I contratti non crescono per gli under 30, questa la fotografia in rapporto al 2018 per il 2023, che ha visto un magro +0,5% di aumento rispetto all’incremento del 56% confrontato con i 5 anni precedenti al 2018. «Abbiamo usato uno sguardo di medio/lungo periodo per inquadrare il fenomeno – spiega Gianfranco Refosco, segretario generale di CISL Veneto – evidenziando una situazione ormai sistemica che va affrontata in vista del calo demografico in corso e dalla mancanza di attrattività del territorio che non riesce a mantenere qui i giovani».
Se la questione non verrà affrontata il rischio è evidente: «Se non riusciamo ad occupare i nostri ragazzi questi se ne vanno – continua il segretario – nel futuro saranno sempre meno quindi non ci possiamo permettere di perderli se vogliamo mantenere un tessuto produttivo efficiente. E’ necessario quindi rilanciare delle politiche regionali di lungo respiro per sostenere l’occupazione facilitando l’ingresso nel mondo del lavoro attraverso l’apprendistato e la stabilizzazione dei contratti. Il 2024 sarà fondamentale per cercare di invertire questa tendenza, altrimenti ci aspettano scenari complessi».
L’indagine svolta da Fondazione Corazzin a partire dai dati di Veneto Lavoro comparando i primi tre trimestri di 2018 e 2023, mette in evidenza squilibri fra le province venete sul tema del lavoro giovanile, per peculiarità territoriali. «Questo si traduce – spiega Refosco – nel fatto che gli indirizzi comuni delle politiche regionali devono prevedere interventi dedicati a livello locale per rispondere a esigenze specifiche, decentralizzando alcune funzioni».
Per il 2024 il sindacato individua proprio i giovani come prioritari: «Ci auguriamo che il progetto dell’istituzione degli Ambiti territoriali sociali vada a regime – aggiunge il sindacalista CISL – a nostro avviso, portare la programmazione degli interventi dei servizi sociali a livello locale , assumendo il controllo anche per la gestione del mercato del lavoro sui territori, può essere un’operazione decisiva. La sfida è lavorare in sintonia fra imprese, sindacati e centri di formazione del territorio, facendo sistema sarà possibile affrontare al meglio queste questioni critiche per il futuro, con una svolta possibile».
Il tema principale legato alla precarietà giovanile è quello della natura dei contratti, infatti il numero di quelli stabili resta basso, fra tempo indeterminato e apprendistato questi sono la minoranza, mentre il grosso (59,4%) sono a tempo determinato. Nel 2023 i contratti stipulati agli under 30 sono stati 257.515, il 38,1% del totale delle nuove assunzioni e anche se nell’arco degli ultimi dieci anni (2013-2023) il trend è stato in crescita, l’ultimo anno evidenzia la fine della forte ripresa occupazionale post-pandemica.
Il 17,2% è poi composto da contratti di somministrazione, con l’intermediazione di un’agenzia per il lavoro, mentre solo il 13,7% è formata da apprendistato, che può essere stipulato per giovani fino ai 29 anni compiuti. Paradossalmente la forma contrattuale meno diffusa è proprio quello a tempo indeterminato utilizzato solo nel 9,7%, quindi circa un contratto su 10 è stabile a tutti gli effetti. «L’apprendistato fatica ad affermarsi da noi – sottolinea Refosco – anche se dovrebbe essere il canale prevalente di ingresso, è necessario affrontare questa questione».
Il trend demografico della popolazione di under 30 in Veneto negli ultimi 30 anni ha segnato un drastico calo con una diminuzione fino al 20,6% confrontando il 1992 (dove erano 1,7 milioni) e il 2022, in regione si sono persi circa 400.000 giovani. Il trend al 2042 non è confortante, infatti è previsto un ulteriore calo del 12,6% con un numero complessivo di 1,16 milioni. In rapporto al resto della popolazione si è quindi passati da un 38,1% (1992) a un 27,3% nel 2022, che scenderà ulteriormente a 24,3% nel 2042.
A livello di nuove assunzioni resta una differenza territoriale fra le province di Venezia (72.070), Verona (58.925) e Treviso (35.965), seguite da Padova (35.380), Vicenza (35.160), Belluno (10. 145) e Rovigo (9.865). Le tipologie di contratto però sono molto variabili rispetto alla media regionale, con Venezia che segna il minor numero di contratti a tempo indeterminato (5,6%) dove i settori con più assunzioni di lavoratori under 30 sono ricettività e ristorazione (26.375). Gli stage extracurriculari attivati in tutta la regione sono stati 15.980 nei primi 3 trimestri 2023, il 6,2% dei contratti con una tendenza di graduale calo dal 2016 ad oggi. Insomma oltre a diminuire la quantità di giovani, anche gli inserimenti sembrano essere sempre più difficoltosi e rari.
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