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Con l’Assunta restaurata è vera festa

Dopo quattro anni di lavori, la Pala di Tiziano è nuovamente protagonista delle celebrazioni per l’Assunzione  

Quest’anno le celebrazioni per la Festa dell’Assunzione, che si terranno martedì 15 in Basilica di S. Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, saranno ancora più sentite. Dopo quattro anni di restauro (2018 – 2022) la Pala dell’Assunta di Tiziano, posta sull’altare maggiore, a 505 anni dalla realizzazione ha ritrovato la sua originaria energia, sprigionata da un colore inondato di luce. E proprio ai piedi della pala martedì si terrà alle ore 10.30 la celebrazione solenne e alle 16.30 il concerto dell’Ensemble Trigono Armonico in onore di Maria, di fronte a quell’opera che ogni giorno ricorda gli insegnamenti della Vergine. L’intervento conclusosi ad ottobre scorso, finanziato per 676 mila euro da parte di Save Venice e diretto da Giulio Manieri Elia, è stato realizzato dal restauratore Giulio Bono che ha lavorato quasi novemila ore a tu per tu con l’Assunta. L’intero restauro, citato dagli addetti ai lavori come mirabile operazione da cui prendere esempio, ha permesso all’opera di ritrovare l’assetto tridimensionale con cui il maestro di origine cadorina l’aveva concepita e che nel tempo era andato perduto, permettendo di cogliere distintamente la profondità data dall’impianto prospettico degli apostoli in basso, posti in cerchio, e dalle nuvole al centro che sostengono l’ascensione della Vergine.

L’intervento

L’Assunta, realizzata tra il 1516 e il 1518, con i suoi 690 cm di altezza, 356 cm di larghezza e circa 700 kg di peso, è uno dei più imponenti dipinti su legno al mondo. Il supporto è composto da 20 assi di pioppo bianco, disposte orizzontalmente e fissate tra loro a spigolo vivo. Seppur l’opera non presentasse gravi problemi, criticità erano legate ad un attacco di tarli, al cedimento di alcune connessioni tra le assi del supporto ligneo e alla stabilità del colore, affetto da piccoli diffusi sollevamenti e cadute dovute in particolare all’organo che, ancorato alla pala, con le vibrazioni la metteva in serio pericolo e che ora è stato rimosso. Pulendo il dipinto e liberandolo dalle ridipinture e dalle patinature applicate durante il restauro del 1817, gli strati cromatici originali, tolte le vecchie sedimentazioni, hanno riacquistato flessibilità. Inoltre si è ritrovato su parti della pellicola pittorica uno strato protettivo molto sottile di una vernice oleo-resinosa che si pensa sia quella originale. I pigmenti che compongono la veste della Vergine poi, che in precedenti restauri erano stati uniformati, ora hanno recuperato le loro caratteristiche e sfumano dal rosso al rosa.

Ritrovi e nuove scoperte

Particolarmente impegnativa è stata la porzione di restauro che ha interessato la campitura del manto di San Pietro, particolarmente danneggiato a causa dei pigmenti Orpimento e Realgar che, a base di solfuri di arsenico molto instabili alla luce e agli alti livelli di umidità, con il tempo cambiano colore e subiscono processi di disgregazione. Tolto così uno strato di ridipintura ‘800esca, sono state trovate diverse parti del colore originario che, seppur in parte alterato per via dell’ossidazione dei pigmenti, è stato mantenuto. Oltre al dipinto, parte dei lavori si è concentrata anche sul restauro, eseguito da Egidio Arlango, dell’edicola lapidea in pietra d’Istria che custodisce la pala. Qui con grande sorpresa due putti sono emersi dai pennacchi dell’altare monumentale che custodisce la pala dell’Assunta, dipinti su intonaco a secco forse proprio da Tiziano.

Novità esecutive

Il restauro è stato anche occasione per studiare meglio la tecnica esecutiva e il disegno preparatorio. Tiziano dipinse la pala dell’Assunta direttamente in loco, probabilmente nella stessa posizione, arretrata di un metro rispetto all’altare, che è stata utilizzata dai restauratori intervenuti per attuare il lungo e delicato restauro conservativo. Se la storia aveva tramandato che la pala fosse il primo grande dipinto veneziano ad olio, in realtà dalle indagini si è potuto confermare che si tratta di una tecnica mista a tempera e olio, dove il colore, macinato finemente, è stato steso con pennellate veloci, a volte con l’uso delle dita. Il disegno sottostante, invece, è stato eseguito senza l’utilizzo di cartoni preparatori, direttamente a pennello. L’opera, contrariamente ad altre realizzazioni del maestro, non presenta molte variazioni e stratificazioni di colore. Nel disegno Tiziano aveva pensato il braccio sinistro della Vergine steso, forse per sorreggere qualcosa, e solo successivamente decise di portarlo di lato per aumentare il risultato ascensionale. Ora infatti, a restauro ultimato, si nota ancora di più l’effetto di torsione della Vergine. Tra i cambi di rotta avvenuti invece durante l’esecuzione, si è scoperto che i putti in alto erano stati disegnati a figura intera e solo in corso d’opera sono stati ridotti a teste di cherubini. Inoltre, dai nuovi dati emersi durante il restauro si è scoperto che in fase finale, con pennello alla  mano, Tiziano eseguiva gli ultimi ritocchi per intensificare i toni di luce e ombra.

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