
Si concluderà il 1° giugno, con un concerto nella suggestiva cornice veneziana della chiesa di San Rocco (ore 17.30, ingresso libero, con l’organista Luca Gorla e la mezzosoprano Silvia Vavassori), la prima fase del Festival Callido Nacchini, un’iniziativa culturale dedicata alla valorizzazione degli organi storici costruiti dai maestri Gaetano Callido e Pietro Nacchini.
Protagoniste sono le chiese di San Rocco e di San Giorgio Maggiore a Venezia che ospitano strumenti unici per valore artistico e potenza espressiva.
Uno degli elementi più innovativi dell’edizione 2025 del Festival è il desiderio di coinvolgere un pubblico trasversale, non solo appassionato di musica d’organo ma anche incuriosito dalla scoperta artistica e architettonica di luoghi spesso inaccessibili. Un esempio emblematico è l’apertura della cantoria della Chiesa di San Rocco, solitamente non visitabile.
«Abbiamo voluto proporre qualcosa che non fosse solo un festival d’organo, ma un’esperienza culturale a tutto tondo», spiega Nicolò Sari, direttore del festival. «L’obiettivo è quello di far incontrare musica, arte e storia in una forma che possa coinvolgere davvero tutti: dall’appassionato al curioso».
Il festival si distingue per un format originale che si estende lungo tutto l’arco dell’anno, articolandosi in più fasi.
Dopo il successo dei concerti primaverili, che hanno attratto un pubblico misto composto prevalentemente da veneziani e appassionati provenienti dalla provincia, il programma proseguirà a luglio con l’esibizione del coro dei piccoli cantori di Bordeaux, prevista per l’11 luglio presso la Chiesa dei Carmini.
Settembre sarà invece il mese clou dell’intera rassegna: una vera e propria “settimana musicale” con appuntamenti intensivi in diverse sedi del centro storico e delle isole veneziane. Particolarmente atteso è il pomeriggio musicale nell’isola di San Servolo, un’occasione speciale che unisce musica e scoperta di uno dei luoghi meno battuti dal turismo convenzionale.
L’intero ciclo si concluderà nel mese di dicembre con i concerti dell’Avvento, per chiudere in armonia un anno all’insegna della spiritualità e della bellezza.
«Uno degli aspetti che ci ha fatto più piacere – prosegue Nicolò Sari – è vedere come il nostro pubblico sia composto da persone consapevoli, interessate e affezionate. Non si tratta di turisti casuali, ma di un pubblico che torna, che segue con continuità, che riconosce il valore di questi luoghi e della musica che li abita».
A sostenere l’iniziativa sono partner prestigiosi come l’Abbazia di San Giorgio Maggiore, la Benedicti Claustra Onlus, la Scuola Grande di San Rocco, la Fondazione di Venezia, l’Archivio Vittorio Cini e Asolo Musica.
«Rispetto a quindici anni fa – osserva Sari – è cresciuta la varietà della proposta, così come le collaborazioni con realtà del territorio. Questo è fondamentale per costruire una rete culturale viva e duratura».
L’organo, strumento liturgico per eccellenza, è al centro dell’intero festival: con la sua voce potente e spirituale accompagna il canto, eleva la preghiera e richiama alla mente secoli di storia musicale sacra.
Le composizioni eseguite nel corso dei concerti sono parte di un repertorio che, nel tempo, è stato creato proprio per servire la liturgia e nutrire l’anima.
«L’organo – conclude Sari – è uno strumento profondamente spirituale. Ogni nota che eseguiamo è parte di una tradizione che attraversa i secoli, ed è nostra responsabilità farla rivivere oggi con la stessa intensità».
Il Festival Callido Nacchini si conferma così non solo come rassegna musicale, ma come ponte tra passato e presente, tra il suono e il silenzio, tra l’arte e la fede.
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