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Cura dei bambini: il dottor Spock contro il dottor Google

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di Andrea Passarella, pediatra a Marcon

Intendiamoci subito: stiamo parlando di Benjamin Spock, pediatra nato nel 1903 e morto nel 1998, non certo del signor Spock, il vulcaniano dalle orecchie a punta, dell’Enterprise di Star Trek. Il nostro dottor Spock scrisse il suo “Common sense book of baby and child care” nel 1946, nel tentativo di demedicalizzare (già allora!) la cura e l’educazione dei bambini in un’ottica meno rigida e un po’ più permissiva per i tempi di allora.

Il dottor Google nasce invece nel 1997, diventa popolare qualche anno dopo e in una decina d’anni comincia a fare danni irreparabili nei confronti di quello che il povero dottor Benjamin era riuscito a costruire.

Immagine di freepik
Il buonsenso in pediatria oppresso dalle risposte su Internet

Decenni all’insegna del “Fidati di stessa, ne sai più di quanto pensi” demoliti dalla possibilità di avere una risposta, quasi sempre sbagliata, attraverso uno schermo e una tastiera, a domande che non dovrebbero esserci. “Quanto più si sono studiati metodi diversi di allevare bambini, tanto più si è arrivati alla conclusione che ciò che buone madri e buoni padri si sentono istintivamente portati a fare per i loro piccoli è, in fin dei conti, la cosa migliore”.

Povero Benjamin: quando scrivevi queste cose, che sembrano ovvie e che sono il mantra di qualsiasi pediatra, almeno di quelli che hanno qualche anno, facevi la rivoluzione, ma queste stesse cose oggigiorno vengono viste quasi con orrore. Sono i cicli della storia.

Foto di natik_1123 da Pixabay
L'ansia ossessiva quando si tratta di bambini

Oggi tutto deve essere codificato, su tutto ci deve essere il controllo e tutto deve essere prevedibile. Peccato che il lattante non lo sappia e continui a fare gli affari suoi: piangere, ridere, parlottare, dormire, arrabbiarsi, assolutamente a caso. Oppure magari un motivo c’è, ma a noi non lo dice. Oppure, come ho sempre pensato, lo fa apposta…

È vero l’età media della maternità e della paternità è aumentata, così come quella delle nonne, che non sono più le depositarie di una saggezza ancestrale, ma diventano esse stesse fonte di ansia. Però l’istinto materno è sempre lì: se la mamma fa la prima cosa che le viene da fare, senza pensarci, non sbaglia mai. Nel momento in cui pensa, invece, viene assalita da mille dubbi e cerca una risposta. E la risposta deve essere rapida e immediata: guarda caso ha in mano il telefonino, e via con Google. Ma la risposta era sbagliata e, il telefonino è ancora in mano, si chiama il/la pediatra, con cui si vorrebbe discutere, magari immediatamente, della possibilità che si tratti della rarissima Sindrome di XYZ.

Il lavoro del genitore: accettare la responsabilità senza inutili ansie

L’unico argine sembra essere, a questo punto, la prima legge della pediatria: “Il bambino malato sembra malato. Se non sembra malato, quasi sicuramente non lo è”. Ma qui si torna alla malattia e noi invece stiamo parlando di un bambino felice e contento…

Quindi: fare i genitori è più semplice di quello che si pensa, ma bisogna accettare l’enorme carico di responsabilità che questo comporta. E sono responsabilità che non si possono delegare a nessuno, Google compreso.

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