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Cinque giovani, il volto accogliente di San Marco

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Dopo la sosta per la pandemia è tornato il servizio di Ars et Fides
Per un paio di settimane cinque giovani rappresentano il volto accogliente della Chiesa veneziana nei confronti di turisti e visitatori che, da tutto il mondo, arrivano a San Marco.
Ed è un volto che sa parlare – elemento decisivo – nelle loro diverse lingue per stabilire un contatto immediato e diretto. Si sta sviluppando in questo periodo e continuerà fino alla fine del mese di luglio l’originale servizio offerto dall’iniziativa “Ars et fides”, promossa dalla Pastorale diocesana del turismo con baricentro nella basilica marciana e che è ripartita quest’estate dopo alcuni anni di sospensione, causa Covid.
Cinque giovani da cinque Paesi
Da qualche giorno sono attive ed operanti in cattedrale cinque giovani provenienti da altrettanti Paesi europei: Belgio, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna. Dopo un periodo di preparazione e formazione sono ora impegnati, ognuno nella propria lingua, nel servizio di accoglienza all’ingresso e di illustrazione del contenuto iconografico della basilica, in particolare dei misteri della salvezza che essa racchiude e raffigura in modo mirabile.
È un’iniziativa che si aggancia e innesta con lo storico ed apprezzato servizio (gratuito) di guide nella cattedrale marciana, reso possibile nel tempo da un significativo numero di volontari – ad oggi una quarantina – e che si rivolge perlopiù ai gruppi di varia provenienza che, su prenotazione, richiedono una visita alla basilica ed hanno dunque non solo la possibilità di essere adeguatamente accompagnati ma anche di fruire di ambiti e luoghi più riservati, non visitabili sempre e che si “aprono” per chi entra motivato e con un preciso desiderio ed una volontà di approfondimento.
Le cinque ragazze che faranno da guida in insieme a due accompagnatori, al centro, Milena D’Agostino, della Pastorale diocesana del Turismo
Nuovo corso per guide volontarie

C’è, a questo proposito, l’intento di accrescere il gruppo di guide volontarie – che ha perso nei giorni scorsi un’importante figura di riferimento, Nadia Goggi – e ciò avverrà attraverso un corso di formazione che partirà ad ottobre raccogliendo domande e disponibilità sin qui pervenute o in arrivo. E si cercherà di allargare l’ambito di azione da San Marco anche ad altre chiese molto visitate e richieste.

«Come Ufficio diocesano per il turismo – osserva il direttore don Gianmatteo Caputo – offriamo un servizio pastorale che ha l’obiettivo di porsi di fronte ad un fenomeno così rilevante cercando di intercettarlo. Nasce da una richiesta, da una curiosità, da una domanda d’ingresso in luoghi come la basilica di S. Marco (ma non solo), a cui rispondiamo offrendo un approfondimento particolare che può diventare, per chi lo accoglie, un’occasione di riscoperta del senso di questi luoghi, del ruolo che storicamente hanno ricoperto nel corso dei secoli, della realtà di fede che li caratterizza (la comunità diocesana, il vescovo, i santi, il patrono della città ecc.). Puntiamo soprattutto a far compiere e a svelare il percorso biblico che qui si trova; è un aspetto che da sempre abbiamo curato, con le nostre guide volontarie, e che ci viene sempre più richiesto da chi viene a far visita a San Marco».

La dimensione del racconto e la narrazione che ne scaturisce, insomma, sono spesso fattori “vincenti” che colpiscono sempre l’interlocutore perché, continua don Caputo, «così si lega molto bene l’aspetto visivo, storico, artistico ed esperienziale del luogo visitato e si crea un rapporto più immediato con i turisti».

Come intercettare la sete di Dio

Milena D’Agostino – che opera da tempo nella Pastorale diocesana del turismo – svela il segreto o, meglio, il fattore principale che caratterizza l’attività di guida ed accompagnamento: «Quando incontriamo le persone e non sappiamo bene da dove arrivano o che esperienza hanno – perché a S. Marco, ad esempio, vengono gruppi parrocchiali ed ecclesiali ma anche altri, di tutti i generi – allora puntiamo sul fatto che, comunque, nel cuore di queste persone ci sono gli stessi desideri e le stesse attese che abbiamo noi. Cerchiamo di intercettare quella parte, quella sete, che è comune a tutti e che San Marco e tante altre nostre chiese fanno emergere. Non è raro vedere persone che si commuovono… Non pensavano di essere toccate in tal modo da quella visita al punto che poi sono spinte ad approfondire ulteriormente alcuni aspetti. In questo senso è un’opportunità di evangelizzazione».

Si tratta di un servizio che ha qualche legame con la catechesi ma pure qualche evidente differenza. Per don Gianmatteo, infatti, bisogna tener presente che «la catechesi richiede già un inizio di cammino religioso e comunitario mentre il turista non arriva per quello ma è mosso da curiosità, desiderio, ricerca di esperienze. Offriamo di certo un apporto con contenuti di catechesi ma non è quello l’obiettivo di partenza perché non è quella la domanda che arriva dal turista. È diverso l’approccio. Qui c’è chi entra e, a volte, non sa nemmeno che cosa sta visitando… Si cerca, perciò, di cogliere l’effetto sorpresa e la curiosità che ogni luogo suscita, come avviene anche nel Santuario di Lucia, e che viene dall’esperienza dell’incontro che sta avvenendo. Da lì nasce un percorso con contenuti religiosi più specifici, lasciando parlare l’arte e la bellezza che vedono, aiutando a leggere quello che hanno di fronte. Scoprono, allora, che la lettura artistica di un’opera o di una chiesa può diventare incontro personale con il divino, con la persona di Gesù Cristo, con il Padre, con lo Spirito Santo. Ed è la bellezza di un dono, quello della salvezza (soprattutto a San Marco) e della testimonianza resa dai santi e dai martiri. È l’incontro con la fede, la carità e la speranza, mediato dal linguaggio e dalla bellezza dell’arte. L’approccio proposto dalle nostre guide tiene conto di tutto questo».

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