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Bimbi a rischio raffreddori e influenza? Quando serve il vaccino

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di Andrea Passarella, pediatra a Marcon

Ritorna l’autunno, poi arriverà l’inverno, riaprono le scuole e i bambini ricominciano ad ammalarsi. La domanda di ogni anno si ripresenta: «Dottore, ma non c’è niente per evitare che si ammali? Il vaccino contro l’influenza, per esempio…».

Cominciamo da qui a fare subito un po’ di chiarezza: l’influenza non è il raffreddore. Sembra banale, ma la maggior parte di quelle che si definiscono influenze, in realtà sono infezioni delle prime vie respiratorie. Raffreddori appunto. E il vaccino contro l’influenza protegge, e protegge bene, solamente dall’influenza. Nulla può contro il raffreddore.

Foto di Victoria da Pixabay
Quando serve il vaccino contro l’influenza per i bambini

Ma allora i bambini vanno vaccinati contro l’influenza o no? Dipende da che bambino consideriamo: il bambino con malattie croniche (diabete, asma, cardiopatie…) in cui l’influenza potrebbe aggravare la patologia di base, va vaccinato senza dubbio. L’Ulss 3 Serenissima ha gli elenchi dei piccoli che sono già stati vaccinati e richiama direttamente le famiglie per la somministrazione annuale. Per questi bimbi la vaccinazione è gratuita e viene fatta nei distretti sanitari.

E i bambini sani allora? Sia la SIP, Società Italiana di Pediatria, sia la SIAIP, Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, sia l’ACP, Associazione Culturale Pediatri, cioè le tre maggiori società scientifiche che si occupano di vaccini, sono concordi nel dire che i bambini sani, dopo i 6 mesi, sono tutti vaccinabili e che la decisione spetta ai genitori, magari dopo averne parlato con il pediatra curante. Dopodiché, se si decide di vaccinare, si acquista il vaccino in farmacia con la ricetta e si fa l’iniezione in ambulatorio.

Immagine di freepik
I rischi di contrarre l’influenza per i bambini

Un bambino sano non corre rischi se contrae l’influenza: tutti siamo stati una settimana a letto, saltando scuola e bevendo spremute e tè caldo. Allora, però, le mamme che lavoravano erano poche. Al giorno d’oggi una settimana di bimbo a casa da scuola o da asilo mette a soqquadro l’organizzazione della famiglia. Ecco perché fondamentalmente la decisione spetta ai genitori.

Ma la probabilità che il piccolo o la piccola si prendano l’influenza qual è? La probabilità non è molto elevata: l’anno scorso sono risultati colpiti di più i bimbi sotto i 5 anni, con un’incidenza pari a 12,3 casi per mille assistiti. Bisogna ricordare, però, che l’influenza colpisce soprattutto i pazienti pediatrici e dunque sono proprio loro gli untori che portano a casa la malattia e che fanno ammalare i genitori. I nonni invece, previdenti, si sono già vaccinati e possono accudire figli e nipoti.

Il vaccino per l'influenza è sicuro per i bambini?

Il vaccino è sicuro, non ha controindicazioni e dà protezione molto rapidamente dopo la somministrazione. Quest’anno ci aspettiamo il picco epidemico sotto Natale, tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. I sintomi saranno i soliti: febbre per almeno 4-5 giorni (se dura meno è raffreddore), tosse, mal di testa, “pestamento de ossi”. Sempre la stessa anche la terapia: paracetamolo, riposo, bevande calde, pazienza e cartoni animati.

Assolutamente no agli antibiotici, nonostante le insistenze delle famiglie. Essendo una malattia virale, l’antibiotico proprio non ha senso, così come non sono consigliati i farmaci antivirali. Un paio di giorni di convalescenza – la convalescenza è essenziale se vogliamo evitare ricadute precoci da infezioni respiratorie banali – e il bambino sarà recuperato alla vita normale. Per il raffreddore, invece, non c’è niente da fare!

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