Questa volta la sorpresa è stata per me. Ogni volta che andate dal dottore, e anche nelle serie televisive, vedete una scrivania bella ordinata: ricettario, penna, monitor, al massimo qualche scatoletta di farmaci. Quella del pediatra no, è diversa. Peluche, macchinine, Lego, cianfrusaglie…
Quando arriva l’informatore con un gadget, spesso è un giochetto da aggiungere al mucchio. Ma perché? Fa parte del mestiere, e poi un po’ ci si gioca. Il giochetto attira l’attenzione del lattante sia mentre la mamma parla durante la visita motoscopica, cioè l’analisi del movimento e della postura del bambino nei suoi primi anni di vita, che serve a valutarne lo sviluppo delle capacità motorie.
In realtà la cosa che funziona meglio è la scatoletta col campione che fa clock-clock quando si agita, con buona pace delle chiavi della macchina e dei cellulari, agitati invano dai genitori. Il bambino gioca mentre si parla con la mamma, meglio: mentre la mamma parla…
E l’adolescente? E qua scatta la sorpresa: il cubo. Non quello di Rubik, rompicapo troppo complicato sulla piazza da quasi mezzo secolo… No: il cubo con cui molti hanno giocato negli anni Ottanta, fatto di cubetti uniti da un lato che consentono di creare forme diverse. Un cubo magico che è una specie di incrocio con un puzzle…
Vedere l’adolescente che abbandona il sacro cellulare per l’umile cubo che comincia ad essere manipolato compulsivamente è stata una sorpresa, e adesso una curiosità da studiare e un mezzo per capire il carattere che si sta formando. Caro adolescente mio, come lo lascerai? Destrutturato? Come lo hai trovato? Con una forma che ti piace?
Qui scatta l’angolo della medicina: il bisogno di manipolare gli oggetti, soprattutto quando si è a disagio, come nel caso dell’adolescente in visita, non può essere soppresso, e l’uso dei dispositivi elettronici non consente questa pratica. Stesso motivo per cui, per la maggioranza dei ragazzi, giocare a pallone all’aria aperta o in un campo da calcetto è più gratificante di FIFA 23. Per una volta: la rivincita dell’analogico!
P.s.: Invariabilmente la mamma che chiede un colloquio perché è preoccupata, anche lei, mentre parla, afferra il cubo e si sfoga.
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