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Bruno Barbon: una vita per il legno e il restauro di mobili

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Lo storico artigiano trevigiano che da più di 60 anni lavora a Venezia ridando vita a mobili e oggetti antichi

Tutte le mattine il signor Bruno si alza presto, parte dalla sua Spresiano per arrivare nel cuore di Venezia in campo San Tomà a San Polo e aprire la sua bottega di fianco alla Scoletta dei Callegheri. «E’ dal 1962 che sono qui, purtroppo mia moglie non ne ha mai voluto sapere di lasciare Treviso – racconta l’artigiano – ma io ho sempre preferito Venezia, dove ho iniziato ad aggiustare e restaurare oggetti di legno, oltre a crearne di nuovi intagliati».

«Per tanti anni mi sono specializzato nel realizzare moretti veneziani – prosegue – oltre a realizzare mobili, specchiere e arredi per le botteghe e i privati. Una volta si viveva di questo quando Venezia era una città completamente diversa, adesso realizzo a mano ancora molte manine, che sono molto richieste e ho appena finito un angioletto rifatto per la Chiesa dei Gesuati da cui ne è stato rubato uno simile. Ma aggiustare oggetti antichi è diventato uno dei lavori principali».

Una storia di amore per il legno e… Venezia

Guai a chiamarlo scultore: «Io sono un intagliatore», ci tiene a precisare Bruno Barbon. «Mi sono avvicinato a questo lavoro quando ero in quinta elementare, grazie a mio papà che mi ha fatto frequentare un laboratorio in zona Treviso che lavorava mobili per una fabbrichetta di arredi di lusso, sono rimasto lì fino ai 16 anni. Poi il maestro che mi teneva a bottega, vedendo che mi piaceva questa professione, mi consigliò di andare in città. Dopo il lavoro frequentavo le scuole serali a Treviso, lì c’erano degli artigiani che mi presero come apprendista e dove imparai moltissimo».

«Tornato dal militare – racconta – i soci mi dissero che se volevo imparare altre cose dovevo andare in una città d’arte, così ho scelto Venezia, dove sono arrivato nel 1959 e da dove non me ne sono più andato. Fino a una quindicina di anni fa venivo in macchina così potevo portarmi del legno, adesso prendo il treno, uso in prevalenza legno di cirmolo per gli intagli mentre per i restauri di mobili antichi noce e ciliegio, conservo sempre qualche pezzo. Per me questo lavoro è una passione, non è solo un’occupazione, anche quando sono a casa lo faccio molto volentieri».

L’importanza di conoscere gli oggetti per restaurarli

«Mi sono avvicinato al restauro – confida l’artigiano – iniziando da oggetti davvero importanti perché qui a Venezia c’erano molti nobili che avevano l’arredamento dei propri palazzi da sistemare. Uno dei miei clienti degli inizi era il proprietario del Palazzo Pisani Moretta, solo per lui lavoravo tre mesi l’anno per aggiustare tutto quello che andava rovinato. Ho così imparato il valore di conservare la memoria dei manufatti. Parto dalla loro struttura, la esamino e la sistemo, a volte migliorandola».

«Recuperare un oggetto antico invece di gettarlo implica conoscere e rispettarne la storia e l’epoca di appartenenza – prosegue Barbon – tutti i mobili lavorati a mano richiedono una lettura e comprensione, quando il restauro è finito deve sembrare che non sia stato fatto, il segreto di un lavoro a regola d’arte è qui. Oggi buona parte della mia attività è allungare la vita agli oggetti, per farlo utilizzo materiali che ho conservato nel tempo, se serve ri-adatto anche le cose, evitando di buttarle via, altrimenti va tutto distrutto, anche la loro storia. Più un oggetto è preso male è maggiore è la soddisfazione di rimetterlo in sesto».

Il futuro: tra oggetti di poco valore e scarso interesse

«Nel tempo mi sono adeguato ai clienti – racconta l’esperto artigiano – ma oltre ai gusti è cambiato tutto, oggi si comprano molti oggetti impersonali e usa e getta, una volta, soprattutto le coppie appena sposate, venivano da me con disegni o giornali da cui trarre ispirazione e si creavano cose insieme per realizzare soluzioni davvero personali da mettere in casa. Pochi hanno ancora gusto per gli oggetti con una storia, la maggior parte ha solo bisogno di riparare qualcosa».

«Sono in pensione dal 1991 ma non ho mai smesso di lavorare e non penso di farlo nemmeno oggi a 84 anni suonati – aggiunge – anche se Venezia è molto cambiata. Nel futuro continuerà a perdere di qualità perché ci saranno sempre meno gli artigiani per cui era famosa. Una volta potevo lasciare tutti gli oggetti in calle senza temere nulla e ci conoscevamo tutti, oggi vedo quasi solo turisti dalla mia vetrina. E’ un mestiere in cui non si è mai imparato abbastanza e fino a che posso continuerò a tornare a dare nuova vita agli oggetti, perché le cose fatte dall’uomo hanno valore, per questo vanno preservate invece che buttate».

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