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Festival dei Matti: un dialogo sui vari campi del conflitto

Riparte giovedì 22 il Festival indipendente curato da Anna Poma che parla di follia, malattia e persone che stanno ai margini. Tra i vari temi: il maltrattamento degli anziani, il conflitto in Palestina e la riscoperta del lavoro sui malati mentali di Franca Ongaro Basaglia

Da dove nascono i conflitti? È a questa, e a tante altre domande, che il Festival dei Matti, giunto alla sua XV edizione, cerca di dare risposta, o quantomeno di aprire uno spazio di dialogo non solo per addetti ai lavori ma per tutta la cittadinanza. “Conflitti distratti. Là dove non stiamo”: questo il titolo dato quest’anno al Festival, che si terrà a  Venezia dal 22 al 25 maggio, iniziativa culturale indipendente ideata e curata dalla psicoterapeuta veneziana d’adozione Anna Poma, che dal 2009 mira a riportare nel dibattito pubblico il tema del rapporto tra normalità e follia, tra salute e sofferenza mentale, attraverso i linguaggi di arte, poesia, scienze umane e passando per le testimonianze dirette, per riaprire spazi di riflessione su temi che toccano la vita di ciascuno. Il Festival, che vede tutti gli eventi ad ingresso libero fino ad esaurimento posti, inizierà giovedì 22 alle ore 17 all’Auditorium del Museo M9 di Mestre con l’incontro “Vecchi da legare. I conflitti resi muti e immobili nelle residenze per anziani”. Al centro della tematica la vecchiaia esiliata nelle così chiamate “case” di riposo, dove le persone si sentono però “ospiti”. Nell’incontro si parlerà di lacci, spondine, psicofarmaci, dispositivi per legare e ammutolire il declino della vita. Con Claudia Antonangeli ci saranno Stefano Cecconi, segretario nazionale dello Spi CGIL, e Sara Gioia e Stefania Maffeiz dell’RSA Accorsi di Legnano che porteranno le loro testimonianze. Insieme a loro anche Antonio Esposito, autore di “Come Cristo in croce” (Sensibili alle foglie, 2024), che parla di pratiche con cui si continuano a legare vecchi, malati mentali e disabili, pratiche ancora tollerabili per tenere testa a presenze che mettono in crisi. «Parleremo di come oggi ci si confronta con il male di vivere e con le esistenze segnate e impegnative per questo mondo così efficiente, dove le persone con problemi mentali sono sottoposte a pratiche drammatiche» spiega Anna Poma. Ascanio Celestini, autore di “Poveri Cristi”, sarà l’ospite successivo, alle ore 21, sempre nell’Auditorium di M9: «Leggeremo brani del libro che racconta di senzatetto e ubriaconi e più in generale di persone povere e ai margini».

 

Il conflitto palestinese al centro

L’Accademia di Belle Arti venerdì 23 ospiterà la seconda giornata del Festival. Alle 20.30 si terrà l’atteso appuntamento con “Ancora uomini e topi, conflitti senza scampo”, un dialogo con Roberta De Monticelli, filosofa e autrice di “Umanità violata. La Palestina e l’inferno della ragione”, e Marco Tarquinio, già Direttore di Avvenire ed Europarlamentare. «L’incontro sarà dedicato allo scenario palestinese. Lì la guerra sta azzerando ogni diritto, è il luogo in cui si è normalizzata una situazione abnorme». A questo seguirà alle ore 22 la proiezione del documentario premio Oscar “No Other Land”. Il Festival negli ultimi due giorni si sposta poi al Teatrino di Palazzo Grassi. Sabato 24 si terrà l’incontro “Controffensive. Il conflitto sociale come strumento di democrazia”, che vedrà il confronto tra Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista, e i rappresentanti della Clinica Popolare Azadî di Padova, del Gruppo Nonostante il Caos di Alessandria e delle associazioni Zenobia e Festival dei Matti di Venezia. «Durane l’incontro spiegheremo come attraversare il conflitto sia uno strumento per valorizzare e accettare l’altro».

Nuova luce su Franca Ongaro Basaglia

Nel pomeriggio di sabato alle 15.30, sempre al Teatrino di Palazzo Grassi, il pensiero e il lavoro di Franca Ongaro Basaglia risuonerà nell’incontro “Elogio del conflitto” a cui parteciperà Ernesto Venturini curatore  del libro in uscita “Franca Ongaro Basaglia” ( Meltemi 2025) e tanti altri ospiti. «L’incontro si focalizzerà sugli scritti ora introvabili e alcuni inediti di Franca Ongaro Basaglia.  Moglie di Franco Basaglia, e per questo messa in ombra, fu protagonista della battaglia per la restituzione dei diritti civili ai matti. Attivista, si impegnò per lo smantellamento dei manicomi, attuando una riflessione teorica, lavorando sui conflitti tra uomo donna, normalità e follia, salute e malattia, producendo diversi scritti. Dopo la morte di Franco Basaglia nel 1980, Franca ha continuato a fare politica su questi temi e vogliamo dare luce alla sua figura».  Il Festival continua alle 18 con la proiezione “Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza”, film documentario che ripercorre la storia dell’Accademia della Follia, compagnia teatrale triestina nata sulle ceneri di un ospedale psichiatrico coinvolgendo persone che hanno avuto vicissitudini di sofferenza, dove il teatro è concepito come antidoto al disagio. Saranno presenti in sala la regista Erika Rossi e Cinzia Quintiliani, co-fondatrice dell’Accademia della Follia.

Spazio anche alle storie dei migranti

Il Festival si concluderà domenica alle 17.30 con l’incontro “Disconosciuti. Conflitti a distanza d’offesa”, dove Isabella Gatti, Gianfranco Rizzetto e Valentina Ruzzi dialogheranno con Francesco Della Puppa, autore della graphic novel omonima, l’avvocato Chiara Roverso e il mediatore culturale Yared Afewoski,. Al centro del dibattito, le storie dei migranti che senza documenti vivono sospesi nei buchi del diritto. Il gran finale vedrà la poi performance musicale del cantautore veneziano Scaramuzza. Evento collaterale del Festival è la mostra “Aboutness” di Piera Benetti allestita nelle vetrine della Domus Civica, visitabile fino al 30 giugno e incentrata sul rapporto tra visione, memoria e natura. Le opere, realizzate con materiali poveri, si affacciano sulla strada e dialogano direttamente con lo spazio urbano, rivendicando la dignità di ogni traccia visibile, anche di ciò che solitamente viene scartato o nascosto. «Il Festival nasce con l’idea di ridare cittadinanza ad un dibattito sparito sulle questioni di cui di solito ormai parlano solo gli addetti ai lavori. Dentro la questione del rapporto tra follia e normalità, salute e sofferenza mentale pensiamo ci siano fattori cruciali che riguardano vita di ciascuno di noi e di cui tutti possono sentirsi partecipi. – conclude Poma – Con il nostro Festival attraverso varie discipline, incrociando chi ha vissuto esperienze in prima persona o attraverso i propri cari, vogliamo informare su questi temi».

Francesca Catalano

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