Pittore della fantasia e del sogno, maestro e poeta del colore, Marc Chagall (1887 – 1985) non fu solo creatore di immagini di gioiosa anti-razionalità. È quello che mette in luce la mostra “Chagall. Il colore dei sogni” al Centro Culturale Candiani di Mestre, visitabile ancora fino a martedì 13. La mostra, progetto espositivo della Fondazione Musei Civici di Venezia a cura di Elisabetta Barisoni, direttrice della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, come ha sottolineato l’assessore Simone Venturini, ha avuto grande successo registrando oltre 25 mila visitatori. Martedì 13, giorno del finissage, alle 18.15, si terrà l’ultimo incontro gratuito con il reading-spettacolo multimediale “Marc Chagall, l’amore e il colore” dell’Associazione Voci di Carta Marted. La vita di uno dei più grandi artisti del Novecento sarà raccontata attraverso le sue memorie, quelle della moglie e musa, Bella Rosenfeld, e dei poeti che lo hanno adorato.
Punto di forza della mostra, che si dipana in diverse sezioni tematiche, è il capolavoro “Rabbino n. 2” o “Rabbino di Vitebsk (1914- 1922)”, acquisito dal Comune di Venezia alla Biennale del 1928, che per la prima volta viene messo a confronto e in dialogo con l’opera “Vitebsk. Scena di villaggio (1935-37)” della collezione Batliner dell’Albertina Museum di Vienna. Opere in cui viene messo in luce come Vitebsk, il paese natale di Chagall, le figure della sua infanzia, le tracce della tradizione e la cultura popolare ebbero importanza in tutta la sua produzione matura del maestro russo naturalizzato francese: «Per tutta la sua vita Chagall dipinse i luoghi amati dell’infanzia, lo shtetl, il villaggio ebraico, e gli ambienti degli affetti familiari. – spiega Elisabetta Barisoni – Alcuni dei suoi capolavori più noti hanno lo sfondo di Vitebsk, che non è solo un luogo reale ma diventa spazio della memoria, del sentimento e dell’interiorità».
L’amore e il colore sono i grandi protagonisti della sua arte, non manca però attenzione anche al tema della religiosità, a cui è dedicata una sezione della mostra con le grafiche per la Bibbia commissionate a Chagall dal gallerista francese Ambroise Vollard. In mostra sono esposte le incisioni realizzate dall’artista per illustrare il Testo sacro e da lui donate al Musée National Chagall di Nizza nel 1972, affiancate in mostra dalle preziose lastre originali con cui le grafiche sono state realizzate, insieme alla serie delle Crocifissioni. «Il tema religioso in realtà contraddistingue l’intera produzione del maestro russo, a partire dalle figure come il Rabbino delle collezioni di Ca’ Pesaro» continua Barisoni. Fantasia, istinto e gioia esplodono poi nelle gouaches esposte a chiusura della mostra. Un ciclo grafico realizzato da Chagall tra il 1927 e 1930 per illustrare le Favole di La Fontaine, che raccontano, una volta di più, l’utopia e l’anti-modernità della lezione di Chagall, fatta di sentimenti e colori puri, uniti a una indefinibile cifra di magia che da decenni continua ad affascinare generazioni diverse di critici d’arte e visitatori: «Forse il ciclo grafico in cui Chagall espresse al meglio la propria creatività è proprio quello dedicato alle Favole di La Fontaine dove, con spirito naïf e fantasia creatrice, il maestro russo ha illustrato i brevi racconti dello scrittore francese del XVIII secolo».
Quella di Chagall è una pittura del sogno e della fantasia creatrice che ha ancora molto da raccontare. L’esposizione unisce opere della collezione di Ca’ Pesaro in dialogo con lavori del maestro russo in prestito da prestigiosi Musei internazionali: dall’Albertina Museum di Vienna, dal Musée National Marc Chagall di Nizza, dal Szépművészeti Múzeum di Budapest e dall’Israel Museum di Gerusalemme. L’opera di Chagall diventa però un filo rosso che unisce opere e artisti a lui vicini per idee, poetica e ricerca, o che al pittore si sono ispirati per sviluppare il proprio linguaggio. Dal Simbolismo di Odilon Redon, Cesare Laurenti e Adolfo Wildt fino al Surrealismo di Max Ernst e le accese cromie di Emil Nolde. Il tema del sacro accomuna poi autori internazionali provenienti da tradizioni pittoriche molto distanti, sviluppandosi secondo esiti simbolisti o primitivisti: «Eccezionalmente in mostra, restaurati per l’occasione e finalmente visibili al pubblico, opere del francese Georges Rouault, del belga Frank Brangwyn, del finlandese Veikko Aaltona e dell’ungherese István Csók. – spiga Barisoni – Ulteriore testimonianza della vivacità e cura delle raccolte che il Comune di Venezia ha creato per la Galleria d’Arte Moderna acquistando, fin dalle prime Biennali, opere di importanti autori internazionali». Mettere Chagall in relazione ad altri artisti è stata una sfida perché non appartenne a nessuna delle scuole del XX secolo e non ne creò direttamente nessuna, ma introdusse la poesia nel tracciato della storia dell’arte moderna, inserendo la parte a-logica. «È stato complesso cercare di carpire tutti gli infiniti rivoli in cui si è snodato il suo fiume creativo nel corso del ‘900, individuando consonanze all’interno delle collezioni di Ca’ Pesaro. – e conclude Barisoni – Malgrado Chagall dichiarasse di non capire la natura umana e nemmeno la propria arte ci ha lasciato una lezione potente e magica, che da decenni affascina generazioni e pubblici diversi».
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