
Un’architettura al servizio dell’abitare dell’uomo, nel rispetto del pianeta. Questo suggerisce la 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, a cura di Carlo Ratti, che aprirà al pubblico da domani, sabato 10 maggio, per poi proseguire fino al 23 novembre. L’invito di “Intelligens. Natural. Artificial. Collective.”, questo il titolo dell’esposizione, è quello di trovare un punto di incontro tra ciò che è naturale e artificiale per il bene dell’uomo nel segno del diritto di abitare.«L’architettura rifulge oggi quando ad numero enorme di persone è stata distrutta la casa» ha detto, a ridosso dell’apertura della rassegna, il Presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco parlando di“domicidio”, sottolineando che le persone oggi non si trovano senza una dimora per il temuto cambiamento climatico ma per le guerre che si continuano a perpetrare in Sud Sudan, a Gaza e in Ucraina. «Si distruggono le case del nemico per non ricostruirle mai più, per non dargli la possibilità di dire: “io sono, quindi io abito”».
Ecco che allora la Biennale Architettura si presenta come un laboratorio dinamico e inclusivo in cui si confrontano molte voci prima inascoltate che prendono la parola nelle 66 partecipazioni nazionali, divise tra i 26 padiglioni ai Giardini, i 25 all’Arsenale e i 15 sparsi per il centro storico, tra cui le 4 nuove partecipazioni di Repubblica dell’Azerbaijan, Sultanato dell’Oman, Qatar e Togo. Completano il quadro gli 11 eventi collaterali ufficiali scelti dal curatore. Per un’architettura a servizio dell’uomo ha lavorato un gruppo composto da diverse generazioni: neolaureati, Vincitori del Premio Pritzker, ex Curatori della Biennale di Venezia, premi Nobel, professori emeriti, architetti e ricercatori emergenti per favorire la ricerca di nuove e diverse prospettive e un approccio autoriale. Idee e prototipi esplicitano con materiali naturali e artificiali il senso della mostra, il cui cuore quest’anno è alle Corderie dell’Arsenale, visto che il padiglione dei Giardini è chiuso per ristrutturazione. «Carlo Ratti è attento ad ascoltare il mormorio, il linguaggio, il segno del mondo. – continua Buttafuoco – È attraverso il costruire che si arriva all’abitare». Nel 2024 la Terra ha registrato le temperature più alte di sempre. Le medie globali sono andate ben oltre il limite del +1,5°C fissato: «È il momento di pensare un adattamento che è possibile» ha sottolineato poi Carlo Ratti.
Colpisce tra i primi padiglioni che si incontrano ai Giardini della Biennale quello della Spagna che,concentrandosi su materiali, energia, mestieri, rifiuti ed emissioni, propone un modello architettonico innovativo per ridurre l’impatto ambientale e la decarbonizzazione. Articolata in una sala principale e cinque spazi tematici, l’esposizione presenta installazioni fisiche, fotografie di grande formato e modelli che mettono in dialogo i luoghi di estrazione delle risorse e quelli della costruzione. Le filiere rigenerative del legno sono prese in esame concentrando l’attenzione sulla transizione energetica: qui viene messo in luce quanto il recupero delle competenze locali e al contempo il riuso dei materiali di scarto aiutano nel controllo delle emissioni lungo l’intero ciclo di vita edilizio. Il Belgio indaga invece una nuova relazione tra natura e architettura basandosi sull’intelligenza delle piante. Al centro del padiglione, sotto il lucernario, oltre 200 piante convivono con un sofisticato sistema di elaborazione e visualizzazione dati in tempo reale, dimostrando come i microclimi all’interno degli edifici possano evolversi in biosfere dinamiche, in cui il comportamento delle piante guida l’adattamento di luce, ventilazione e irrigazione. Un modello proposto, che si avvicina a quello ricreato all’interno dell’Ospedale all’Angelo di Mestre. Si concentra invece sulla forza del mare il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini all’Arsenale. A cura di Guendalina Salimei, il progetto “Terrae Aquae. L’Italia e l’intelligenza del mare” porta in luce diverse tematiche, indagando peresempio come la complessa tecnologia dei cavi sottomarini, a cui è affidato il traffico internet mondiale, dopo aver viaggiato protetta dal mare approdi sulle coste. Il cavo più lungo di questa rete si chiama 2Africa e parte proprio dal porto di Genova, da cui seguono altre 46 diramazioni sparse per 33 paesi di 3 continenti: Europa, Africa e Asia. Parla invece di architettura sostenibile l’Islanda che, sfruttando le proprie condizioni geologiche, immagina il paese nel 2150 in cui la forza primordiale e dirompente dei vulcani e delle frequenti eruzioni possano diventare una risorsa rinnovabile per l’industria delle costruzioni, per un’architettura sostenibile, priva di pratiche estrattive e fondata sull’energia della natura stessa.
Diversi sono i cantieri aperti e visibili al pubblico in questa Biennale Architettura. Spicca tra le proposte il Padiglione della Santa Sede che, allestito nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, ispirato all’enciclica Laudato Sii di Papa Francesco, si pone come un cantiere aperto che nel restaurare il luogo diventa motivo di cura della comunità. All’interno del Padiglione infatti le persone potranno prendere parte a workshop sul restauro tenuti dall’UIA l’Università Internazionale dell’Arte, che coinvolgeranno dai bambini agli anziani, e si potranno usare gli spazi anche per suonare e mangiare insieme. Un luogo che, restaurato, si prospetta di diventare un punto di riferimento per la citta e di rete per le tante associazioni del territorio. Si propone come luogo per la comunità anche il Qatar che, alla prima partecipazione ufficiale, ha sviluppato una mostra che a Palazzo Franchetti esplora come forme di ospitalità si incarnino nell’architettura e nei paesaggi urbani, mentre ai Giardini, invece, sul sito del futuro padiglione permanente, una struttura in bambù progettata da Yasmeen Lari presenta un modello di sviluppo umanitario, sociale, culturale e architettonico. Diverso per il Padiglione Danese che, interessato da un intervento di ristrutturazioneurgente, ha fatto sì che il lavori diventassero parte integrante del concept espositivo per sensibilizzare sul nell’uso delle risorse. Tornando a parlare di architettura che unisce, gli Stati Uniti invece esplorano il potenziale del portico, ricreato in legno massiccio fuori dal padiglione, per riflettere su questo elemento architettonico inclusivo, simbolo di ospitalità e scambio. Infine, il Padiglione del Grenada, allestito nello Spazio Eventi della Libreria Toletta, racconta della Biblioteca Nazionale chiusa nel 2011 a causa dei danni provocati dall’uragano Ivan. Il progetto della nuova biblioteca sostenibile punta anch’esso al dialogo con la comunità. Ancora una volta questa Biennale ribadisce allora come l’architettura debba offrire spazi che siano luoghi fecondi di incontro e relazioni.
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