
A Venezia è nata la Foresta dei patriarchi della natura. Il progetto, germogliato nella fattoria sociale Casa di Anna a Zelarino, si estenderà fino al centro storico con la piantumazione di cinquanta alberi patriarcali estinti o in via d’estinzione nei più prestigiosi giardini della città. Alla Scuola Grande San Giovanni Evangelista è stato interrato il primo seme di olivo del crisma, una varietà rara caratterizzata da olive bianche. «La creazione di un itinerario verde a Venezia», osserva il fondatore della fattoria sociale Piero Pellegrini, «ci permetterà di costruire un ponte tra la città lagunare e la nostra realtà d’inclusione sociale in terraferma».
«L’iniziativa», spiega Pellegrini, «nasce dal suggerimento della nostra amica architetto Laura Villani. Conosceva personalmente il grande intellettuale Tonino Guerra e il suo Giardino degli alberi perduti». Nell’entroterra riminese, a Pennabilli, lo sceneggiatore decise di trasformare un vecchio terreno abbandonato dai frati missionari in «un museo dei sapori utile a far toccare il passato». In questo angolo verde sopravvivono alberi da frutto scomparsi dai nostri mercati e dalle nostre tavole, tipici delle flora spontanea delle campagne appenniniche. Ci sono le bacche dell’Azzeruolo, la pera Cotogna, la Corniola, il Giuggiolo che regala simili olive dolciastre, l’Uva Spina, la Ciliegia Cuccarina, il Biricoccolo che sa di albicocca e prugna insieme. «Abbiamo seguito le sue orme e contattato l’associazione di agronomi “Alberi Patriarchi”», prosegue, «si occupa di raccogliere il Dna di piante rare o in via d’estinzione per clonarlo in laboratorio e conservarne la memoria genetica».
Nel 2023, a Casa di Anna, nasce il Giardino dei frutti dimenticati. «È un angolo del nostro ortogiardino multisensoriale», prosegue, «in cui abbiamo sviluppato dei progetti di stimolazione sensoriale per anziani malati di Alzheimer, disabili e bambini delle scuole. Il percorso si sviluppa per tappe, ognuna associata ad uno dei cinque sensi». Il giardino ospita sei alberi da frutto estinti: l’Albicocco Tonda di Tossignano, il Biricoccolo, il Melograno Grossa di Faenza, il Pero Angelica, il Melo Rosa di Fondo ed il Fico Secco. «Come tutti gli spazi verdi della fattoria», prosegue, «è un’oasi aperta alla cittadinanza per un ristoro nella natura». D’ora in poi estenderà le sue radici fino alla città lagunare. «Nei prossimi mesi proseguiremo con la piantumazione di altri cinquanta alberi patriarcali», evidenzia, «abbiamo pensato di tracciare un itinerario da Piazzale Roma fino alla Mostra del Cinema del Lido». Oltre alla conservazione della memoria botanica, l’itinerario offrirà l’occasione di riscoprire giardini più o meno noti della città. «Ogni pianta», sottolinea, «avrà un legame con una storia, un personaggio, un palazzo o un ordine religioso».
Qualche settimana fa, è stato interrato il primo seme nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. «L’olivo del crisma che abbiamo piantato riconduce alla Croce di Cristo di cui la Scuola custodisce due frammenti sin dal 1369. Dalle sue olive tipicamente candide si ricavava infatti l’olio dedicato all’unzione degli infermi e dei funzionari imperiali bizantini e i prelati destinati alle alte cariche, sia civili che religiose», spiega il guardian grando Franco Bosello, «con una punta di orgoglio la Scuola si presta a salvare dall’oblio un patriarca arboreo, nella consapevolezza di contribuire non solo alla tutela del patrimonio ambientale e culturale del nostro paese, ma di integrarlo nell’articolato itinerario della propria memoria». Non è che un inizio. «Ogni tappa avrà un significato simbolico», spiega Pellegrini, «alla Mostra del Cinema pianteremo una particolare varietà di fico, tipica delle terre romagnole. Federico Fellini e Tonino Guerra amavano sedersi alla sua ombra. Sarà un’omaggio al cinema e al loro sodalizio artistico».
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