal duo “I sordi” con Matteo Nicolin alla chitarra e Riccardo Nicolin alla batteria, si infilano come blitz sorprendenti costringendo gli attori a divenire anche danzanti e cantanti. I costumi e le scene fluttuanti di Carlo Sala creano una scenografia mobile e semplice, grazie agli stessi attori che si fanno operai macchinisti modificando la scena di continuo come avvenissero improvvise folate di vento, a volte in forma di bufera a volte come zefiro primaverile. Ad accompagnare il tutto le luci di Luca Barbati, mentre le maschere sono state realizzate da Officine Zorba di Andrea Cavarra. «Il testo febbrilmente rimaneggiato ogni giorno, a partire dalle intuizioni che sorgevano in me, vedendo all’opera la creatività degli attori, e trascritto con solerzia da Maria Celeste Carobene, è proprio quello che fin dall’inizio avevo immaginato. – conclude il regista – Le parole che vengono fatte volare sono anch’esse leggere, eppure, come accade davvero nella vera commedia, arrivano stilettate e spifferi lancinanti che parlano dei nostri giornalieri disastri di paese e di popolo, così come i terremoti scenici ci ricordano il traballare quotidiano delle nostre esistenze». Info e biglietti su www.teatrostabileveneto.it.
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