Gabriele, 21 anni, spicca nel panorama del prototipo di volontario del CSV Venezia, l’ente che raggruppa e supporta le associazioni del veneziano, che in media è una donna over 60. «La mia scelta è un po’ inusuale per un ragazzo della mia età ma è grazie agli scout che ho imparato a conoscere il valore del volontariato» – confessa – «Ho deciso di aiutare G.A.I.A. (Gruppo di Assistenza Invalidi e Anziani di Spinea) che svolge attività di trasporto sociale e di compagnia agli anziani»
Una scelta nata non per caso: «Ho passato l’estate a lavorare presso un distributore di carburanti a Spinea» – racconta il giovane «Qui ho incontrato diversi anziani soli che venivano e si intrattenevano con noi addetti, si capiva che a loro faceva piacere anche solo parlare un po’ e contestualmente fra i nostri clienti c’era la flotta dei mezzi dell’associazione G.A.I.A., mi ha incuriosito la loro attività e così ho pensato di unire il volontariato con la mia capacità di dialogare con le persone».
«Sono stato scout fino a inizio agosto, avendo finito il servizio per limiti di età, o ci si orienta a diventare capo squadra oppure si intraprendono attività extra associative» – spiega il ragazzo – «Siccome il volontariato è parte integrante dello scoutismo, ho pensato di optare per questa strada con il supporto dei miei capi. Al lavoro mi trovavo bene a dialogare con le persone di una certa età, era bello sentire che non venivano solo per la benzina, ma per chi trovavano lì, mi ha arricchito sentire di poter essere una compagnia per loro, così la scelta dell’associazione G.A.I.A., che mi ha aperto le porte, è stata quasi naturale».
«Il legame che si riesce a creare con le persone è incredibile» – aggiunge – «Quando al distributore alcuni clienti hanno scoperto che studio psicologia all’università hanno iniziato a raccontarmi la storia della loro vita. Nonostante la distanza professionale si crea comunque un rapporto, si percepisce quanto diventi importante anche solo ascoltare e si diventa un riferimento per queste persone, si sente di essere utili. Approccio questo nuovo impegno nel volontariato con lo stesso spirito, perché un volontario riceve in cambio del suo aiuto sempre una carica emotiva, che poi porta con sé».
La difficoltà nel reperire nuovi volontari è endemica, soprattutto quando si tratta di sostituire collaboratori storici. Per questo il CSV Venezia sta pensando a delle nuove proposte per attirare forze fresche per mantenere i suoi servizi, spesso fondamentali, per il territorio. Fra queste figura il “Catalogo del volontariato”, con tutti i servizi che gli interessati possono svolgere, oltre a un’intensa attività sui social per coinvolgere i più giovani.
«Nonostante l’impegno costante, che si non si è arreso nemmeno al caldo record di agosto» – spiega il Direttore Generale di CSV Venezia, Ketty Poles – «Dall’ultima ricerca svolta il 65,8% delle associazioni della città metropolitana soffre di mancanza di nuovi volontari e il 50% ha meno di 20 collaboratori». La situazione è particolarmente critica per gli anziani e i più piccoli: quindi porte aperte per attività di assistenza ai malati, di compagnia, per collaboratori nell’organizzazione di sagre, feste, laboratori, per animatori, “nonni vigili” e autisti, ricercatissimi se in possesso di patente B.
G.A.I.A. si occupa proprio di trasporto per persone con disabilità, oltre che dare assistenza nelle case di riposo: «Abbiamo due mezzi attrezzati per l’accompagnamento, solitamente i nostri autisti sono pensionati, per ragioni di tempo libero, ma l’arrivo di Gabriele è stata una bella sorpresa, ma abbiamo ancora molto posto libero per chi come lui vuole dare una mano, anche una disponibilità di un paio d’ore o meno, per uno o due pomeriggi sarebbe di grande aiuto», dichiara il Presidente Maurizio Pennacchio.
«La percezione comune è che per le persone della mia generazione il volontariato sia da sfigati, anche se per chi ha fatto un percorso scout è già diverso, in realtà c’è chi delle mia età che fa servizi ma non è visto come un “figata”, sembra mancare il brivido o l’emozione che cercano i ragazzi» – aggiunge Gabriele – «In realtà quando ti trovi davanti a persone che non conosci e scopri di essere fondamentale per loro è lì che si può trovare l’adrenalina, quando si diventa consapevoli della propria importanza in quel momento».
Forse i giovani vanno sensibilizzati in modo alternativo? «Sicuramente in modo molto più social e digitale, non siamo solo apatici, semplicemente i ragazzi rispondono bene a un certo tipo di contenuti, altamente emozionali e soprattutto quando i giovani parlano ai giovani con un linguaggio che capiscono. L’obiettivo dovrebbe essere mostrare le parti emotive del servizio: i discorsi, i sorrisi, il rapporto che si crea con questi “nonni”, la relazione è un messaggio molto più forte di qualsiasi parola. Bisognerebbe superare la paura di comunicare che ogni tanto c’è nel volontariato, ma in questo ci potrebbero aiutare dei giovani esperti di comunicazione come volontari!», conclude Gabriele.
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