C’è, a questo proposito, l’intento di accrescere il gruppo di guide volontarie – che ha perso nei giorni scorsi un’importante figura di riferimento, Nadia Goggi – e ciò avverrà attraverso un corso di formazione che partirà ad ottobre raccogliendo domande e disponibilità sin qui pervenute o in arrivo. E si cercherà di allargare l’ambito di azione da San Marco anche ad altre chiese molto visitate e richieste.
«Come Ufficio diocesano per il turismo – osserva il direttore don Gianmatteo Caputo – offriamo un servizio pastorale che ha l’obiettivo di porsi di fronte ad un fenomeno così rilevante cercando di intercettarlo. Nasce da una richiesta, da una curiosità, da una domanda d’ingresso in luoghi come la basilica di S. Marco (ma non solo), a cui rispondiamo offrendo un approfondimento particolare che può diventare, per chi lo accoglie, un’occasione di riscoperta del senso di questi luoghi, del ruolo che storicamente hanno ricoperto nel corso dei secoli, della realtà di fede che li caratterizza (la comunità diocesana, il vescovo, i santi, il patrono della città ecc.). Puntiamo soprattutto a far compiere e a svelare il percorso biblico che qui si trova; è un aspetto che da sempre abbiamo curato, con le nostre guide volontarie, e che ci viene sempre più richiesto da chi viene a far visita a San Marco».
La dimensione del racconto e la narrazione che ne scaturisce, insomma, sono spesso fattori “vincenti” che colpiscono sempre l’interlocutore perché, continua don Caputo, «così si lega molto bene l’aspetto visivo, storico, artistico ed esperienziale del luogo visitato e si crea un rapporto più immediato con i turisti».
Milena D’Agostino – che opera da tempo nella Pastorale diocesana del turismo – svela il segreto o, meglio, il fattore principale che caratterizza l’attività di guida ed accompagnamento: «Quando incontriamo le persone e non sappiamo bene da dove arrivano o che esperienza hanno – perché a S. Marco, ad esempio, vengono gruppi parrocchiali ed ecclesiali ma anche altri, di tutti i generi – allora puntiamo sul fatto che, comunque, nel cuore di queste persone ci sono gli stessi desideri e le stesse attese che abbiamo noi. Cerchiamo di intercettare quella parte, quella sete, che è comune a tutti e che San Marco e tante altre nostre chiese fanno emergere. Non è raro vedere persone che si commuovono… Non pensavano di essere toccate in tal modo da quella visita al punto che poi sono spinte ad approfondire ulteriormente alcuni aspetti. In questo senso è un’opportunità di evangelizzazione».
Si tratta di un servizio che ha qualche legame con la catechesi ma pure qualche evidente differenza. Per don Gianmatteo, infatti, bisogna tener presente che «la catechesi richiede già un inizio di cammino religioso e comunitario mentre il turista non arriva per quello ma è mosso da curiosità, desiderio, ricerca di esperienze. Offriamo di certo un apporto con contenuti di catechesi ma non è quello l’obiettivo di partenza perché non è quella la domanda che arriva dal turista. È diverso l’approccio. Qui c’è chi entra e, a volte, non sa nemmeno che cosa sta visitando… Si cerca, perciò, di cogliere l’effetto sorpresa e la curiosità che ogni luogo suscita, come avviene anche nel Santuario di Lucia, e che viene dall’esperienza dell’incontro che sta avvenendo. Da lì nasce un percorso con contenuti religiosi più specifici, lasciando parlare l’arte e la bellezza che vedono, aiutando a leggere quello che hanno di fronte. Scoprono, allora, che la lettura artistica di un’opera o di una chiesa può diventare incontro personale con il divino, con la persona di Gesù Cristo, con il Padre, con lo Spirito Santo. Ed è la bellezza di un dono, quello della salvezza (soprattutto a San Marco) e della testimonianza resa dai santi e dai martiri. È l’incontro con la fede, la carità e la speranza, mediato dal linguaggio e dalla bellezza dell’arte. L’approccio proposto dalle nostre guide tiene conto di tutto questo».
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