Un antico splendore ritrovato, dopo un restauro frutto della sinergia con enti e istituzioni locali. Levate le impalcature e il banner pubblicitario che ha permesso di finanziare una grossa parte dell’intervento (825mila gli euro ottenuti, di cui 710mila utilizzati), la basilica della Salute mostra il suo nuovo volto alla città, alla vigilia di una delle festività più sentite. Due anni di lavori annunciati – con avvio nel 2021 – anche se poi si sono protratti fino al 2024, poiché «è stato realizzato molto più di ciò che pensavamo», come specificato dal vicario episcopale per gli Affari economici della Diocesi, mons. Fabrizio Favaro, alla presentazione, martedì 5, di quanto realizzato. Voluta dalla Serenissima come ringraziamento alla Vergine per aver liberato Venezia dalla peste del XVII secolo, la basilica della Salute è stata sottoposta ad un restauro articolato su più cantieri. Prezioso il supporto di bonus facciate, 8xmille, banner («fanno discutere molti, ma diversamente non si sarebbe potuta garantire la salvaguardia di questo patrimonio») e contributo dei comitati privati per la salvaguardia della città.
Se la facciata principale della chiesa doveva essere l’unica oggetto di restauro, alla fine sono state coinvolte nel progetto tutte, con una spesa totale di 3 milioni e mezzo di euro, di cui 2 milioni e 100mila tramite bonus facciate, 1,1 milioni di cessione del credito e circa 300mila euro mediante fondi propri della basilica. L’intervento conservativo al portone principale ha visto un investimento di 287 mila euro, di cui 171mila dal bonus e 115mila dai fondi della basilica, mentre per i due campanili di 90mila euro interamente sostenuti dalla Salute. Poi il primo lotto dei serramenti – quelli del coro retrostante all’altare maggiore – con allo stato attuale 80mila euro investiti dalla basilica, «anche se la previsione è che al termine si arrivi a 500mila». Don Favaro si è soffermato pure sul cantiere dedicato alla pavimentazione della rotonda interna centrale, a tarsie marmoree, ancora in corso. «È un pavimento che viene calpestato poco, con dissesti significativi e una disgregazione della parte marmorea importante. Prevediamo un costo complessivo di 300mila euro», ha riferito, specificando che per serramenti e pavimento le risorse non sono ancora del tutto disponibili: mancano all’appello 450mila euro. E 160mila avanzano dalla cifra ottenuta tramite banner, «che impegneremo nei lavori in fase di esecuzione». Infine, incipit dell’intervento, il restauro della scalinata monumentale.
Riaprirà inoltre le porte agli studiosi e a qualche visita nel rispetto del luogo, la biblioteca antica del Seminario patriarcale, il cui salone monumentale è rimasto chiuso per anni. «Non era uno spazio sano da frequentare a causa di muffe e parassiti che avevano intaccato libri e apparato ligneo», ha spiegato ancora mons. Fabrizio Favaro. «Le operazioni sono cominciate nel 2021, con una prima azione di disinfestazione dell’intero patrimonio librario, costituito da più di 30mila volumi. Il progetto, non preventivato all’inizio, ha poi riguardato anche il restauro conservativo dell’apparato ligneo, nonché la messa in sicurezza strutturale del ballatoio e l’adeguamento degli impianti elettrici». Da tempo la biblioteca manifestava evidenti segni di degrado legati proprio al proliferare di insetti che hanno rischiato di minare la conservazione del ricchissimo patrimonio librario e la sicurezza di librerie e impalcati in legno. Oltre mezzo milione di euro è la cifra che il Seminario ha impiegato per effettuare i lavori di restauro della biblioteca, cui vanno aggiunti i più di 150mila messi a disposizione dalla Diocesi attraverso i fondi dell’8xmille, nonché altri derivanti dai comitati privati per la salvaguardia della città d’acqua.
Se il sostegno di Save Venice ha permesso di agire sulla statua del leone alato, quello di Venetian Heritagesui due mappamondi del Coronelli, uno terrestre e l’altro astronomico. «Globi che sono giunti qui dal convento dei Carmelitani Scalzi nel corso del XIX secolo. Erano stati collocati in un loro magazzino», precisa il direttore della biblioteca e dell’archivio storico del Patriarcato, don Diego Sartorelli, colui che ha ripreso in mano il vecchio promemoria del suo predecessore, che indicò la situazione in cui il salone si trovava. «Gli operatori della biblioteca (e non solo loro) non potevano più entrarvi, senza considerare l’annoso problema che riguarda tutte le librerie: quello degli spazi, che non bastano mai. Quando nel 2018 ho assunto la direzione della biblioteca, ho ripresentato quelle criticità oggettive. La cosa è stata presa a cuore», ha proseguito don Sartorelli. «I lavori hanno preso il via e il Seminario ha acquistato delle scaffalature». Un intervento completato proprio in questi giorni, che è consistito anche nella realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione, volto a consentire una migliore valorizzazione del patrimonio artistico custodito.
Il primo step è consistito nella disinfestazione con metodo Airsystem (i beni sono stati posti in una bolla con azoto così da eliminare i parassiti) e spolveratura del materiale librario. Compiuto anche il restauro degli apparati lignei, con successivo ricollocamento. «Questa biblioteca – sono le parole del direttore dell’Ufficio dei Beni culturali del Patriarcato, don Gianmatteo Caputo – nasce con una finalità non collegata soltanto alla formazione del presbiterio, dei sacerdoti. Il patrimonio bibliotecario qui ospitato ha un respiro ampio. I nostri beni culturali non possiamo solo conservarli, ma renderli vitali. L’operazione che è stata fatta è di restituzione alla città». Anna Chiarelli, della Soprintendenza, ha ricordato come questa «avventura» abbia preso avvio in tempo di pandemia, mentre l’assessore Simone Venturini si è soffermato sul tema della sinergia messa in campo – tra restauro della basilica della Salute e della biblioteca – fra istituzioni ed enti locali. «Questo può essere un modello da perseguire e implementare. Spesso tendiamo a delegare alla Chiesa il peso del mantenimento dei beni culturali di origine ecclesiastica, – ha affermato Venturini – quando in realtà è compito di tutti dedicarsi a tale patrimonio».
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