
Grande festa a Casa di Anna per i dieci anni dalla fondazione della fattoria sociale e i cinquanta di Anna, la padrona di casa. Il duplice anniversario è stata celebrato in compagnia di tanti amici che hanno ricordato assieme il percorso che ha portato alla realizzazione di un sogno: l’inclusione lavorativa di persone fragili del territorio attraverso l’agricoltura.«A dieci anni dalla sua fondazione», osserva la direttrice Alice Pietropolli, «nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia, il motore di questa fattoria sociale è oggi pienamente avviato e proiettato verso la crescita. Siamo l’unica realtà in Veneto ad operare in tutti gli ambiti previsti dall’iscrizione all’elenco delle fattorie sociali: inserimento socio-lavorativo, disabilità, benessere e giustizia». Dalla sua nascita nel 2014, Casa di Anna ha accolto oltre trecento persone in situazione di svantaggio, offrendo loro l’opportunità di lavorare in un ambiente protetto, immerso nella natura.
«L’azienda è composta prevalentemente da lavoratori giovani», spiega Pietropolli, «con il 70% sotto i 40 anni, di cui circa la metà sono donne. Rispetto al 2022, abbiamo registrato un importante incremento del personale: oggi possiamo contare su 18 dipendenti fissi e 15 stagionali. La scelta di operare esclusivamente con contratti regolari rappresenta per noi un impegno significativo e, in un certo senso, una scelta in controtendenza rispetto a molti nostri competitor. Tuttavia, è una decisione etica, pienamente coerente con i valori fondanti della nostra realtà». Il costo del lavoro, aumentato del 15%, incide oggi per il 62% sui costi complessivi dell’azienda. «Nonostante ciò», prosegue Pietropolli, «i nostri lavoratori restano il cuore pulsante della nostra attività. Non è solo un impiego, è una vocazione: un impegno quotidiano che va ben oltre il contratto». Nel 2024 sono state raccolte 30 tonnellate di ortaggi freschi e trasformate ulteriori 3 tonnellate. Il settore ristorazione ha servito oltre 10.000 coperti, contribuendo ad un fatturato complessivo che sfiora i 900.000 euro.
«Questa ricorrenza», riflette Piero Pellegrini, fondatore della fattoria sociale e papà di Anna «ci permette di realizzare quanto abbiamo fatto finora e quanto ancora possiamo fare per tante altre persone fragili del territorio. Vogliamo che questo luogo sia un’oasi per tutti esattamente come lo è stato per la nostra Anna che ha vissuto questi dieci anni immersa nel verde, in un ambiente totalmente accessibile senza barriere architettoniche, ma soprattutto circondata da tante persone che quotidianamente hanno vissuto questo luogo come un angolo di riscatto, rinascita e ristoro». La fattoria sociale è iscritta regolarmente all’albo della regione Veneto dal 2016. «È a tutti gli effetti un’azienda agricola. Chi viene qua, lavora secondo le proprie possibilità e svolge compiti precisi», sottolinea, «la nostra orticultura è esclusivamente biologica e siamo in regime di autosufficienza energetica. Riduciamo al minimo lo spreco alimentare perché produciamo compost e trattiamo tutte le acque reflue con fitodepurazione. Il nostro progetto, sostenibile e sociale, non è sostenuto da alcuna fondazione né da finanziamenti strutturati. Operiamo in completa autonomia economica».
«Ricordo una ragazza che veniva qui sei giorni su sette. Lavorava quattro ore sotto il sole, raccogliendo pomodori», racconta Pellegrini, «alla fine di turno la trovai sorridente, fiera di ciò che aveva fatto. Mi abbracciò. Fu un momento di profonda soddisfazione: ho capito che, per lei, il lavoro non era solo un compito da svolgere, ma un modo per ritrovare sé stessa e sentirsi parte attiva di un progetto». Da fine maggio, la fattoria sociale è approdata anche nel centro storico veneziano con la Foresta dei patriarchi della natura: un progetto di piantumazione di alberi patriarcali estinti o in via d’estinzione nella città lagunare. Nel corso dei mesi, nascerà un itinerario nei diversi giardini cittadini in cui sarà possibile riscoprire la storia locale assieme a quella delle specie estinte o in via d’estinzione, recuperate grazie all’impegno dell’associazione di agronomi Patriarchi della Natura. «Sarà un ponte», conclude Pellegrini, «tra la città lagunare e la nostra realtà di vocazione all’inclusione sociale».
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