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Fabbricerie, una bottega per far crescere le maestranze?

La mancanza di giovani professionisti e l’incognita del Codice del Terzo Settore. Sono i temi emersi durante il convegno di sabato 5 che ha visto riunite a Palazzo Ducale le Fabbricerie d’Italia

Mancanza di maestranze che possano “curare” gli edifici di culto e l’incognita del Codice del Terzo Settore. Di questo si è parlato nel convegno “Il valore della bellezza. Dialoghi delle Fabbricerie con il Paese”, sabato 5 ottobre Palazzo Ducale a Venezia, nell’incontro promosso dall’Associazione delle Fabbricerie Italiane(AFI), organizzato dalla Procuratoria di San Marco a cui, oltre ai vari ospiti e autorità, è intervenuto anche il Patriarca Francesco Moraglia. L’AFI è nata nel 2005 a Pisa, con l’intento di riunire le più importanti Fabbricerie che dal medioevo con lungimiranza si impegnano nella conservazione delle cattedrali, dei monumenti e dei musei annessi. Si tratta attualmente di 16 vere e proprie fabbriche, cantieri edili sempre all’azione nei principali luoghi di culto d’Italia, di cui fa parte anche la Procuratoria di San Marco, di cui è Primo Procuratore Vicario Amerigo Restucci. «La carenza di professionalità ci impone di cercare giovani talenti tra gli studenti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e l’Istituto Superiore di Restauro di Roma» ha esordito Andrea Maestrelli, presidente AFI. Ma questa non è l’unica strategia: «Stiamo valutando di creare all’interno delle Fabbricerie dei corsi che diano la possibilità ai giovani restauratori di perfezionare le loro capacità direttamente sul complesso monumentale e museale nel quale poi andrebbero a lavorare». E racconta dell’Opera della Primaziale Pisana, di cui è presidente, che da tempo fa azioni di reclutamento e oggi ha all’attivo 40 restauratori, in campo lapideo e pittorico: «Se avessimo però altri professionisti potremmo ampliare i cantieri».

Botteghe per tramandare i saperi come una volta

Da qui l’idea ancora in embrione di creare un avviamento proattivo al lavoro: «Vorremo creare all’interno della Fabbriceria una bottega, come quelle di una volta, dove i giovani possano arricchire le loro competenze trovando professionisti del restauro che tramandino gli antichi saperi. Sarebbe di grande stimolo» afferma Maestrelli, spiegando che la carenza di maestranze è probabilmente dovuta ad un problema generazionale. Dopo il boom economico il lavoro manuale ha iniziato infatti ad essere considerato minore: «Bisogna comunicare alla collettività che questo lavoro riserva bellissime soddisfazioni e che ha un alto valore sociale» dice, spigando inoltre che in questi ultimi anni con AFI è stato realizzato un contratto nazionale di lavoro unico per tutti i dipendenti delle Fabbricerie associate.

Per le Fabbricerie più importanti, quindi, non mancano i fondi ma le professionalità, anche se tra queste l’Opera Primaziale di Pisa e la Procuratoria di San Marco rispetto ad altre realtà riescono a gestire meglio la forza lavoro specializzata. Fabbricerie inoltre come anche la Veneranda Fabbrica di Milano, l’Opera di Santa Croce e l’Opera Santa Maria del Fiore di Firenze, hanno la possibilità di intercettare flussi turistici significativi e dirottare le entrate della biglietteria direttamente nel settore del restauro e della conservazione. Diverso è invece per le Fabbricerie più piccole che hanno difficoltà a far quadrare i bilanci: «Per realtà come Pienza, Montalcino, Todi o Monreale, che non possono autofinanziarsi, servirebbe un art bonus specifico, inoltre dovrebbero attuare come noi a Pisa una conservazione programmata basata sull’analisi del rischio, valutando così gli interventi più urgenti e le strategie».

L’incognita del Codice del Terzo Settore

Poi parla del Codice del Terzo Settore: «Finora le Fabbricerie essendo onlus hanno goduto di una detassazione completa, potendo utilizzare finanziamenti integralmente nelle attività di restauro. Ora per continuare a godere di un’agevolazione fiscale saremmo costretti ad entrare nel Codice del Terzo Settore. Se ne restassimo fuori entreremmo nel regime del Testo Unico delle Imposte sui Redditi e tutte le nostre entrate verrebbero tassate. – e continua – La norma che entrerà in vigore è però estremamente lacunosa per il mondo delle Fabbricerie. Dal punto di vista normativo chiediamo ci sia un’interpretazione autentica della norma o che venga riscritta con una funzione specifica per le Fabbricerie, affinché il frutto della bigliettazione possa continuare ad essere detassato e speso nelle attività di restauro».

Il Patriarca: «Le Fabbricerie ricostruiscono il senso di civitas»

Durante il convegno il Patriarca Francesco ha invece ricordato la necessità di costruire la barriera di vetro attorno alla “Basilica d’oro”, per preservarla dall’acqua alta, intanto che si stanno attuando le opere per la salvaguardia nell’insula marciana: «L’auspicio è che vi siano puntuali e adeguati processi e virtuosi automatismi di gestione, sia sul piano istituzionale-tecnico che economico-finanziario, in grado di permettere alle differenti opere di essere funzionanti a pieno regime». E, infine, parla del compito delle Fabbricerie: «Non è limitato all’urgente cura o al restauro di opere, ma sono indispensabili per rafforzare e ricostruire il senso di una civitas autentica».

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