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Calze riposanti o terapeutiche: un aiuto per le gambe pesanti

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di Roberto Parisi, internista angiologo Ospedale Santi Giovanni e Paolo, Ulss 3 Serenissima

Eccoci di nuovo a parlare di gambe: siamo al culmine dell’inverno e nella pole position degli argomenti da trattare ci sono le calze. Un tempo solo elastiche, oggi anche a compressione graduata, sono uno dei supporti che spessissimo i medici consigliano e in qualche caso vengono adoperate anche su suggerimento di amici o del farmacista. Ma sono sempre indicate? Sono tutte uguali?

I problemi venosi danno dei sintomi che cominciano in sordina senza che vi siano già le vene varicose visibili: la stanchezza alle gambe specialmente la sera, le gambe pesanti, un po’ di gonfiorePoi compaiono quei piccoli reticoli che i medici chiamano teleangectasie, si cominciano ad avere le vene in evidenza, infine si presentano le vene francamente varicose con le possibili varie complicanze.

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Quando le calze riposanti o terapeutiche sono indicate?

Torniamo alle calze, allora: vanno bene per tutti questi passaggi? All’inizio basterà una compressione minima: anche in soggetti predisposti potrebbero tenere lontana la malattia per anni, persino per sempre. In linea di massima, però, quando arrivano le vene varicose è obbligo sentire il medico: bisogna valutare la compressione da adoperare, dove deve essere adoperata e persino se si può adoperare.

Le calze in realtà non sono tutte uguali: per avere l’effetto che ci interessa devono esercitare una certa compressione, che deve essere diversa a seconda del problema da affrontare. Meno importante e più superficiale, minore sarà la compressione. Una compressione eccessiva non è un’utile precauzione, ma al contrario può essere nociva. Per le calze terapeutiche, quelle per intenderci che devono essere consigliate dal medico, si adoperano i millimetri di mercurio (mmHg) e sono da 18mmHg in su. La caratteristica di queste calze è di avere una maggiore compressione in basso che diminuisce verso l’alto. Queste specifiche sono regolamentate e certificate.

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Le due tipologie di classificazione delle calze riposanti o terapeutiche

Vi sono due classificazioni, una tedesca (RAL) ed una francese (ASQUAL), che naturalmente sono diverse. In Italia non c’è una regolamentazione specifica, ma per fortuna le ditte più importanti sono tutte certificate e dichiarano se seguono una o l’altra classificazione (più frequente è quella tedesca).

Alla fine possiamo adoperare senza problemi una calzariposante”, per esempio di 10-15mmHg alla caviglia? In linea di massima sì, ma se siamo cardiopatici, abbiamo un’arteriopatia importante o un diabete rilevante dobbiamo – indovinate un po’? – sentire il parere del medico. Questo vale anche se il gonfiore è di una certa rilevanza.

Dobbiamo renderci conto che tutto quello che facciamo deve essere inserito in un contesto e che una cosa buona per una persona non è detto che lo sia per tutti. Rammento ancora un paziente che assumeva l’aspirina perché la prendeva la moglie e, alla mia obiezione, rispose che alla coniuge l’aveva prescritta il medico e le aveva fatto bene…

Come orientarsi fra i diversi tipi di calze riposanti o terapeutiche?

Il problema, però, è che sulla maggior parte delle confezioni di calze non terapeutiche si parla didenari” e non di millimetri di mercurio. I denari descrivono il peso in grammi di 9mila metri del filato con cui è confezionata la calza. Quindi, in pratica, si parla dello spessore della fibra, non di compressione. Aumentando i denari aumenta la compressione e alcuni costruttori dichiarano anche la compressione alla caviglia.

Comunque, per avere una idea di massima: una calza di 140 denari dovrebbe avvicinarsi ad una compressione del primo grado ovvero intorno ai 18mmHg, ma qui siamo già nell’ambito della calza terapeutica. In conclusione una calza riposante intorno ai 10-15mmHg trova indicazione per tutte quelle persone, uomini e donne, che non hanno malattie rilevanti, ma che, per ragioni lavorative o altro, devono stare in piedi molto tempo (baristi, commessi, infermieri, ecc.). Svolge, infatti, a dovere il suo compito di prevenzione.

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