«Giulia è l’ispiratrice di tutto questo progetto. È lei che mi ha portato a tirare fuori tutte le energie affinché non ci siano altre che come lei possano avere la stessa sorte». È con queste parole che Gino Cecchettin, padre di Giulia, assassinata l’11 novembre dello scorso anno dall’ex fidanzato Filippo Turetta, giovedì 21 ha presentato all’Auditorium del Museo M9 a Mestre il libro “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia” edito da Rizzoli e la Fondazione a lei dedicata nell’incontro aperto al pubblico, in compagnia di Tiziano Graziottin, direttore della Scuola di giornalismo Dino Buzzati. L’evento aperto al pubblico, organizzato dalla Fondazione Mestre Domani, di cui è presidente Ugo Ticozzi, e dal Rotary Club di Venezia Mestre, di cui è presidente Matteo Zipponi, è stato seguito poi dalla conviviale dell’intecub promosso dal Rotary all’Hotel Bologna, in cui Cecchettin ha raccontato in un momento più intimo della decisone di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo. «Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico». Queste le parole di Cecchettin nel libro che ha scritto insieme a Marco Franzoso per raccogliere i fondi necessari per aprire la Fondazione in memoria della figlia. «Quando ho iniziato a maturare l’idea di fare la Fondazione fin da subito avevo chiara la strada e i passi da fare. – spiega Cecchettin – Il libro l’ho fatto per rendere omaggio a Giulia, avevo ancora tante cose da dirle e nel mio intimo ho iniziato a buttare giù qualche pensiero intriso di lacrime. Quando mi è stato consigliato di fare una fondazione, e mi hanno detto che servivano dei fondi per costituirla, ho pensato che il libro mi avrebbe dato le forze per far partire il progetto. – e continua – Il fatto di portare in giro per l’Italia il libro mi ha permesso di parlare di femminicidi e violenza di genere, cose di cui forse oggi, in particolare in Veneto, abbiamo più coscienza» dice, commentando il coraggio della consigliera regionale leghista Silvia Cestaro, che nei giorni scorsi ha rivelato di aver subito violenza. «Penso che questo sia accaduto perché abbiamo continuato a parlare della violenza, che ancora oggi, soprattutto per chi l’ha vissuta, è un tabù. La confessione di Cestaro è un segnale che ci dice che siamo sulla buona strada. Con la nostra fondazione vogliamo proprio incentivare le vittime di violenza ad avere la forza di denunciare».
Da pochi giorni infatti è stata inaugurata la Fondazione Giulia Cecchettin, fondata da Gino Cecchettin insieme ai figli Elena e Davide, per trasformare il dolore in un’opportunità per la società. «Siamo all’inizio, c’è tanto da fare e ora dobbiamo iniziare le attività» spiega il papà di Giulia, dicendo che ad oggi la Fondazione è formata da 13 persone, tra soci e consiglieri. Con un forte impegno verso l’inclusione e la lotta contro la violenza di genere, la Fondazione ha come obiettivo quello di promuovere campagne di sensibilizzazione e prevenzione con progetti innovativi, come portare un’ora di affettività nelle scuole. «Questo è l’obiettivo più grande che ci siamo prefissati, abbiamo incontri con scuole superiori già in calendario. Dobbiamo far capire al potenziale carnefice o stalker che la vita non finisce quando una porta viene preclusa. Il problema è come reagiamo a quei no, ai rifiuti in amore». La Fondazione inoltre si occuperà di supportare a lungo termine le donne vittime di violenza, in sinergia diretta con i centri antiviolenza. L’obiettivo è inoltre quello di organizzare progetti di formazione e beneficenza, lavorando in rete e creando collaborazioni tra enti, organizzazioni, istituzioni e aziende per un futuro di parità tra generi. L’idea è anche di supportare all’empowerment delle donne, svolgendo inoltre attività di ricerca sulle cause della violenza di genere e promuovendo cambiamenti legislativi.
Quest’anno, solo in Italia, su 96 donne uccise 51 sono state assassinate per mano del compagno o dell’ex partner. «La storia ha fatto vedere quanto la nostra società sia accora intrisa di maschilismo. Ancora oggi le donne servono a tavola e l’uomo sta seduto, questi sono atteggiamenti che devono cambiare» commenta Cecchettin, ricordando il sostegno dato alla figlia Elena quando fece il post contro il patriarcato. «Sono stato molto criticato per questo ma ho attraversato un dolore così sconfinato per la morte di mia figlia che gli attacchi degli altri mi scivolano addosso» dice, riferendosi anche alle recenti parole del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il quale ha sostenuto che il patriarcato non esiste e che l’incremento di violenza sulle donne sia riconducibile in parte agli stranieri irregolari: «Ora è disposto ad incontrarmi per parlarne insieme. Non so ancora cosa gli dirò. Probabilmente il ministro ha dati che noi non abbiamo. Quando ci sono opinioni diverse l’ascolto è fondamentale. Spero sia un confronto costruttivo, desidero fare un percorso con il Ministero. – e continua – C’è un mondo sommerso, i centri antiviolenza ci dicono che vediamo solo la punta dell’iceberg. Anche perché spesso chi segnala deve passare diverso tempo nella stessa casa con la persona violenta, che dopo la denuncia è ancora più arrabbiata».
Il libro è nato “per mettere a tacere la rabbia e dare un senso al dolore”, come scrive Cecchettin. «Ho avuto tanta razionalità per capire che un’ondata di rabbia mi avrebbe travolto. Anziché scegliere di distruggermi dall’ira e dalla vendetta, tutti sentimenti che penso sia umano provare, ho scelto la via dell’amore. Mentre soffrivo, sentivo le persone intorno a me bruciare dalla rabbia, ma continuavo a non provare ira e vendetta per Filippo, anzi mi preoccupava l’onda di negatività che le persone portavano a casa con loro. – e continua – Ancora oggi non giudico il gesto di Filippo. Lui non ha rovinato solo la vita di Giulia e la sua, ma quella di tante persone, in primis quella dei suoi genitori. Io so che tornerò ad essere felice, pur portando il dolore dentro, invece quando penso ai genitori di Filippo mi chiedo se potranno mai tornare ad essere felici e questo mi dispiace – e dice – All’inizio volevo istituire la Fondazione semplicemente per ricordare Giulia, poi sono diventato la voce di tante donne. Ora spero di coinvolgere molti altri uomini. Con la Fondazione parliamo di vite che vengono a mancare o che vivono nel dolore e non è gusto, la vita è un dono e va vissuta pienamente» conclude Cecchettin. «Straordinario esempio di amore, Gino Cecchettin ha trasformato il dolore in un progetto concreto. – ha sottolineato durante la serata il presidente del Rotary Matteo Zipponi – Dal Rotary offriamo il nostro impegno nel sostenere le iniziative della Fondazione».
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