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Dai mini-film a quelli “infiniti”: così cambia il cinema

Partita la Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, Alberto Barbera spiega che regole e tempi sono esplosi per aderire a esigenze social e commerciali

L’attesa è finita. La 81. Mostra Internazionale di Arte Cinematografica ha finalmente aperto i battenti, trasformando anche quest’anno il Lido di Venezia nel salotto più glamour, luogo d’incontro di attori e cineasti da tutto il mondo. Dopo la preapertura di martedì 27 con il film di Vittorio de Sica “L’Oro di Napoli”, restaurato da Cinecittà e Filmauro, la mostra il giorno successivo è entrata nel vivo con il film fuori concorso “Beetlejuice Beetlejuice”, atteso ritorno di uno dei personaggi più iconici del cinema e sequel del pluripremiato Beetlejuice del 1988 dell’onirico e grottesco regista Tim Burton. A seguire è stata poi la volta dal film in concorso “Maria”, che ha visto Angelina Jolie nei panni della cantante d’opera Maria Callas, in scena insieme a Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher. Oltre alla madrina di quest’anno Sveva Alviti, hanno già solcato o stanno per solcare il red carpet attori internazionali del calibro di Lady Gaga, Tilda Swinton, Nicole Kidman, Antonio Banderas e Daniel Craig, ma anche del panorama italiano come Alessandro Borghi, Elio Germano, Toni Servillo e Alessandro Preziosi. Attesissimi invece nel weekend, per il ritorno sullo schermo nel film fuori concorso “Wolf”, la coppia di George Clooney e Brad Pitt. Tra i film in gara e fuori concorso, lungometraggi e cortometraggi internazionali e italiani, ci sarà spazio all’intrattenimento e ad approfondimenti dai risvolti sociali, come quelli che parlano di cambiamento climatico o suggeriscono la via del dialogo nel confitto tra Russia e Ucraina, portando a valutare i diversi punti di vista, come in “Russians at war” di Anastasia Trofimova, che mostra le poche immagini russe del conflitto, in ideale dialogo con il documentario “Songs of slow burning earth”, girato invece nell’arco di un anno in Ucraina dalla regista Olha Zhurba. Il pubblico potrà però anche assaporare classici restaurati e provare un’esperienza immersiva di film realizzati con la realtà virtuale.

Nuove durate in linea con in tempi che cambiano

Il tutto presentato ormai attraverso forme e durate che, come ha sottolineato esplicitando i tempi che cambiano il direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera, non sono più comprese fra i canonici novanta e centoventi minuti, in cui rientravano anche i cosiddetti film d’autore: «È come se l’universo cinematografico fosse esploso sotto la spinta di una forza espansiva inarrestabile che, mettendo fine a una stabilità ingiustamente ritenuta immutabile, sta dando vita a una nuova, oscillante configurazione entro la quale coesistono, in precario equilibrio, realtà diverse e opposte». Così Barbera ha descritto il mondo cinematografico che cambia per adattarsi ai tempi: «I film si fanno sempre più brevi per adattarsi ai nuovi contenitori che non sono più le sale cinematografiche tradizionali o gli schermi domestici attraverso i quali si accede ai contenuti degli streamers, ma i social: Instagram, TikTok e soprattutto YouTube, che recenti indagini di mercato segnalano come la piattaforma più frequentata dai giovani e dai consumatori di video di qualunque natura e durata».

Micro e macro film

Ad oggi, infatti, i maggiori profitti delle case di produzione in attività fra Pechino e Hong Kong provengono ormai dalla realizzazioni di brevissimi cortometraggi, di durata limitata e budget ridotti, offerti su internet per pochi centesimi alle moltitudini di persone che giornalmente trascorrono lunghi periodi di tempo negli spostamenti casa-lavoro. «Se questi micro-film, che non si vedranno probabilmente mai in un festival di cinema, rappresentano la novità più significativa e insospettata, all’altro capo della trasformazione assistiamo invece all’espansione della durata e delle convenzioni narrative tradizionali. – continua Barbera – Avevamo già iniziato a prendere coscienza che i film si stanno facendo sempre più lunghi, raggiungendo e talvolta superando le tre ore. – e sottolinea – Gli esempi di questa vera e propria escalation temporale sono sempre più numerosi, al punto da indurre a ritenere che non siamo più di fronte a semplici eccezioni – peraltro sempre esistite: si pensi a “Via col vento” e al “Giorno più lungo”, per fare solo due esempi -, ma all’avvio di un processo destinato a imporre un nuovo parametro spettacolare». Il vasto programma presentato in mostra offre dunque significativi esempi di questo doppio movimento espansivo. «Sono numerosi i film che eccedono più o meno ampiamente le due ore di durata, e quattro serie “d’autore” che hanno in comune un approccio stilistico e formale di inconfutabile impronta cinematografica, al punto da indurre i loro autori a sostenere, e non si può non essere d’accordo, che si tratti in tutti i casi di film lunghi o lunghissimi, che nulla hanno da spartire con il linguaggio e le convenzioni delle serie televisive».

Un vasto programma

La maratona per cinefili e addetti ai lavori, tra film e lunghe serie che sfidano la pazienza degli spettatori, vede in totale in programma 85 nuovi lungometraggi della selezione ufficiale, di cui 21 in concorso, mentre 17 sono i cortometraggi. Sono invece 5 le serie tv presentate in programma. Da sottolineare che molte delle nuove serie d’autore aspirano a una distribuzione in sala, seppur limitata, prima di accedere alla piattaforma che è all’origine della loro genesi produttiva: «La proposta integrale di queste serie, di durate comprese fra le cinque ore e mezza per “Disclaimer” di Cuarón e le otto ore per “Los anos nuevos” di Sorogoyen, costituisce sicuramente una sfida per gli spettatori e una scommessa per il programma della Mostra, già ricco di per sé di molti titoli. – continua Alberto Barbera – Ci è sembrato tuttavia un rischio degno di essere assunto, volendo perseguire l’impegno del Festival di segnalare, se non anticipare, le tendenze più significative che si manifestano all’interno dell’universo cinema». Nei film in proiezione ci saranno anche 18 lungometraggi restaurati nella sezione Venezia Classici. Sono 58 in tutto i Paesi rappresentati in Mostra, di cui circa il 30% sono titoli a regia femminile.

Video immersivi

Particolarmente interessanti risultano poi le 63 opere di Venice Immersive provenienti da 25 Paesi, di cui 26 rientrano nella sezione in concorso. La sezione denominata Venice Immersive, inaugurata nel 2017, rappresenta infatti la prima competizione di opere in Realtà Virtuale realizzata nell’ambito di un festival internazionale. Il programma ufficiale si tiene nella Venice Immersive Island nell’isola del Lazzaretto Vecchio. Questa sezione è dedicata ai media immersivi e include tutti i mezzi di espressione creativa XR – Extended Reality: video 360° e opere XR di qualsiasi durata, incluse installazioni, anche sensoriali, e mondi virtuali. «La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia è stata uno dei primi festival di cinema al mondo a manifestare interesse per la Virtual Reality. – ha infine specificato Barbera – Fin dalle primissime edizioni, la sezione si è affermata sulla scena come un evento unico, la più significativa manifestazione annuale dedicata alle arti e ai media immersivi che punta ad assicurare il meglio di quest’area in via di sviluppo».

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