I lavoratori? Sono più soddisfatti quando in azienda partecipano alle scelte e viene data importanza al loro ascolto. E’ quanto fotografa un sondaggio commissionato alla Fondazione Corazzin da parte di Cisl Veneto. Obiettivo della ricerca supportare la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare proposta dalla sigla sindacale per dare una vera e propria forma e riconoscimento al coinvolgimento attivo del personale all’interno delle organizzazioni.
Come sottolineato dal segretario generale della Cisl Veneto Gianfranco Refosco: «Una legge sulla partecipazione attiva dei lavoratori potrebbe modernizzare il sistema delle aziende e il mondo del lavoro, migliorando la qualità dell’occupazione. L’indagine conferma che la partecipazione aumenta il senso di appartenenza e la motivazione da parte del personale, però manca una piena consapevolezza sulle forme e gli strumenti in cui esercitarla, quindi emerge un bisogno di fare cultura e sensibilizzare sul tema, scopo della campagna per la raccolta firma per la proposta normativa».
Dei 1.143 rispondenti all’indagine svolta da Fondazione Corazzin, su un campione composto da lavoratori e lavoratrici che si sono rivolti al sistema servizi di Cisl, circa il 60% è formato da donne e a livello di età il 46,5% ha fra i 45 e 54 anni e il 27,0% tra i 35 e i 44 anni e il 15,2% ha fra i 25 e 34 anni. I settori di provenienza sono per un quarto (25,3%) il commercio e terziario, il manifatturiero per il 15,6% mentre l’8% viene dalla sanità. Per il 46,4% si tratta di colletti bianchi, tutte blu per il 40,3% e quadri per il 5,5%.
L’elemento di partecipazione alle scelte viene definito dalla maggior parte del campione come “molto importante” e laddove questo sia presente, la soddisfazione dei lavoratori è maggiore verso il proprio lavoro tanto che si sentono maggiormente parte integrante di un’organizzazione. Più del 50% dei rispondenti ha un’esperienza pluridecennale in azienda e nel 46% dei casi gli intervistati lavorano in imprese con più di 200 dipendenti. L’opinione verso la partecipazione nelle scelte è positiva, soprattutto per gli aspetti di tipo organizzativo.
Il risultato sulla partecipazione è sì positivo, tanto che oltre il 90% dei lavoratori presi in esame dallo studio la ritengono importante e di questi quasi la metà addirittura fondamentale nel miglioramento del lavoro in azienda, però quando la richiesta si sposta per indagare la volontà di un impegno diretto oltre il 35% non desidera essere coinvolto. Quello che appare è così una scarsa consapevolezza sulla richiesta, i comportamenti e i risultati che pone il tema della partecipazione alla vita di un’impresa.
La partecipazione risulta essere un elemento già presente nelle aziende a livello di coinvolgimento attivo per due lavoratori su cinque fra quelli intervistati, se non direttamente, attraverso i propri rappresentanti sindacali. Maggiore soddisfazione sembra essere dedicata al tema dell’ascolto, che però è presente solo per il 40% dei rispondenti. «Il modo in cui si concettualizza il proprio lavoro sta cambiando – spiega Anna Orsini, Presidente della Fondazione Corazzin – si cerca sempre di più un luogo in cui sentirsi valorizzati e dove coltivare il proprio talento, con l’opportunità di partecipare attivamente alla vita di un’impresa».
Nella proposta di legge promossa da Cisl le forme della partecipazione si esprimono attraverso gli ambiti di gestione, con l’ingresso nei consigli di amministrazione; economia e finanza con la suddivisione degli utili o la possibilità di acquistare azioni; organizzazione, per la gestione delle attività e dei processi a vario livello; di consultazione, che fisserebbe un diritto al confronto sulle scelte aziendali. Tutti questi aspetti potrebbero comportare un generale miglioramento delle performance attraverso migliori retribuzioni e competitività.
«Nel Veneto sono state raccolte finora 10.000 firme – spiegano da Cisl – segnale che è presente interesse per il tema. La legge potrebbe essere un’opportunità per radicare così una diversa natura del lavoro, con lo scopo di dare strumenti per l’innovazione che partano direttamente dalle proprie risorse umane. Anche l’interesse dei lavoratori appare evidente, si manifesta però la necessità di diffondere una vera propria cultura della partecipazione, non solo per quanto riguarda l’opportunità pratica, ma per la valenza culturale di questo insieme di processi, soprattutto per la partecipazione consultiva, segnale del bisogno di essere ascoltati per quasi metà dei rispondenti».
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