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Biennale Architettura: un laboratorio collettivo per futuri migliori

È stata presentata dal curatore Carlo Ratti la prossima edizione di Biennale Architettura che, partendo da Venezia, con l’intelligenza condivisa affronterà i problemi relativi alla crisi climatica

Un’architettura che punti ad essere intelligenza inclusiva per cercare nuove rotte, veloci ed efficaci, ed affrontare così i gravi problemi relativi alla crisi climatica a cui il pianeta sta andando incontro. «Saremo in grado di progettare edifici intelligenti come alberi per rispettare la casa comune?». Questa è la domanda che si pone l’architetto e ingegnere Carlo Ratti, a capo del Senseable City Lab del MIT di Boston, e curatore di “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.”, la 19. Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia che si terrà il prossimo anno dal 10 maggio al 23 novembre negli spazi di Giardini, Arsenale e nei palazzi del centro storico della città. L’esposizione, presentata martedì 7 nella sede di Ca’ Giustinian alla presenza del neo Presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, già nel titolo, solitamente annunciato sia in inglese che in italiano, con la parola latina “Itelligens” sottolinea il ruolo dell’intelligenza multipla e inclusiva, lontana dalla focalizzazione sull’intelligenza artificiale. La sillaba finale, “gens”, infatti, rimanda alla parola latina che in latino significa gente.

 

Nuove rotte

L’esposizione sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma, grazie all’architettura che sta al centro in stretta relazione con arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano. «L’ambiente costruito è tra i maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. – spiega il curatore – In questo senso, all’architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta. Di fronte all’accelerazione della crisi climatica, dobbiamo chiederci se siamo ancora in grado di offrire soluzioni, efficaci e rapide da realizzare». La mostra proverà dunque a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali e sperimentali, ispirate da una definizione di “intelligenza” quale capacità di adattarsi all’ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati. L’obiettivo è cercare percorsi promettenti per futuri migliori. «La Mostra infatti immagina gli architetti come “agenti mutàgeni”, capaci di innescare processi evolutivi e dirigerli in nuove direzioni. Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente».

Un laboratorio continuo in cerca di nuove idee

L’esposizione è pensata dal curatore come un laboratorio work in progress basato su quattro concetti chiave quali: transdisciplinarità, laboratorio vivente, raccolta di idee e protocollo di circolarità. I progetti architettonici presentati promuoveranno collaborazioni tra professionisti diversi con l’obiettivo di far progredire la conoscenza scientifica. Una serie di progetti speciali infatti pensati per trasformare varie aree della città, – visto che il prossimo anno il Padiglione Centrale ai Giardini sarà inutilizzabile perché in fase di ristrutturazione – diventeranno laboratori viventi, dove adottare un approccio collaborativo alla progettazione. Sul sito web della Biennale, infatti, è già aperto uno spazio per la raccolta di idee per ampliare l’eterogeneità di voci, visioni e suggerimenti. La mostra servirà anche per elaborare un “Manifesto della Circolarità”, dove verrà definito un nuovo standard con linee guida precise per future manifestazioni culturali. Inoltre, il curatore proporrà ai Paesi Partecipanti di affrontare il tema comune “Un luogo, una soluzione”: «La sfida chiave del nostro tempo può essere affrontata soltanto in modo collaborativo, mediante una pluralità di approcci diversi. – e continua – Invitiamo tutti i Paesi a condividere casi di successo: insieme, essi andranno a comporre una “cassetta degli attrezzi” per un futuro migliore». Tornerà anche la seconda edizione di Biennale College che entro il 21 giugno invita emergenti under 30 a presentare nuovi progetti, di cui 8 saranno esposti fuori concorso in mostra. 

Venezia, laboratorio di partenza
«Ratti è un uomo che fa per 10 mila. – ha detto il presidente della Biennale – Se l’intelligenza è alla base del processo evolutivo dell’individuo, l’architettura è lo spazio in cui essa può realizzarsi».  Se lo spazio non è un “dove” ma un “come”, e se il clima è il problema più urgente, il punto di partenza per mettere in pratica nuove soluzioni allora è proprio Venezia: «Una hydropolis che nessuna utopia ha mai osato immaginare ma che l’ingegno di un popolo ha saputo creare. – ha continuato Buttafuoco – Un modello locale da leggere in scala globale e laboratorio di complessità per eccellenza in cui trovare soluzioni utili per il mondo intero. Una città che è esempio sommo di “Intelli/Gens” dove la dualità natura-artificio è superata dalla fusione tra civiltà e ambiente. Un equilibrio di storia umana e naturale, in cui pare di scorgere la città rifugio auspicata da Papa Francesco nella sua visita alla Biennale di Venezia. – e conclude il presidente – La mostra sarà un capitolo che servirà per avviare il nuovo libro del domani e trovare risposte alle tante domande grazie un demiurgo che sappia plasmare questo flusso».
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