«La questione non è rinunciare alla plastica – spiega il direttore di Cia Veneto Maurizio Antonini – ma all’intero sistema di riciclaggio che si applica agli imballaggi, l’Europa sta intraprendendo una strada a senso unico verso il riuso, penalizzando Paesi campioni del riciclo come l’Italia». La direttiva europea in materia di packaging (Packaging & Packaging Waste Regulation – PPWR) rischia di diventare infatti un regolamento che potrebbe penalizzare l’intero comparto agroalimentare, che nel solo Veneto vale 7 miliardi di euro di fatturato annuo.
«La posizione presa dall’Europa non tiene conto che oggi in agricoltura si utilizza molto materiale ottenuto da bio-plastiche che è altamente compostabile e riutilizzabile – precisa Antonini – in Italia si arriva a picchi del 73% di riciclo, un obiettivo che per gli altri Paesi è stato fissato al 2030. Per questo troviamo folle mettere al bando gli imballaggi monouso per i prodotti agroalimentari sotto ai 1,5 chili, il rischio così è di favorire lo spreco alimentare, costringendo i consumatori ad acquistare più del necessario. Il Green Deal è un orizzonte corretto e auspicabile, ma non va imposto a tutti i costi senza criterio».
L’agricoltura vede gravemente minacciata dalla proibizione di packaging monouso la così detta “quarta gamma” ovvero verdure e ortofrutta freschi che vengono processati da sistemi tecnologici di minima entità per valorizzarli attraverso la conservazione. Si tratta di tutta quella frutta e verdura che si trova confezionata e pronta per il consumo. Paradossalmente sono quei prodotti che, avendo subito fasi di lavaggio e decontaminazione, sono a maggior sicurezza per il consumo umano.
«Pensiamo ad esempio al settore vitivinicolo – aggiunge il Direttore di Cia Veneto – per cui il riuso delle bottiglie non è praticabile nei casi in cui questo sia un prodotto votato all’export, come per la stragrande maggioranza della produzione italiana, nel solo Veneto parliamo di più di 100.000 ettari produttivi. Il vetro però può essere riciclato all’infinito, quindi il tema è come poter limitare le emissioni per la sua rinascita». Come precisa il Presidente Cia Veneto Gianmichele Passarini: «Il rischio è che gli imballaggi riutilizzabili che la Commissione UE vorrebbe imporre, siano più impattanti del packaging monouso, recenti studi (report completo – infografica) calcolano che la loro gestione comporterebbe un aumento di emissioni di CO2 e di consumo d’acqua, generando un ulteriore incremento dei costi di produzione».
«La negoziazione con l’Europa ha portato dei risultati – prosegue il Presidente – con il regolamento è stata approvata una deroga agli Stati virtuosi nel riciclo, basti pensare la nostra regione ricicla oltre l’80% degli imballaggi in plastica: una delle migliori performance a livello nazionale. Tutelare questa forma di economia circolare non solo protegge le eccellenze di questo settore, ma anche chi, come noi, ha la necessità di continuare a usare packaging per garantire il funzionamento di una filiera».
«Gli imballaggi che utilizziamo – aggiunge Passarini – permettono di proporre ai consumatori prodotti garantiti in termini di igiene e sicurezza alimentare. Le bioplastiche riciclabili e compostabili da questo punto di vista offrono un ideale strumento a ridottissimo impatto ambientale. Nella plenaria del 21 novembre all’Europarlamento questo tema è emerso e fortunatamente l’Italia ha ricevuto una deroga verso il riciclo, ora non resta che sperare che la stessa comprensione si applichi anche al nostro settore specifico che vede la sua quarta gamma a rischio».
«La revisione della posizione dell’Europa è un punto di partenza – spiega Antonini – come Cia proponiamo di suddividere i Paesi fra chi già ricicla packaging attraverso l’uso di bioplastiche compostabili e biodegradabili e chi è più votato al riuso. L’Italia è leader nel riciclo, rischierebbe di essere pesantemente penalizzata da un regolamento che punti tutto in modo esclusivo su una sola strada, eliminando il packaging monouso per i prodotti di ortofrutta inferiori a 1,5 kg».
«Restiamo ottimisti, perché la nostra è una proposta dotata di senso – conclude – non stiamo parlando di uno Stato con una bassissima percentuale di riciclo ma anzi, non solo l’Italia è avanti nei processi di economia circolare, ma sta lavorando in modo importante per ridurre l’inquinamento da plastica frutto di anni di lavoro per ri-utilizzarla a basso impatto e come settore agroalimentare abbiamo imposto delle precise strategie verso l’uso di materiali sostenibili. Restiamo in attesa del Consiglio Europeo che ha fissato al 18 dicembre la decisione sul tema»
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